Scienza e Vita sulla fecondazione eterologa: grave decisione della Corte di Strasburgo
Una sentenza grave sotto il profilo etico e giuridico. Così Lucio Romano presidente
dell’associazione, pro-life, Scienza e Vita, dopo il parere favorevole della Corte
di Strasburgo alla donazione di ovuli e seme per la fecondazione artificiale. In pratica
i giudici hanno accolto il ricorso presentato da due coppie austriache alle quali,
per la normativa nazionale, era impedita la fecondazione artificiale eterologa. Massimiliano
Menichetti ne ha parlato con lo stesso Lucio Romano.
R. – L’introduzione
della fecondazione artificiale eterologa significa sovvertire il concetto naturale
di genitorialità, ma soprattutto viene a legittimare quel concetto di plurigenitorialità
o cooperativa dei genitori, venendo ad alterare quel diritto fondamentale da parte
di un figlio di riconoscere non solo la propria identità genetica, ma che questa identità
genetica sia in sintonia con l’identità biologica e l’identità sociale.
D.
– Con la donazione del seme e degli ovuli si può arrivare ad avere fino a cinque persone
coinvolte in un parto: l’utero in affitto, madre e padre biologici e naturali. Questo
cosa provoca nel bambino?
R. – Si altera completamente
non solo l’aspetto educativo e formativo, ma anche – ripeto – l’identità genetica,
sociale, psicologica, educativa da parte del figlio stesso. Vale a dire quindi un
figlio che non sa più chi è il padre, chi sia la madre. E la maternità e la paternità
di ordine genetico è quella di tipo gestazionale oppure quella di tipo sociale che
ne potrebbe conseguire?
D. – Si è parlato anche di
riduzionismo antropologico: che cosa si intende dire usando quest’espressione?
R.
– Sta a significare che il figlio si trasforma in un oggetto. Qualsiasi sia il donatore,
purché si possa avere un figlio, che poi non potrà mai essere declinato come frutto
della propria maternità o della propria paternità: è sufficiente la semplice volontà,
l’autodeterminazione, perché tutto ciò che potrebbe sembrare un abuso si trasformi
in termini di diritto. E quindi, il diritto si trasforma in ingiustizia.
D.
– La Corte di Strasburgo, di fatto, dice: in questo modo non c’è discriminazione per
le coppie. “Scienza e Vita” non solo evidenzia il contrario, ma ribadite: siamo in
presenza dell’ennesima deriva eugenetica …
R. – Si
ratifica il diritto alla discriminazione, perché bisogna poi scegliere il donatore!
Si sceglierà l’ovocita secondo le caratteristiche antropomorfiche che si potranno
selezionare – colore dei capelli, occhi e non solo: presenza o assenza di determinate
malattie e poi, paradosso vuole, che la scelta venga fatta su donatori e donatrici
che siano abbastanza somiglianti alla madre o al padre che dovranno poi riconoscere
quel figlio come proprio.
D. – L’Unione Europea è
molto frammentata per quanto riguarda il tema della vita: qual è dunque l’auspicio?
R.
– L’auspicio è che ci sia una sintonia su valori che sono riconosciuti naturalmente
all’essere umano, alla famiglia, alla dignità di ogni essere umano. Qualsiasi manipolazione
per quanto riguarda questi, che sono dati fondamentali, porterà alla manipolazione
non solo della vita, ma degli affetti sociali e familiari che sovvertirebbero tutte
le relazioni.
D. – Alcuni dicono: la sentenza di
Strasburgo apre ora una strada anche in Italia per la fecondazione eterologa. E’ così?
R.
– Credo che abbia quasi nulla possibilità di poter essere recepita, in quanto la legge
40 in Italia è molto chiara e molto netta: la fecondazione artificiale eterologa è
proibita in assoluto.