Il Papa al nuovo ambasciatore di Macedonia: attingete all'eredità cristiana per portare
in Europa i valori della giustizia e del dialogo
“Mantenere vivi e saldi” i principi cristiani conosciuti sin dall’antichità, per costruire
una pace giusta nel presente e nel futuro e una società non condizionata dal relativismo
morale. Sono i principali auspici che Benedetto XVI ha espresso nel suo discorso al
nuovo ambasciatore della Macedonia presso la Santa Sede, Gioko Gjorgjevski, ricevuto
questa mattina in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
La Macedonia
ambisce legittimamente a far parte della comunità europea e al suo interno, ha riconosciuto
Benedetto XVI, si colgono i segni di un “armonico progresso”. Ma per costruire il
futuro che si vuole bisogna tener conto della storia di un popolo, della sua cultura
e della sua anima, per essere certi che il nuovo regga ai condizionamenti che possono
nascere da ferite sociali mai rimarginate, da interessi economici globali che ignorano
i bisogni locali, dalle voci dei relativismi che soffocano quelle delle coscienze.
Al nuovo ambasciatore, il Papa ha ricordato che la Macedonia conserva segni “ben visibili”
dei “valori umani e cristiani” ai quali far riferimento:
“Attingendo
a tale patrimonio, i cittadini del Suo Paese continueranno a costruire anche in futuro
la propria storia e, forti della loro identità spirituale, potranno apportare al consorzio
dei popoli europei il contributo della loro esperienza. Per questo, auspico vivamente
che vadano a buon fine le aspirazioni e i crescenti sforzi di questo Paese per far
parte dell’Europa unita, in una condizione di accettazione dei relativi diritti e
doveri e nel reciproco rispetto di istanze collettive e di valori tradizionali dei
singoli popoli”. Si respira, nella Repubblica ex-jugoslava,
un clima “in cui le persone – ha detto il Pontefice – si “riconoscono fratelli, figli
dello stesso Dio e cittadini dell’unico Paese”. Tuttavia, ha osservato, dialogo e
pace non possono dipendere solo da strategie politiche o “pianificazioni umane”, perché
la pace è “dono di Dio agli uomini di buona volontà”:
“Di
questa pace, poi, la giustizia e il perdono rappresentano pilastri basilari. La giustizia
assicura un pieno rispetto dei diritti e dei doveri, e il perdono guarisce e ricostruisce
dalle fondamenta i rapporti tra le persone, che ancora risentono delle conseguenze
degli scontri tra le ideologie del recente passato”. E passando
dal peso della storia alle situazioni di un presente più globale e globalizzante,
Benedetto XVI ha ribadito:
“Uno stabile sviluppo
sociale ed economico non può non tener conto delle esigenze culturali, sociali e spirituali
della gente, come pure deve valorizzare le tradizioni e le risorse popolari più nobili.
E ciò nella consapevolezza che il crescente fenomeno della globalizzazione, comportante,
da una parte, un certo livellamento delle diversità sociali ed economiche, potrebbe,
dall’altra, aggravare lo squilibrio tra quanti traggono vantaggio dalle sempre maggiori
possibilità di produrre ricchezza e quanti invece sono lasciati ai margini del progresso”. All’inizio
del suo discorso, il Papa aveva messo in risalto la “cordiale cooperazione” tra il
Paese balcanico e la Santa Sede, testimoniata in particolare, aveva rilevato, “dalla
costruzione di edifici di culto cattolici in diversi luoghi del Paese”, pur essendo
la Chiesa locale in minoranza. Facendo leva su questo patrimonio spirituale e culturale,
Benedetto XVI ha concluso auspicando che la Macedonia non si lasci irretire dal “relativismo
morale” e dallo “scarso interesse per l’esperienza religiosa” che oggi imperano, ma
che viceversa i suoi abitanti “sappiano operare un saggio discernimento nell’aprirsi
ai nuovi orizzonti di autentica civiltà e di vero umanesimo”:
“Per
fare questo, occorre mantenere vivi e saldi, a livello personale e comunitario, quei
principi che stanno alla base anche della civiltà di questo popolo: l’attaccamento
alla famiglia, la difesa della vita umana, lapromozione
delle esigenze religiose specialmente dei giovani”.