Diritti umani nei Paesi del Golfo: donne discriminate e lavoratori stranieri sfruttati
Progressi economici e sociali, maggiore spazio ai diritti di minori e donne, lotta
più concreta al traffico di esseri umani. In un discorso, pronunciato a Jeddah in
Arabia Saudita, rivolto ai sei Paesi membri del Consiglio di cooperazione del Golfo,
l’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, Navanethem Pillay, ha preso atto
dei passi intrapresi nella regione per arrivare a società più eque e libere. Ma pure
sottolineando alcuni significativi cambiamenti all’interno del sistema legislativo
e giudiziario, la signora Pillay ha evidenziato le “barriere discriminatorie” che
continuano ad esistere e a mettere a rischio il diritto delle donne a vivere la propria
vita, a fare le proprie scelte in autonomia e a poter pienamente prendere parte alla
vita pubblica”. Altro tema affrontato dall’Alto Commissario è stato quello dei diritti
dei migranti, denunciando numerosi casi di passaporti confiscati illegalmente, di
trattenute salariali ingiustificate e di sfruttamento vero e proprio da parte di datori
di lavoro e agenzie di impiego. La Pillay si è detta particolarmente preoccupata
per i lavoratori domestici stranieri, che non hanno spesso accesso al sistema giudiziario
locale, obbligati a restare con lo stesso datore di lavoro e impossibilitati a lasciare
il Paese ospite. Nel corso di un viaggio di 10 giorni la Pillay visiterà anche Qatar,
Kuwait, Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Oman, gli altri cinque Paesi che insieme all’Arabia
Saudita fanno parte del Consiglio di cooperazione del Golfo. (R.G.)