Discutere misure concrete per affrontare la minaccia del terrorismo nucleare. Questo
è l’obiettivo del vertice sulla sicurezza nucleare convocato dal presidente statunitense
Barack Obama per oggi e domani a Washington, a pochi giorni dalla firma a Praga del
nuovo Trattato Start tra Russia e Usa. Quarantasette i Paesi rappresentati al summit,
più i delegati di Onu, Aiea e Unione Europea. Non sono stati invitati Iran e Corea
del Nord. Il capo della Casa Bianca, negli incontri preliminari, ha già sottolineato
come la possibilità che un'arma nucleare finisca nelle mani di organizzazioni terroristiche,
come Al Qaeda, rappresenti "la più grande minaccia contro la sicurezza degli Stati
Uniti". Ma quante possibilità reali ci sono che quantitativi di uranio arricchito
o di plutonio arrivino ai terroristi? Giada Aquilino lo ha chiesto al prof.
Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio
Disarmo:
R. – In realtà,
di uranio e plutonio ce ne sono tantissime quantità con cui, secondo alcune stime,
addirittura si dice che si potrebbero realizzare 120 mila bombe nucleari. Bastano
55 chili di uranio arricchito per realizzare una bomba nucleare artigianale. Se poi
addirittura aggiungiamo che basta anche materiale radioattivo di altra provenienza
per realizzare la cosiddetta bomba sporca - cioè una bomba esplosiva di tipo normale,
con attorno materiale radioattivo che viene disseminato nell’atmosfera - comprendiamo
che il pericolo c’è, ovviamente considerando anche la forza di queste organizzazioni
terroristiche. Rimane però il problema che tantissimi Paesi continuano ad avere centinaia,
se non migliaia, di queste bombe nucleari, che comunque costituiscono una minaccia
per la sicurezza internazionale.
D. – Il nucleare
dell’Iran e quello della Nord Corea non sono al centro dei colloqui ufficiali, ma
al vertice di Washington se ne parla comunque. Viste anche le tensioni degli ultimi
mesi, la comunità internazionale come può controllare i programmi atomici di Teheran
e Pyongyang?
R. – Servirebbe un regime comune a tutti
i Paesi che posseggono la tecnologia nucleare, sia ad uso pacifico sia ad uso militare;
servirebbe un sistema di gestione e controllo a livello centralizzato dell’arricchimento
di questi materiali fissili. Per cui, quando un Paese ha bisogno di materiale fissile
per le proprie centrali nucleari, dovrebbe poter accedere ad una banca centrale, dove
ritira tale materiale e riconsegna quello che ha utilizzato. Questo dovrebbe poter
valere per tutti, non solamente per l’Iran.
D. –
Obama, per esempio, propone di mettere sotto chiave nei prossimi quattro anni tutti
i quantitativi conosciuti di uranio altamente arricchito e di plutonio ...
R.
– Questa è la prospettiva di cui stiamo parlando. Bisogna vedere se poi tale norma
andrebbe a valere per tutti. Dovrebbe funzionare anche un sistema di garanzia internazionale,
che potrebbe avere nella stessa Agenzia internazionale per l’energia atomica l’organismo
centrale di riferimento.