Dialogo ecumenico e interreligioso tra i punti affrontati dalla Conferenza dei vescovi
del Nord Africa a Rabat
Servire le comunità cattoliche secondo la libertà di culto legiferata dagli Stati,
lavorare in collaborazione ecumenica con le altre Chiese cristiane riconosciute, coltivare
l’amicizia con i musulmani: sono i propositi della Conferenza dei vescovi della regione
nord dell’Africa, la Cerna, che si è riunita a Rabat, in Marocco, dal 19 al 23 aprile.
Diversi i temi affrontati dai presuli che, con lo sguardo al Sinodo per il Medio Oriente,
hanno auspicato possa essere anche un appello “perché i poteri pubblici vegliano sull’applicazione
dei diritti di tutti i cittadini”. Sul tavolo delle discussioni anche la collaborazione
con associazioni civili, il contributo delle Chiese al progresso della pace, della
giustizia e della riconciliazione e l’argomento degli abusi sessuali, sul quale i
vescovi hanno richiamato i principi posti dalla Santa Sede nei casi di abusi accertati
sottolineando il coraggio del Papa nell’affrontare “queste dolorose situazioni”. Ma
ascoltiamo un resoconto delle giornate di lavoro dei vescovi del nord Africa da mons.Maroun Lahham, vicepresidente della Cerna e vescovo di Tunisi, al microfono
di Tiziana Campisi:
R. – Abbiamo
parlato specialmente del Sinodo dell’Africa e abbiamo preparato il Sinodo per il Medio
Oriente, dove quattro di noi saranno presenti. Abbiamo parlato dell’immigrazione dei
giovani, delle biblioteche, dell’Anno sacerdotale e così via.
D.
– Quali problemi, in particolare, sono emersi, a proposito dell’immigrazione?
R.
– Questo è un problema che ci supera, perché dipende dalle potenze europee, da una
parte, e dalla miseria che c’è nell’Africa nera, dall’altra. Il nostro contributo
va in due direzioni. La prima, poter dare l’aiuto immediato, necessario a queste persone
che transitano dai nostri Paesi. E l’altra, richiamare sempre, secondo i dettami della
Chiesa, ai diritti umani fondamentali di queste persone, che hanno il diritto di essere
trattate come esseri umani. Sappiamo, però, che alla fine la soluzione del problema
non è nelle nostre mani.
D. – Libertà religiosa e
convivenza fra cristiani e musulmani. Qual è la realtà attuale nel Nord Africa?
R.
– La realtà attuale nel Nord Africa è un po’ come la realtà in tutti i Paesi arabi:
una libertà di culto è sempre garantita, solo che quando si sente il pericolo di proselitismo,
c’è una sensibilità tale che bisogna essere molto prudenti. Noi viviamo in Paesi che
ci accolgono, che ci danno lo spazio necessario per il nostro culto cristiano, dobbiamo
però stare sempre attenti e prudenti nel non dare l’impressione che, tramite la nostra
presenza o anche tramite le nostre azioni caritative, vogliamo fare dell’evangelizzazione
diretta. Noi dobbiamo stare sempre attenti a quello che facciamo, a quello che diciamo
ed anche ai servizi sociali che rendiamo alla popolazione musulmana di questi Paesi
del Maghreb.
D. – Che cosa presenterete al Sinodo
per il Medio Oriente?
R. – Al Sinodo per il Medio
Oriente presenteremo due cose. Prima di tutto un tipo di dialogo specifico con l’islam,
essendo, a differenza delle Chiese del Medio Oriente, delle Chiese che vivono in Paesi
interamente musulmani, dove i cristiani sono degli stranieri e le Chiese sono arabe,
anche se in minoranza. Il dialogo con l’islam, dunque, nei Paesi del Maghreb, riveste
una caratteristica specifica ed è il nostro primo sforzo. Il secondo è che vorremmo
dire ai nostri fratelli vescovi del Medio Oriente che per la sopravvivenza delle nostre
Chiese avremmo bisogno di una più stretta collaborazione tra il personale religioso
– suore e preti – perché viviamo della carità delle Chiese sorelle in termini di sacerdoti
e di suore.