2010-04-17 15:27:07

Thailandia: le camicie rosse annunciano la resa


I principali leader delle “camicie rosse” hanno annunciato la resa per il prossimo 15 maggio, a distanza di una settimana dai duri scontri tra manifestanti e polizia in Thailandia, in cui sono morte 24 persone e più di 850 sono rimaste ferite. Il servizio di Carla Ferraro:RealAudioMP3

Giunge alla sua quinta settimana la protesta delle camicie rosse in corso in Thailandia per chiedere nuove elezioni e le dimissioni del primo ministro Vejjajiva. I 24 capi della rivolta anti-governativa hanno deciso di costituirsi il 15 maggio prossimo ma, nonostante gli ordini d'arresto, i manifestanti hanno respinto l’ultimatum di porre fine all'occupazione della zona commerciale della capitale. La notizia fa seguito alla mancata cattura di ieri di uno dei principali leader, sfuggito alla polizia calandosi da un balcone del “Park Hotel”. Il governo thailandese, circa una settimana fa, aveva decretato lo stato di emergenza a Bangkok e in altre cinque province, dopo che le camicie rosse avevano fatto irruzione nell’edificio del Parlamento. Le proteste sono diventate sempre più frequenti e migliaia di dimostranti continuano ad occupare il cuore commerciale di Bangkok nella convinzione di poter riportare in carica il vecchio premier Shinawatra, destituito con un golpe nel 2006.

 
Iran
Continua il confronto a distanza tra Iran e comunità internazionale sul controverso tema del nucleare. Dopo il recente vertice di Washington, nel quale si è fatta più concreta l’ipotesi di sanzioni a Teheran, si è aperta oggi nella capitale iraniana la conferenza sul disarmo nucleare, voluta dal presidente Ahmadinejad. Il presidente iraniano ha chiesto oggi la cancellazione del potere di veto dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Ahmadinejad si è scagliato in particolare contro gli Stati Uniti, che a suo avviso dovrebbero essere esclusi dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) perché hanno già usato l'arma nucleare.

Afghanistan
Stanno bene ma sono in ansia per il loro futuro i tre operatori italiani di Emergency arrestati in questi giorni in Afghanistan. Lo hanno riferito, dopo averli incontrati nelle carceri di Kabul, l’ambasciatore italiano nel Paese e l’inviato del ministero degli Esteri di Roma. Quest’ultimo ha poi incontrato il presidente afghano Karzai al quale ha consegnato il messaggio del ministro degli Esteri Frattini e la lettera del presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi relativi alla vicenda dei tre cittadini italiani arrestati. L'ambasciatore Iannucci ha ripetuto la richiesta del governo italiano di chiarimento nei tempi più rapidi dei capi di imputazione e una piena garanzia dei loro diritti processuali e di difesa. Dal canto suo, il presidente Karzai ha promesso un'inchiesta trasparente e ha dato istruzioni di iscrivere la questione all'ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale, che potrebbe riunirsi già nella giornata di domani. Intanto per oggi pomeriggio è in programma a Roma una manifestazione a sostegno dei tre operatori dell’organizzazione non governativa.

Pakistan
Non si ferma la violenza in Pakistan. Almeno 25 persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite in un doppio attacco kamikaze avvenuto oggi in un centro per sfollati nel nordovest del Paese. Lo riferiscono funzionari sul posto. Nel campo sono ospitati migliaia di civili fuggiti durante l'offensiva militare dell'esercito di Islamabad nelle roccaforti talebane del Nord-Ovest. Altre 21 persone sono morte in un'incursione notturna dell'esercito pachistano contro le basi dei talebani nella regione tribale di Orakzai.

