Crisi umanitarie sempre più dimenticate sui media in Italia
Nel suo annuale “Rapporto sulle crisi umanitarie dimenticate dai media”, Medici Senza
Frontiere richiama alla necessità di porre attenzione al dramma di milioni di individui
piagati da conflitti e malattie in tutto il mondo. La presentazione del rapporto 2009,
oggi a Roma, per la prima volta pubblicato in un libro, è stata l’occasione per il
lancio di una nuova campagna di sensibilizzazione. C’era per noi Claudia Di Lorenzi:
E’ soprattutto
un richiamo a riconoscere la centralità alla persona e il dramma di milioni di individui
che vivono in situazioni di crisi umanitaria, quello che emerge dall’ultimo rapporto
sulle crisi dimenticate di Medici Senza Frontiere. Un appello ad andare oltre le questioni
economiche e politiche, che pure sottendono guerre, catastrofi, epidemie e condizioni
di ingiustizia sociale, per porre attenzione a quell’umanità piagata che spesso grida,
senza voce, nel deserto. Sono dieci le crisi dimenticate a cui quest’anno l’organizzazione
umanitaria ha deciso di porre attenzione nella sua provocatoria classifica delle “Top
Ten”. Ce ne parla Kostas Moschochoritis, Direttore generale di
Msf Italia:
“Ci sono tre contesti medici, cioè
le malattie dimenticate, l’Hiv e la malnutrizione infantile, e sette conflitti. In
Africa abbiamo il Nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo, dove ci sono
anche attacchi contro la popolazione civile, dove la popolazione da più di dieci anni
vive questa situazione terribile; poi c’è la Somalia, e qui le parole non bastano;
c’è anche il Sudan: a parte il Darfur, c’è la parte del Sud Sudan dove c’è stato l’Accordo
di pace ma la popolazione vive una situazione molto lontana dall’essere pacificata.
Ci sono poi lo Yemen e lo Sri Lanka, dove i civili, intrappolati tra i due combattenti,
sono rimasti senza aiuto, senza accesso alle organizzazioni umanitarie da ormai molto
tempo. Infine, ci sono Afghanistan e Pakistan, da dove le notizie arrivano, ma non
le notizie che riguardano i civili”.
Un silenzio
di cui sono vittima anche gli stessi operatori umanitari:
“Nel
2009, siamo stati costretti ad abbandonare il nostro progetto a Swat, in Pakistan,
perché due dei nostri operatori pakistani erano stati uccisi e perché l’inasprimento
dei combattimenti ci ha imposto di porre termine alla nostra presenza nel Paese. Centinaia
di migliaia di civili senza aiuti adeguati vivono in condizioni difficili, e tutto
questo non 'passa': 'passa' l’attentato … Non parlare della popolazione che subisce
le conseguenze di questo contesto, davvero è ingiustificato ma anche controproducente
per risolvere, un giorno, il problema”.
Drammi per
lo più sconosciuti all’opinione pubblica soprattutto perché non trovano spazio nei
media. Ancora Moschochoritis: “Usiamo l’Osservatorio
di Pavia per fare questo confronto tra notizie che riguardano questi Paesi, questi
contesti e notizie di altro tipo. Per esempio, le malattie dimenticate come la malattia
del sonno, la leishmaniosi: in tutti i telegiornali della Rai e di Mediaset non c’è
stata nessuna notizia, ma queste malattie riguardano milioni di persone!”.
Una
mancanza di attenzione – spiega – che delude la domanda di informazione che viene
dalla popolazione, ed è motivata piuttosto da problematiche di natura economica:
“Ci
sono anche problemi pratici, come il taglio del budget dei media che, ovviamente,
hanno minori notizie dal mondo lontano".
Ma – aggiunge
– si tratta soprattutto di una questione culturale e della necessità di guardare ai
problemi da prospettive diverse:
“Tutti parliamo
di Afghanistan, ma a parte le notizie che riguardano il contingente italiano oppure
la strategia di Washington, nessuno parla in maniera adeguata della popolazione afghana:
l’accesso alle cure e le condizioni di vita. Il problema vero è che quando in Italia,
per esempio, si parla di un conflitto, sostanzialmente se ne parla in quanto possa
esservi coinvolto un italiano, oppure si parla del tanker italiano sequestrato dai
pirati della Somalia…Anche quando si parla di contesti difficili, delle condizioni
degli attacchi che subiscono le popolazioni come ad esempio nella Repubblica democratica
del Congo, non vengono alla luce!”.
Per promuovere
questo cambiamento culturale, Msf intende coinvolgere i media e insieme l’opinione
pubblica:
“C’è la campagna 'adotta una crisi dimenticata'
e che è rivolta ai media, alle università di giornalismo … Quest’anno lanciamo la
campagna 'accendo un riflettore sulle crisi dimenticate' che è rivolta al pubblico
italiano che abbia voglia di sapere di più, affinché chieda maggiori informazioni
su questi temi.”
Una vera mobilitazione nazionale
che sollecita il contributo di ciascuno. Sul sito www.crisidimenticate.it, sono presentate,
per l’occasione, le informazioni sulle modalità di sostegno dell’iniziativa.