Il cardinale Ortega: necessari urgenti cambiamenti a Cuba per superare la difficile
situazione
"Il nostro Paese si trova in una situazione molto difficile, certamente la più difficile
che abbiamo vissuto nel XXI secolo". Così l'arcivescovo dell'Avana, il cardinale Jaime
Ortega, in una lunga intervista rilasciata alla rivista dell'arcidiocesi "Palabra
Nueva". Le riflessioni del porporato riflettono le sue preoccupazioni e quelle della
Chiesa cattolica a Cuba, sul come preservare e rinforzare il bene comune, questione
presente "sulla stampa cubana dove si leggono - ha detto - diverse opinioni sulle
possibili soluzioni alle difficoltà economiche e sociali del momento". Rifiutando
l'idea, in passato molto diffusa, di un'alleanza con lo Stato per lavorare insieme
per il bene comune, il cardinale Jaime Ortega spiega - nella cornice della libertà
che garantisce la Costituzione e in particolare della libertà religiosa, e nel rispetto
della sua identità e della sua missione - che "la Chiesa nella ricerca del bene comune
può coincidere con istituzioni officiali e private, con organismi di aiuto internazionali
ma né verticalmente né orizzontalmente l'azione della Chiesa può sostenere qualsiasi
altra alleanza. La sua ricerca del bene comune - ha spiegato - sorge dal diritto che
il corpo ecclesiale ha di far presente l'amore di Gesù Cristo nel mondo di oggi e
secondo la sua specifica missione". In risposta alla domanda sul come la Chiesa può
aiutare a raggiungere il bene comune, l'arcivescovo dell'Avana risponde: "Molti parlano
del socialismo e dei suoi limiti. Alcuni propongono un socialismo riformato. Altri
fanno riferimento ai cambiamenti concreti che occorre fare per lasciarsi alle spalle
il vecchio Stato burocratico di tipo stalinista, altri invece parlano dell'indifferenza
dei lavoratori oppure della bassa produttività. Ad ogni modo esiste un comune denominatore
fondamentale fra tutte le opinioni: a Cuba occorre fare presto dei cambiamenti per
trovare un rimedio alla situazione. Penso che questa opinione corrisponda a un consenso
nazionale e rimandare di quest'azione, produce nel popolo impazienza e malessere".
D'altra parte, parlando del difficile rapporto con gli Stati Uniti il cardinale definisce
come "speranzose" le aperture sia del Presidente statunitense Obama che di quelle
del Presidente Raùl Castro e sottolinea le aspettative che si sono create. Per il
porporato il presidente Obama "ha ripetuto il vecchio schema dei governi precedenti:
se Cuba realizza cambiamenti nell'ambito dei diritti umani allora gli Stati Uniti
cancelleranno l'embargo e apriranno spazi per dialoghi ulteriori". Il cardinale si
dichiara convinto che in questo rapporto, la prima cosa da fare è che "anzitutto ci
si deve incontrare, parlare, e sugli sviluppi del dialogo, si fanno i passi che possono
migliorare le situazioni difficili o superare i punti critici. Questo è il modo civile
di affrontare qualsiasi conflitto". Infine, con riferimento agli ultimi fatti accaduti
nell'isola riguardo la morte di un cittadino che protestava con uno sciopero della
fame in favore della libertà, il cardinale Ortega, come hann0 scritto i vescovi, si
dichiara addolorato ma anche dispiaciuto per le polemiche successive verbalmente molto
violente. "Così come abbiamo chiesto a Orlando Zapata che sospendessi lo sciopero",
rileva il porporato, "oggi chiediamo lo stesso a Guillermo Fariñas", un altro scioperante,
e poi ha ribadito: "Le autorità che hanno nelle loro mani la vita e la salute dei
prigionieri devono prendere le misure adeguate affinché questo tipo di situazione
non si ripeta". Con riferimento al clima di protesta e inquietudine sociale che vive
il Paese, in alcuni settori come le "Damas de blanco", il cardinale ha sostenuto che
"non è questo il momento di infuocare le passioni" e rifiuta gli atti penosi contro
queste mamme e spose di prigionieri. Riguardo "ai politici - conclude il cardinale
dell'Avana - storicamente la Chiesa ha fatto tutto ciò che era possibile perché siano
liberati e non solo quelli malati, ma tutti. Lo ha fatto sempre con ogni persona
colpita in questo senso e con i loro familiari. Lo ha fatto - ha sottolineato - nel
caso dei cinque cubani incarcerati negli Usa", accusati di spionaggio. "Senza analizzare
le cause e le ragioni del perché una persona si trova in situazione deplorevole",
per il cardinale Ortega "la missione della Chiesa è sempre di comprensione e misericordia;
cerca di agire discretamente ma con efficacia perché siano superate queste situazioni
che colpiscono persone e parenti, però purtroppo non sempre si possono raggiungere
i risultati sperati". (A cura di Luis Badilla)