2010-04-13 16:09:51

Lettera della Cei sul rinnovamento della catechesi nell'attuale clima d'indifferenza e soggettivismo


“Il rinnovamento della catechesi”: questo il titolo documento di base (Db), che la Conferenza episcopale italiana, a 40 anni dalla sua pubblicazione, nel 1970, ripropone all’attenzione di tutte le componenti della comunità ecclesiali, ad evidenziare “gli effetti positivi” che ne sono conseguiti nell’azione pastorale. Da qui la lettera della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, rivolta “alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti”, intitolata “Annuncio e catechesi per la vita cristiana”. Nel testo – diffuso stamane dall’agenzia Sir - la Cei segnala “le sfide con cui devono fare i conti oggi l’evangelizzazione e la catechesi, e le nuove esigenze a cui devono rispondere nel contesto del nostro Paese, profondamente mutato rispetto a quarant’anni fa”. “Non rassegniamoci a lasciare che l’uomo viva solo in superficie, o che diventi schiavo del conformismo”, l’invito della lettera, in cui si afferma che “nel cammino della Chiesa italiana il Db ha soprattutto messo in evidenza il primato dell’evangelizzazione”. Il Db, è stato “la prima strada attraverso la quale i documenti conciliari sono arrivati alla base”: in Italia, “ha favorito il nascere e l’impiantarsi di una nuova sensibilità missionaria, ha introdotto nuove tematiche, un nuovo linguaggio, un nuovo metodo di lavoro”, elaborato “con la collaborazione di tutte le Chiese in Italia”. Sul piano dei contenuti della fede, il Db “ci ha insegnato che il centro vivo della catechesi è la persona di Gesù” ed “ha aiutato a veicolare una visione rinnovata della fede”, per cui “la catechesi ha la finalità non solo di trasmettere i contenuti della fede, ma di educare la ‘mentalità di fede’, di iniziare alla vita ecclesiale, di integrare fede e vita, insegnandoci a leggere il nostro tempo alla luce della parola di Dio”. In questa nuova prospettiva, i catechisti “sono maestri, educatori e testimoni della fede”, ma “nella Chiesa ogni cristiano, in forza del battesimo e della cresima, è responsabile dell’evangelizzazione: una responsabilità differenziata, ma comune”. Questo “impegno di evangelizzazione”, che “deve raggiungere le persone nella loro concreta situazione di vita”, che “non sono semplici destinatari della catechesi, ma protagonisti del proprio cammino di fede”. Anche il contesto sociale “va guardato con gli occhi della fede”: di qui la necessità di “essere fedeli alla parola di Dio e alle esigenze della persona”. Quella di oggi – si legge ancora nella lettera della Cei - è un’Italia con “larghe tracce di tradizione cristiana”, ma in cui “si diffonde una concezione della vita, da cui è escluso ogni riferimento al Trascendente”. Razionalismo, scientismo, relativismo, materialismo consumista: sono questi, per la Chiesa italiana, gli “influssi culturali” che hanno caratterizzato, in questi 40 anni, il “processo di secolarizzazione” che ha investito l’Italia, dove “sorti scenari culturali e religiosi nuovi che, se da una parte richiedono costante fedeltà agli orientamenti del Db, dall’altra esigono scelte pastorali e catechistiche nuove”, poiché “la Chiesa si trova in Italia di fronte a una situazione profondamente mutata rispetto a quella del 1970”. L’indifferenza religiosa, l’irrilevanza attribuita alla fede, in base alla quale giovani e adulti “non negano Dio, semplicemente non sono interessati”, il soggettivismo, che “induce molti cristiani a selezionare in maniera arbitraria i contenuti della fede e della morale cristiana”. Tutti fenomeni, questi, grazie ai quali la religione “viene relegata nella sfera del privato, con la conseguente relativizzazione dei contenuti storici e dottrinali del messaggio cristiano e dei modelli di comportamento che ne derivano”. Senza contare il “crescente pluralismo culturale e la pervasività della comunicazione multimediale”. (R.G.)







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