2010-04-14 15:36:14

La conferenza del cardinale Bertone in Cile in occasione del bicentenario dell’indipendenza


Si conclude oggi la visita in Cile che il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, aveva iniziato il 6 aprile. Tra i molti impegni in agenda, molto attesa ieri – e non solo in Cile – la conferenza in occasione del bicentenario sul tema “La Chiesa e lo Stato a duecento anni dall'indipendenza nazionale. Storia e prospettive”. Il cardinale Bertone ha aperto il suo intervento dicendo: “Non vorrei perdere l'occasione di ricordare tutte quelle nazioni latinoamericane, come l'Argentina, la Bolivia, la Colombia, l'Ecuador o il Messico, che anch’esse celebrano quest'anno il bicentenario della loro indipendenza. Come in Cile, anche lì la Chiesa ha svolto un ruolo importante in quel momento tanto significativo, contribuendo a plasmare sin dall'inizio una cultura e un'identità nazionale ispirate ai più alti valori umani ed evangelici”. Citando Benedetto XVI, il porporato ha detto che “non è possibile dimenticare le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene, spesso calpestate nei loro diritti umani fondamentali. La dovuta menzione di tali crimini ingiustificabili - crimini peraltro già allora condannati da missionari come Bartolomeo de Las Casas e da teologi come Francesco da Vitoria dell'Università di Salamanca - non deve impedire però di riconoscere anche con gratitudine l'opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli” (Udienza generale, 23 maggio 2007). Ricordando l’importanza del contributo delle culture aborigene, il cardinale Bertone ha poi osservato, con parole di Benedetto XVI: “Le autentiche culture non sono chiuse in se stesse né pietrificate in un determinato momento della storia, ma sono aperte, più ancora, cercano l'incontro con altre culture, sperano di raggiungere l'universalità nell'incontro e nel dialogo con altre forme di vita e con gli elementi che possono portare ad una nuova sintesi nella quale si rispetti sempre la diversità delle espressioni e della loro realizzazione culturale concreta” (13 maggio 2007). Analizzando il delicato rapporto tra gli Stati nazionali e la Chiesa, il porporato ha rilevato che “nei primi tempi di vita indipendente, non fu facile. Il Cile ha il privilegio di essere stata la prima nazione fra tutte quelle dell'America indipendente a inviare un rappresentante a Roma”. E guardando al presente, il cardinale Bertone ha detto ancora: “Come insegna Benedetto XVI, la Chiesa è consapevole che ‘non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve sostituirsi allo Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia” (Deus caritas est, n. 28). E, riferendosi alle sfide principali poste oggi al cattolicesimo in Cile e in tutta la regione latinoamericana, il cardinale Bertone ha così concluso il suo intervento: “Permettetemi di ricordare, fra i principi fondamentali di ogni azione politica e sociale, la tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal momento del concepimento fino alla morte naturale. Infatti, nessuna società moderna che aspiri alla giustizia e alla verità potrà introdurre norme legali che permettano di porre fine alla vita umana. Desidero ricordare anche il diritto dei genitori a educare i propri figli in sintonia con le loro convinzioni morali e religiose, con la conseguente disponibilità da parte dell'autorità politica a disporre in maniera tale che questo diritto possa essere effettivo. In questo senso, va riconosciuto il contributo della Chiesa in Cile nel campo dell'educazione, a sostegno dello sviluppo della società intera nonché del diritto dei genitori a scegliere l’educazione per i loro figli”. (A cura di Luis Badilla)







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