2010-04-19 16:13:45

Donne cattoliche: no alla deriva individualista dei diritti umani


Si è concluso sabato scorso nella cittadina ungherese di Vác, nei pressi di Budapest, il seminario di studio organizzato dalla sezione europea dell’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche sui diritti umani in Europa. Cinque sessioni di lavoro e un messaggio conclusivo nel quale vengono sollecitate le istituzioni a consentire un più facile accesso alle donne nel processo decisionale per una democrazia compiuta. Davide Dionisi ha chiesto a Maria Giovanna Ruggieri, vice presidente dell’Umofc/Wucwo per l’Europa, di spiegare i punti centrali delle conclusioni del forum di Vac.RealAudioMP3

R. – Il punto principale è l’impegno per la formazione e, nel caso specifico, della formazione riguardo alla Dottrina sociale della Chiesa. Noi, infatti, abbiamo trattato il tema dei diritti umani alla luce della Dottrina sociale della Chiesa e ci siamo accorte che è fondamentale conoscere i principi che sono alla base di questa Dottrina, perché spesso si parla di diritti umani ma in maniera un po’ individualista, invece dobbiamo sempre coniugare i diritti umani con il bene comune. Abbiamo anche ben focalizzato i quattro fondamenti dei diritti umani che sono quelli indicati già da Giovanni XXIII nella “Pacem in terris”, cioè verità, libertà, giustizia e amore.
 
D. – Un approccio con la difesa dei diritti umani dal punto di vista femminile, dunque. Ma cos’è che contraddistingue tale approccio da altri, secondo lei?
 
R. – Prima di tutto questa attenzione alla vita, quindi il discorso della famiglia. Poi anche il diritto all’educazione, ad avere un riconoscimento sociale della propria professionalità, tutti aspetti che ci siamo accorti che non sempre vengono rispettati nella società. Quindi, a partire dal tema dell’attenzione alla vita nella sua totalità, poi nell’esplicitazione di tutti i segmenti legati alla vita.
 
D. – Quest’anno, l’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche compie 100 anni. Quali sono le prospettive e i progetti futuri di questo organismo?
 
R. – Una delle prospettive è quella di mettersi in ascolto delle giovani generazioni, perché spesso rischiamo di avere una specie di monopolio – noi che siamo un po’ più adulte – e non dare voce alle giovani, perché loro hanno sicuramente qualcosa da dirci. Infatti, ci siamo dette proprio questo: cento anni fa, queste donne hanno deciso di mettersi insieme per essere meglio seme e testimonianza della propria fede nella società, in tutte le realtà in cui vivevano. Oggi credo che abbiamo bisogno di ascoltare anche le aspettative, le speranze delle generazioni giovani per poter costruire insieme questa civiltà dell’amore. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







All the contents on this site are copyrighted ©.