Missionari in Congo: la crisi del Paese legata al controllo delle risorse naturali
La Repubblica Democratica del Congo (Rdc), che a giugno festeggerà i 50 anni di indipendenza,
è sempre più al centro dei giochi strategici delle maggiori potenze mondiali e dei
Paesi vicini, interessati a controllare le sue immense risorse naturali, servendosi
di gruppi armati locali. Occorre partire da questa prospettiva per comprendere le
ragioni della continua instabilità di questo immenso Paese che per la posizione nel
cuore dell’Africa, è stato definito “la placca girevole dell'Africa”: chi controlla
la Rdc, avrà il controllo su tutta l'Africa. La “Rete Pace per il Congo”, promossa
dai missionari che operano nel Paese, ha inviato all'agenzia Fides un’analisi, basata
sugli ultimi rapporti presentati da alcune organizzazioni internazionali per la difesa
dei diritti umani (Global Witness e Human Right Watch) dedicati rispettivamente alla
situazione nel Kivu (nord-est della Rdc) e nella Provincia Orientale. Nel Kivu, Global
Witness rileva che, contrariamente alla versione ufficiale, l’operazione militare
Kimya II contro gli Hutu rwandesi delle Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda
(Fdlr) ha permesso al Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo, il movimento politico
militare fondato da Laurent Nkunda, di procurarsi o di consolidare il suo accesso
alle miniere abbandonate dalle Fdlr. Il controllo delle miniere è stato trasferito,
per così dire, da un gruppo armato ad un altro e, in tal modo, il commercio illegale
delle risorse minerarie del Kivu continua sotto gli occhi di tutti, a scapito della
popolazione locale che non ne ottiene alcun beneficio. Human Right Watch evidenzia
il massacro di oltre 300 civili congolesi compiuto nel mese di dicembre dai ribelli
ugandesi dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra), quando le autorità militari
non facevano che ripetere che l’Lra era stato sconfitto. Se fosse stato così, le LRA
non avrebbero potuto compiere un massacro di tali dimensioni. Si sta facendo strada
l’ipotesi che esista, al di là delle dichiarazioni ufficiali, un’alleanza tra il presidente
dell’Uganda, Joweri Museveni, e il capo ribelle Joseph Kony, per l’occupazione della
Provincia Orientale ricca di oro e petrolio. Un’ipotesi, questa, tutta da dimostrare,
ma è pur vero che l’Lra è un gruppo alquanto misterioso, ed è attivo, nonostante la
caccia di cui è stato fatto oggetto, dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso.
L’analisi della “Rete Pace per il Congo” affronta, infine, l’attacco del giorno di
Pasqua alla città di Mbandaka. Questo fatto, secondo la Rete “ha dimostrato che i
disordini registrati nella provincia dell’Equatore da ottobre 2009 non derivano da
una semplice diatriba tribale per il controllo di alcuni stagni riservati alla pesca,
ma rivelano invece un profondo malessere nei confronti delle istituzioni politiche,
provinciali e nazionali, sfociato in una insurrezione condotta da militari ben esperti
ed equipaggiati provenienti dai ranghi della Guardia presidenziale dell’ex dittatore
Mobutu, con l’implicazione di personalità politiche provinciali e nazionali e della
diaspora congolese residente all’estero, particolarmente in Europa”. (R.P.)