Rafforzare la pastorale negli aeroporti: con noi, l'arcivescovo Marchetto
Si è concluso, con il saluto di Benedetto XVI ieri nel corso dell'udienza generale,
il XIV Seminario mondiale dei Cappellani Cattolici dell’Aviazione Civile e membri
delle Cappellanie, tenutosi a Loreto. Nella tre giorni, ricca di conferenze e incontri,
si sono condivise esperienze di vita vissuta e sono stati delineati nuovi obiettivi
di una pastorale che negli anni ha accompagnato milioni di viaggiatori, molto spesso
generando buoni frutti. Perché gli aeroporti, dove centinaia di sacerdoti spendono
la propria vita confessando, consolando e consigliando, sono la metafora moderna della
vita, lo spiega al microfono di Federico Piana, mons. Agostino Marchetto,
segretario del Pontifico Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti:
R. – Il viaggio,
in fondo, si fonde con l’esistenza degli uomini. Poi, naturalmente, nella visione
cristiana la nostra vita è un viaggio verso il Signore. Come ha sostenuto e ha confermato
uno dei partecipanti a questa bella riunione, direi che è un ministero della presenza.
Ecco, dunque, una presenza per l’uomo, che oggi va velocissimamente in una società
estremamente globalizzata. E direi che un segno che la Chiesa vuole accompagnare,
uno di quelli che sono appunto segni dei tempi, è la mobilità umana.
D.
– Oggi in questa pastorale quali cambiamenti occorre attuare, se ci sono cambiamenti
da fare ovviamente?
R. – Evidentemente oggigiorno
ciò che porta dei grandi cambiamenti, anche difficili, e anche ad un adattamento da
parte dei cappellani stessi, è la dimensione naturalmente ecumenica, sempre più presente,
e poi anche interreligiosa, per cui sono ridisegnati questi luoghi e sono anche un
po’ trasformati. C’è questa difficoltà di combinare quella che è l’identità dei nostri
luoghi con lo “sharing”, il compartire a volte nello stesso luogo. Quindi, è una difficoltà.
Poi, la visibilità. Io credo che per essere presenti in aeroporto ci devono essere
dei segni di visibilità. Ci possono essere delle indicazioni visive, ci possono essere
degli altoparlanti che annunciano qualcosa. Bene, anche in questo non è così facile,
perché oggigiorno la società porta a livellare tutto e quindi non è facile che ci
siano annunci di tipo religioso.
D. – Quanto è importante
il coordinamento delle cappellanie di tutto il mondo, per ottenere una pastorale più
efficace, una pastorale migliore?
R. – Direi che
è importante la conoscenza di coloro che operano in questo campo e questa capacità
che hanno di scambiare esperienza, con noi del Pontificio Consiglio e tra di loro;
la necessità di creare, dunque, la possibilità, una solidarietà, perché è un ministero
difficile che esige il dominio delle lingue o almeno bene quello dell’inglese. Noi
abbiamo fatto nel ’95 un documento con delle linee guida su questa pastorale, che
è ancora valido, ma dopo 15 anni abbiamo pensato di invitare tutti i vescovi, cappellani
e così via, per dare alcuni suggerimenti e vedere come aggiornare anche queste linee
guida, per essere sempre un po’ all’altezza, sia del Vangelo, ma anche dei tempi.