Terra Santa: settima edizione della maratona per la pace intitolata a Giovanni Paolo
II
I 10 km tra Betlemme e Gerusalemme si snodano, in questi giorni, anche attraverso
un percorso che vuole avvicinare, attraverso lo sport, i popoli del Medio Oriente
alla pace. E’ con questo spirito che pellegrini, campioni e gente comune prendono
parte alla VII edizione della manifestazione “JPII Games 2010”, intitolata a Giovanni
Paolo II e in programma fino al prossimo 28 aprile in Terra Santa. I veri protagonisti
di questo evento, promosso dall’Opera Romana Pellegrinaggi e dal Centro Sportivo Italiano,
sono i popoli dei Luoghi Santi dove il binomio pellegrinaggio-sport può essere una
preziosa leva per promuovere il dialogo. E’ quanto sottolinea, al microfono di Lorenza
Frigerio il vice presidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi, mons. Liberio
Andreatta:
R.
– Io penso che sia molto difficile dialogare oggi, soprattutto in quella terra martoriata
dove ogni famiglia, ogni persona è stata ferita da drammi, sofferenze, morti e stragi.
Abbiamo cercato, quindi, di trovare un elemento che potesse essere da un lato educativo
e dall’altro che potesse anche riuscire a risolvere il problema. Abbiamo pensato di
investire nelle giovani generazioni. Il pellegrino è messaggero di pace perché non
è uno di parte, non si schiera politicamente, economicamente. E’ uno di loro e si
reca in Terra Santa per pregare. Lo sport, poi, è l’elemento amato dai giovani. Quindi
speriamo che attraverso il pellegrinaggio e lo sport si possa riuscire a far parlare
tra loro i giovani - israeliani e palestinesi - per poter costruire tra loro un’amicizia,
un rapporto di fiducia e una speranza nel futuro per una pace duratura.
D.
– Lo slogan della manifestazione è “Corre la pace in Terra Santa”. Uno degli eventi
più significativi è proprio la maratona che si corre tra Gerusalemme e Betlemme. Lei
ha ricordi particolari delle precedenti edizioni?
R.
– Il ricordo più bello è che i giovani, sia palestinesi sia israeliani sia gli italiani
che erano venuti, pensavano di partecipare ad una maratona “competitiva”. Quindi si
sono allenati e all’inizio il palestinese voleva arrivare prima dell’israeliano, l’israeliano
voleva superare l’italiano o il palestinese. Ad un certo punto, però, si sono resi
conto che non era una maratona competitiva. Non era importante arrivare prima ma era
molto importante arrivare “insieme”, perché per la pace si corre insieme. Quindi,
non vince né Israele, né la Palestina, né gli italiani. Non vincono i singoli, ma
vince la pace.
L’edizione di quest’anno, oltre alla maratona, propone
anche altre competizioni sportive, come ricorda Massimo Achini, presidente
del Centro Sportivo Italiano, intervistato da Lorenza Frigerio:
R.
– Siamo alla settima edizione che mette insieme tradizione e novità che fa venire
una gran voglia di sognare. Le sei precedenti edizioni sono state caratterizzate da
una maratona-pellegrinaggio:10 km indimenticabili, con partenza da Betlemme e arrivo
a Gerusalemme. L’esperienza unica ed incredibile è di veder correre insieme israeliani
e palestinesi. Da quest’anno non ci sarà solo la maratona, ma anche una partita di
pallavolo, nell’area del check-point a ridosso del Muro. Si tratta di un triangolare
con una squadra della Federazione Pallavolo italiana, una squadra della Federazione
israeliana e una palestinese. E’ in programma poi un’esibizione di nuoto sincronizzato
con rappresentative italiane, israeliane e palestinesi. E’ stato anche predisposto
un primo circuito ciclistico intorno all’area del Mar Morto, con un percorso di circa
50 km. L’idea di fondo è quella di allargare sempre di più, negli anni, questa incredibile
esperienza a tutte le discipline sportive per testimoniare le potenzialità dello sport
come strumento di educazione alla pace.
D. – Questi
giochi sono intitolati a Giovanni Paolo II. Perchè?
R.
– Era una scelta naturale ed inevitabile. Possiamo ricordare, ad esempio, il Grande
Giubileo degli sportivi e le parole rivolte da Giovanni Paolo II a tutti gli sportivi.
Ma poi, al di là del Giubileo, questo evento è stato dedicato a Karol
Wojtyła per tutta l’attenzione, la sensibilità, la straordinaria passione con
cui il Santo Padre ha saputo davvero credere nello sport come strumento di educazione
alla vita. Quindi era proprio naturale ed inevitabile che questa bellissima esperienza
in Terra Santa fosse intitolata a Giovanni Paolo II.