"La Sindone ci ricorda che Gesù ha preso su di sé ogni nostra sofferenza". Così ieri
il cardinale Poletto nella Messa di apertura dell'Ostensione del sacro lenzuolo
Finalmente è arrivato il momento tanto atteso: “i nostri occhi stupiti e commossi”
possono fermarsi a fissare impressa nella Sindone “l’immagine silenziosa ma fortemente
eloquente di un uomo crocifisso, che presenta in modo impressionante tutti i segni
caratteristici delle violenze subite dal corpo di Gesù durante la sua Passione, così
come sono descritte dai Vangeli”. E’ quanto ha detto ieri l’arcivescovo di Torino,
cardinale Severino Poletto, durante la Santa Messa di apertura dell’Ostensione della
Sindone. Ieri oltre 12 mila persone hanno sostato davanti al sacro lenzuolo. Oggi
si prevede un'affluenza di decine di migliaia di persone. Durante l'omelia, il porporato
ha anche sottolineato che le parole “Passio Christi, Passio hominis” scelte
come motto di questa Ostensione invitano a mettere in relazione la Passione “così
carica di sofferenza del Signore Gesù con le tante passioni, croci e sofferenze che
nel corso della storia ed in particolare anche oggi segnano la vita dell’umanità”.
Quale significato ha dunque l’Ostensione della Sindone in questo particolare momento
storico e umano per la Chiesa? Luca Collodi lo ha chiesto al cardinale Severino
Poletto:
R. – Il significato
di un Cristo sofferente, come i suoi discepoli, che nella storia devono essere sempre
sofferenti, perché Gesù ha detto: “Beati voi quando vi perseguiteranno e diranno ogni
male contro di voi per causa mia; godete ed esultate perché grande è la vostra ricompensa
nei cieli”. La Sindone ci dice: “Voi state soffrendo? Guardate me, ho sofferto più
di voi e prima di voi. Perciò abbiate fiducia, io ho vinto il mondo”. Questa è la
Parola di Gesù, che diventa motivo di speranza, di conforto, e balsamo di consolazione
per tutte le persone di Chiesa, dal Santo Padre in giù, che sono attaccate ingiustamente. D.
– La Sindone è una sfida per l’uomo e la sua ragione? R. – Questa
frase l’ha detta Giovanni Paolo II nel ’98. Esattamente Papa Wojtyla
non ha utilizzato il termine ‘ragione’, ma una parola analoga. E’ una sfida per l’intelligenza.
E il Papa però ha anche spiegato in quale senso sia una sfida per l’intelligenza:
guardando la Sindone, noi possiamo sentirci stimolati a mettere in rapporto questa
sofferenza che si vede nell’immagine sindonica con quello che leggiamo sui Vangeli
riguardo la Passione e la morte di Gesù. D. – Si può 'leggere'
la Sindone con gli occhi della fede e della scienza nello stesso istante? R.
– La scienza fa le sue ricerche. La scienza non è ancora riuscita a spiegare come
si sia formata quell’immagine. La scienza ha dovuto cedere a tutti i tentativi fatti
di costruirla artificialmente, per cui deve concludere che non è un manufatto e che
non è un dipinto. La scienza deve proseguire nelle sue ricerche, perché Giovanni Paolo
II nel 1998 disse che non è compito della Chiesa stabilire se la Sindone è autentica,
se si tratta del lenzuolo che ha avvolto il corpo di Cristo nella sepoltura. Ma la
fede invece dice che siamo stimolati a formulare domande dentro di noi sul rapporto
tra questo sacro lino e la vicenda storica di Gesù. Fede e scienza devono essere in
collaborazione tra loro. Non si annullano a vicenda, devono essere l’una al servizio
dell’altra. Naturalmente, la fede va oltre. D. – Un milione
e mezzo di persone hanno prenotato via Internet il passaggio davanti alla Sindone,
per un momento di preghiera davanti al sacro lenzuolo. C’è una ricerca del mistero
nell’uomo di oggi, che non accenna a diminuire? R. – Io credo
che il mistero di Dio e la nostalgia di Dio alberghi nel cuore anche dei non credenti,
perché anche loro hanno dentro di sé una coscienza; sanno di non avere le risposte
per tutti gli interrogativi che nascono interiormente. (Montaggio a cura
di Maria Brigini)