2010-04-21 15:26:15

I vescovi boliviani: necessaria la concordia politica contro narcotraffico, violenza e ingiustizia


"Sono io, non temete", s’intitola il messaggio dei vescovi della Bolivia a conclusione, ieri, della loro 89.ma Assemblea plenaria, nel corso della quale i presuli hanno riflettuto sulla situazione del Paese e sulle sfide pastorali. In questo contesto per prima cosa i vescovi rilevano l’importanza che i fedeli boliviani abbiano percorso il cammino religioso della recente Settimana Santa con fervore e partecipazione nonché in modo massiccio. Si tratta, affermano, di un buon segno per il presente e il futuro della nazione “che affronta cambiamenti importanti”. I vescovi elencano diverse sfide e si rivolgono a tutti, autorità e popolo, affinché si lavori uniti per raggiungere il successo. Al riguardo si riferiscono al grave “flagello del narcotraffico”, “all’insicurezza cittadina”, “alla manipolazione della giustizia”, “alla polarizzazione delle forze politiche” e alla “responsabilità di fronte alla conservazione e custodia dell’ambiente”. Per i presuli boliviani sono questi i principali problemi del momento ed occorre agire in accordo tutti - autorità, cittadini, forze politiche di governo e opposizione - per trovare le soluzioni migliori e farlo anche presto. D’altra parte, i vescovi, individuano altre due questioni ugualmente fondamentali: le garanzie per la libertà di educazione e la riconciliazione dei boliviani. Sul primo argomento i presuli oltre a ricordare da quanti secoli la Chiesa boliviana si occupa di educazione e di formazione, in particolare dei più piccoli e dei giovani e in luoghi dove magari lo Stato fa difficoltà ad arrivare, riconoscono che l’attuale governo ha fatto molto per migliorare il sistema educativo nazionale e si complimentano. Al tempo stesso però ribadiscono che per la Chiesa spesso è sempre più difficile “poiché le autorità educative, nei diversi livelli, pretendono di imporre alle scuole parificate i loro criteri e il loro personale, annullando il diritto ecclesiale di scegliere i docenti negli istituti cattolici”. I presuli sottolineano che questi atteggiamenti, fuori dalla legge, mettono in pericolo anche “la possibilità di offrire educazione religiosa come si aspettano i genitori nei confronti dei loro figli e ciò, osservano “finirebbe per limitare il pluralismo di pensiero e la libertà d’insegnamento, (diritti) garantiti nella Costituzione politica dello Stato”. Sul bisogno e sull’urgenza della riconciliazione nazionale, dopo un periodo troppo lungo di scontri, polarizzazioni e intolleranze, i vescovi, che tra l’altro ricordano che la Chiesa stessa è segno di unità e fratellanza, lanciano un appello “a tutti i settori della società perché lascino da parte le loro divergenze e depongano ogni atteggiamento intransigente, incoraggiando invece il rispetto reciproco, il dialogo e la concordia, quali espressioni di una vera e autentica ricerca dell’accordo e della riconciliazione per conquistare l’unione nazionale voluta da tutti”. Infine, i vescovi boliviani rendono conto del loro bilancio della prima parte della Missione continentale e si dichiarano soddisfatti, ma ricordano che si è solo all’inizio del cammino: la meta permanente, spiegano, è sempre quella di essere “autentici e convinti discepoli e missionari di Gesù”. Per questo motivo, aggiungono, la sfida è sempre la stessa: essere testimoni di Cristo nel proprio posto, nel lavoro, nella scuola, nell’Università, nel sindacato, ovunque. I presuli della Bolivia si congedano rivolgendo il loro pensiero alle ultime settimane dell’Anno sacerdotale che si chiude nel mese di giugno e, in comunione con Benedetto XVI, chiedono preghiere perché ogni ministro di Gesù sia “un esempio di santità di vita e di donazione generosa”. (L.B.)







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