2010-04-22 16:13:44

I vescovi argentini ribadiscono la loro posizione in difesa della famiglia


In Argentina gli oltre 70 vescovi riuniti in assemblea plenaria, la prima dell’anno in corso, hanno pubblicato una dichiarazione per ribadire la posizione e gli insegnamenti della Chiesa sulla questione del progetto di matrimonio fra persone dello stesso sesso, in discussione al Parlamento. I presuli rilevano che “l’unione di persone dello stesso sesso non possiede elementi biologici e antropologici che sono propri del matrimonio e della famiglia”. In questo tipo di unione, proseguono, “manca la dimensione coniugale e l’apertura alla trasmissione della vita”. Il matrimonio e la famiglia, invece, si fondano proprio su questi elementi e perciò - osservano i vescovi argentini - si costituiscono in “focolare per le nuove generazioni”. “Sin dal concepimento – aggiungono i presuli - i bambini hanno il diritto inalienabile a svilupparsi nel grembo delle loro mamme e a nascere e crescere nell’ambito naturale del matrimonio”. “Nella vita familiare e nei rapporti con il padre e con la madre scoprono la loro identità e raggiungono l’autonomia personale”. I vescovi argentini ribadiscono poi che “spetta alle autorità politiche tutelare il matrimonio tra un uomo e donna con delle leggi assicurando così la sua funzione insostituibile e il suo contributo al bene comune della società”. Sono queste le ragioni che fanno dire ai vescovi argentini che se fosse concesso un “riconoscimento legale all’unione tra persone dello stesso sesso, o fosse collocato su un piano giuridico analogo a quello del matrimonio e della famiglia, lo Stato commetterebbe un errore entrando in contraddizione con i propri doveri”; alla fine non farebbe altro che “alterare i principi della legge naturale e dell’ordinamento pubblico della società argentina”. Nel documento si sottolinea poi che affermare “la differenza reale tra uomo e donna, non è una discriminazione poiché la natura non discrimina . Perciò lo stesso Codice civile quando esige il requisito di essere un uomo e una donna si limita a “riconoscere una realtà naturale”. Poi i vescovi precisano ancora: “Le situazioni giuridiche d’interesse reciproco tra persone del medesimo sesso possono essere sufficientemente tutelate dal diritto comune”. Dunque, sarebbe un’ingiusta discriminazione, contraria al matrimonio e alla famiglia, concedere al fatto privato “dell’unione tra persone dello stesso sesso, uno statuto di diritto pubblico”. Appellandosi alla coscienza dei legislatori affinché nelle loro prossime decisioni “tengano conto delle verità fondamentali per il bene della patria e delle future generazioni”. “Il matrimonio – concludono i presuli argentini - è un dono della creazione. Non esiste nessuna altra realtà analoga con quale possa essere omologato”; il matrimonio “non è un’unione fra due persone qualsiasi: ha le sue caratteristiche proprie e irrinunciabili in virtù delle quali è la base della famiglia e della società”. (A cura di Luis Badilla)







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