Thailandia: incontro tra cattolici, buddisti e musulmani per promuovere la pace
“Mantenere un atteggiamento consapevole e rispettoso, non cercare di prevalere uno
sull’altro, pensare agli interessi nazionali e mettere fine alle violenze che feriscono
il Paese”: è questo l’appello alle “camicie rosse” rivolto dai tre rappresentanti
delle principali religioni professate in Thailandia, buddismo, islamismo e cristianesimo,
riuniti dalla Commissione nazionale per i diritti umani. Lo riferisce l’agenzia Asianews.
L’arcivescovo di Bangkok, Francis Xavier Kirengsak, ha esortato i manifestanti a “spalancare
i cuori” e a “rispettare i diritti degli altri senza usare la violenza. “Il Paese
può e deve essere unito – ha detto – nella diversità delle anime che lo costituiscono”.
Il presule invita, dunque, le parti a tornare al dialogo e a essere animati dalla
speranza, a confrontarsi all’insegna della franchezza e alla ricerca di un compromesso,
perché “non siamo nemici, ma fratelli e sorelle”. Analogo richiamo al rifiuto della
violenza da Phradhamakosajarn, rettore dell’università buddista Mahachulalongkornrajavidyalaya,
che invita a “evitare lo scontro frontale”. Non nasconde le sue preoccupazioni per
l’attuale situazione politica, e indica la via della compassione, da sostituire a
quella della vendetta reciproca, come prescrive la Supremazia del Dharma, adottando
le virtù della pazienza e del perdono. Infine, Imron Mauleem, esperto di legge islamica
e presidente di Sheikul Islam, incita a smorzare i toni della polemica, ricorda che
“senza giustizia non esiste armonia” e auspica che si possa dar vita a “una nuova
cultura della politica”. (R.B.)