Cipro
Oltre 164 mila elettori saranno chiamati domani a scegliere il nuovo presidente della Repubblica turca di Cipro del nord. I sondaggi indicano una sfida a due tra il presidente uscente socialista Talat e il premier nazionalista Eroglu. Il risultato si ripercuoterà anche sul futuro della Turchia, essendo i suoi negoziati per l'adesione all'Unione Europea legati a doppio nodo alla sorte dell'isola. Il servizio di Furio Morroni:RealAudioMP3

I turco-ciprioti votano domani nella Repubblica turca di Cipro del nord, per scegliere il nuovo presidente per un mandato di cinque anni. La parte nord dell’isola è sotto occupazione militare turca dal 1974 ed è riconosciuta solo da Ankara. Si tratta di un voto che accrescerà l’incertezza sui colloqui sulla riunificazione dell’isola, avviati nel settembre di due anni fa, e che complicherà ancora di più il processo di adesione della Turchia all’Unione Europea. Secondo gli ultimi sondaggi, il presidente in carica Ali Talat, socialista - ma che si presenta come indipendente e che è favorevole alla riunificazione - dovrebbe perdere con lo sfidante diretto, Dervish Eroglu, attuale premier, conservatore di destra. Eroglu è a favore della divisione di Cipro in una confederazione di due Stati, ma ciò impedirebbe alla Turchia di entrare nell’Unione Europea. Il presidente greco-cipriota, Dimitri Christofias, che ha avuto oltre 70 colloqui con Talat, ha già detto che una vittoria di Eroglu potrebbe bloccare gli sforzi di pace. Se domenica nessuno dei due candidati riceverà più del 50 per cento dei voti, si andrà al ballottaggio la domenica seguente.

 
Sudan
In Sudan è iniziato il conteggio dei voti dopo i cinque giorni di elezioni presidenziali, le prime consultazioni multipartitiche in 24 anni nel Paese. Il presidente uscente Omar al-Bashir è al momento in testa. Ad annunciarlo è la commissione elettorale che ha diffuso i dati relativi ai pochi distretti in cui finora il voto è stato scrutinato. Il capo degli osservatori inviati dall'Unione Europea ha detto che il voto “ha aperto uno spazio democratico” nel più grande Paese africano, tuttavia – ha ammonito capo missione di Bruxelles – non tutti gli standard internazionali sono stati raggiunti.

Mali
Liberata nel nord del Mali la coppia di italiani rapita lo scorso mese di dicembre in Mauritania da Al Qaeda nel Maghreb islamico. Non si ha notizia del pagamento di un riscatto. Restano ancora nelle mani dei terroristi due operatori di una Ong spagnola.

Cina
Il Dalai Lama si è rivolto oggi alle autorità di Pechino perché gli permettano di recarsi nella provincia di Qinghai, teatro del sisma del 14 aprile. Il leader spirituale tibetano in esilio è nato proprio in questa provincia, in cui non è più tornato da quando fu costretto a fuggire dal Tibet 51 anni fa, a seguito dell’occupazione cinese. Intanto nei luoghi colpiti dal sisma si continua a scavare alla ricerca di eventuali superstiti. Il bilancio delle vittime è salito a 1339 morti, 11.849 feriti e oltre 300 dispersi. Nella cittadina di Gyegu, una delle più colpite dal sisma, si sono svolte oggi le cerimonie funebri di centinaia di vittime, che sono state cremate.

Goldman Sachs
La Sec, l’organismo di controllo della Borsa statunitense, ha accusato la Goldman Sachs di frode. La banca avrebbe causato danni agli investitori per oltre un miliardo di dollari, per non aver comunicato "informazioni vitali" su prodotti finanziari legati ai mutui subprime. La banca ha respinto le accuse definendole completamente infondate. Intanto sono state pesanti le conseguenze sulle borse mondiali.

Haiti
Ad Haiti via libera del Parlamento alla creazione di una commissione con l’obiettivo di monitorare l’impiego degli aiuti economici per la ricostruzione, promessi dai Paesi donatori. L’organismo sarà presieduto dall’ex presidente americano Bill Clinton
 
Coree
La Corea del Nord ha escluso qualsiasi coinvolgimento naufragio della corvetta sudcoreana, avvenuto lo scorso 26 marzo nel mar Giallo al confine con la Corea del Sud. Pyongyang ha accusato Seul di aver gettato le basi per addossare la responsabilità dell’accaduto alle autorità del Nord. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 107
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