Il disegno d'amore di Dio è più grande di tempeste e naufragi: così il Papa all'udienza
generale dedicata al viaggio a Malta. Appello sull'immigrazione
Visitare la Chiesa a Malta e toccare il grande calore della sua gente è stato “un
motivo di gioia e anche di consolazione”. Con queste parole, Benedetto XVI ha descritto
alcune impressioni del recente viaggio apostolico agli oltre 20 mila fedeli presenti
questa mattina in Piazza San Pietro per l’udienza generale. Dalla Messa nella città
di Floriana alla festa con i giovani al Porto di Valletta – passando per la “sofferenza”
e la “commozione” dell’incontro con le vittime di abusi da parte del clero – il Papa
ha ripercorso i momenti più salienti della visita nell’isola mediterranea. La cronaca
di Alessandro De Carolis:
Un’isola
“cristiana”, e la definizione va ben al di là della sola connotazione geografica.
Per il Papa Malta è questo: un luogo che da due millenni difende i valori del Vangelo
e se ne fa promotore in Europa e nel mondo, grazie a una straordinaria spinta missionaria
imparata dal “missionario” per eccellenza: San Paolo. Non c’è stato un momento, tra
sabato e domenica scorsi, durante i quali Benedetto XVI non abbia toccato con mano
tale realtà. Gli Atti degli Apostoli che narrano del fortunoso e provvidenziale naufragio
di San Paolo a Malta nel 60 dopo Cristo riferiscono della “rara umanità” con la quale
gli isolani dell’epoca accolsero l’Apostolo e suoi compagni. Il Papa ha fatto altrettanto,
definendo “davvero straordinaria” la “calorosa accoglienza” riservatagli dai maltesi,
manifestata in modo corale alla Messa di domenica mattina nella Piazza dei Granai
a Floriana: “E’ stato per me motivo di gioia, ed anche
di consolazione sentire il particolare calore di quel popolo che dà il senso di una
grande famiglia, accomunata dalla fede e dalla visione cristiana della vita”. Atteso
con pressante curiosità dai media di tutto il mondo – ma in realtà avvenuto lontano
dalla loro invadenza, secondo la discrezione propria di Benedetto XVI – si è svolto
dopo la Messa a Floriana un avvenimento fuori del protocollo, che il Papa ha raccontato
così: “Dopo la Celebrazione, ho voluto incontrare
alcune persone vittime di abusi da parte di esponenti del Clero. Ho condiviso con
loro la sofferenza e, con commozione, ho pregato con loro, assicurando l’azione della
Chiesa”. La “fiducia” e la “speranza”
che Paolo seppe trasmettere ai suoi compagni di viaggio, prima e dopo lo sbarco rocambolesco
a Malta, il Pontefice ha detto di riscontrarle nei maltesi di oggi, che si sforzano
di coniugare il Vangelo “con le complesse questioni dell’epoca contemporanea: “Questo
naturalmente non è sempre facile, né scontato, ma la gente maltese sa trovare nella
visione cristiana della vita le risposte alle nuove sfide. Ne è un segno, ad esempio,
il fatto di aver mantenuto saldo il profondo rispetto per la vita non ancora nata
e per la sacralità del matrimonio, scegliendo di non introdurre l’aborto e il divorzio
nell’ordinamento giuridico del Paese”. Una
delle questioni in gioco, che vede Malta al crocevia di molteplici rotte, è quella
dell’immigrazione. Sulla piccola isola del Mediterraneo, ha constatato Benedetto XVI,
c’è chi chiede asilo in fuga da violenze o oppressioni e la gestione del fenomeno
comporta problemi che il Papa ha definito “complessi sul piano umanitario, politico
e giuridico”:
“Problemi che hanno soluzioni non
facili, ma da ricercare con perseveranza e tenacia, concertando gli interventi a livello
internazionale. Così è bene che si faccia in tutte le Nazioni che hanno i valori cristiani
nelle radici delle loro Carte Costituzionali e delle loro culture”. L’appello
all’Europa e alla consapevolezza delle sue radici cristiane, oltre che alla formulazione
di linee politiche concordate e comuni in tema di migrazioni, ha preceduto di poco
un altro riconoscimento tributato dal Pontefice a Malta, quello di non aver mai tradito
la sua “vocazione cristiana più profonda”, cioè la pace, nonostante l’Isola sia stata
per secoli al centro di interessi politico-militari: “La
celebre croce di Malta, che tutti associano a quella Nazione, ha sventolato tante
volte in mezzo a conflitti e contese; ma, grazie a Dio, non ha mai perso il suo significato
autentico e perenne: è il segno dell’amore e della riconciliazione, e questa è la
vera vocazione dei popoli che accolgono e abbracciano il messaggio cristiano!”. L’ultima
pagina dei ricordi il Papa la sfoglia ripensando alla folla che domenica pomeriggio
ha seguito miglio dopo miglio il suo arrivo in motonave al Porto di Valletta per l’incontro
con le decine di migliaia di ragazzi che lo aspettavano in festa:
“Ho
guardato dunque ai giovani di Malta come a dei potenziali eredi dell’avventura spirituale
di San Paolo, chiamati come lui a scoprire la bellezza dell’amore di Dio donatoci
in Gesù Cristo (…) ad essere vincitori proprio nelle prove e nelle tribolazioni, a
non avere paura delle 'tempeste' della vita, e nemmeno dei naufragi, perché il disegno
d’amore di Dio è più grande anche delle tempeste e dei naufragi”. Dopo
aver ricordato i molti missionari che Malta ha sempre donato alla Chiesa mondiale,
Benedetto XVI ha concluso l’udienza con un nuovo pensiero rivolto ai sacerdoti. In
Piazza San Pietro, 400 sacerdoti romani di ritorno da un pellegrinaggio ad Ars, in
Francia, hanno voluto portare il proprio augurio al Papa, che in questi giorni ha
festeggiato il compleanno e l’inizio del sesto anno di Pontificato. Salutando loro
e il cardinale vicario, Agostino Vallini, che li guidava, il Pontefice li ha ringraziati
ed ha espresso “viva riconoscenza” per tutti quei “sacerdoti che in tutto il mondo
– ha detto – si dedicano con zelo apostolico al servizio del popolo di Dio, testimoniando
la carità di Cristo. Sull’esempio di san Giovanni Maria Vianney – ha terminato –
siate pastori pazienti e solleciti del bene delle anime”.