Mons. Migliore: si lotti contro l'ignobile piaga della mortalità infantile e materna
nei Paesi poveri
Si devono moltiplicare gli sforzi per salvaguardare la salute delle donne e dei bambini
nei Paesi in via di sviluppo arginando i drammi della malnutrizione e della mortalità
materna. E’ quanto ha affermato l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente
della Santa Sede all’Onu, intervenendo ieri a New York alla 43.ma Commissione sulla
popolazione e lo sviluppo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Nell’attuale
crisi economica e finanziaria le tendenze demografiche, in costante decremento in
molti Paesi, sono parte del problema. In pochi decenni – ricorda mons. Celestino Migliore
- il tasso di crescita annuale è sceso dal 7% all’1% in diverse aree del mondo. La
crisi demografica, aggiunta all’invecchiamento della popolazione, è sfociata “in effetti
devastanti per l’economia e la governance”. La ‘correzione’ di questo deficit di popolazione
con l’immigrazione non sembra però essere sufficiente per risolvere tali problemi,
anche a breve termine. Le politiche sociali e demografiche – aggiunge l’arcivescovo
– devono dunque essere riviste per favorire le nascite. Ridurre la mortalità materna
è un’altra priorità. Ogni anno – ricorda infatti mons. Celestino Migliore -
oltre 500.000 donne muoiono, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo,
a causa di complicanze nella gravidanza e nel parto. Con la morte della madre, le
probabilità di sopravvivenza di questi bambini diminuiscono in modo drammatico provocando
la “disintegrazione di molte famiglie e ostacoli allo sviluppo locale”. Malattie
dell’apparato digerente e derivanti dalla malnutrizione continuano inoltre ad essere
le principali cause di morte per i bambini di diverse zone del mondo. Queste
morti – fa notare il presule - sono ignobili perche facilmente “evitabili”. Ma nei
Paesi in via di sviluppo i programmi che prevedano cure specialistiche per garantire
le madri e i loro bambini non sono adeguatamente finanziati. Investimenti a lungo
termine nella formazione – sottolinea l’arcivescovo - possono portare importanti miglioramenti
in ambito sanitario per gli Stati in via di sviluppo. Ma l’emigrazione, anche di persone
con competenze mediche, ostacola il miglioramento del sistema sanitario in questi
Paesi. Mons. Celestino Migliore ricorda infine che ospedali e cliniche cattoliche
continuano ad essere in prima linea in molti Paesi in via di sviluppo "per l'assistenza
sanitaria di base, in particolare per i più emarginati della società".