2010-04-10 15:29:30

Proseguono le manifestazioni antigovernative in Thailandia: almeno 93 feriti nei nuovi scontri tra polizia e "camicie rosse"


In Thailandia, prosegue la protesta antigovernativa delle “camice rosse”, che dal 12 marzo manifestano per chiedere le dimissioni del governo e il ritorno dell’ex premier in esilio, Shinawatra. Anche oggi di si segnalano nuovi violenti scontri di piazza con le forze di sicurezza, dopo che nella notte è stata di nuovo oscurata l’emittente di rifermento dell’opposizione. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Ennesima giornata campale nelle strade di Bangkok. Il bilancio delle violenze odierne parla di almeno 93 feriti, 22 dei quali tra le forze dell’ordine. Gli scontri tra i manifestanti e la polizia si sono verificati nei pressi del ponte di Phan Fah e della Rajdumoen Road, dove si trovano vari edifici governativi e la sede regionale dell'Onu. Le forze antisommossa hanno usato gas lacrimogeni, idranti e pallottole di gomma, ma non sono ancora riuscite a riprendere il controllo dei principali luoghi di raccolta delle camicie rosse. Secondo un portavoce dell'esercito, vi sarà un nuovo tentativo più tardi da parte dei militari. Prima degli scontri, i leader delle camicie rosse hanno chiesto ai propri sostenitori di parcheggiare le loro auto e moto agli ingressi del ponte per impedire alle forze di sicurezza di accedervi. E in precedenza, circa 200 dimostranti avevano cercato di irrompere nel quartier generale della Prima regione militare a Bangkok. Ancora tensioni anche nel nord del Paese, dove centinaia di persone hanno fatto irruzione nel governatorato di Chiangmai. Si confermano dunque le previsioni di un fine settimana di forti tensioni, alimentate dallo stallo nei negoziati e dal nuovo stop alle trasmissioni del "Canale del popolo”, l'emittente di riferimento delle camicie rosse.
 
Nucleare, Iran-Usa
Il presidente iraniano, Ahmadinejad, ha presentato ieri un nuovo modello di centrifuga per l'arricchimento dell'uranio, molto più potente dei precedenti, con l’intenzione di procedere speditamente sul programma nucleare. “Nessuno può impedire all’Iran di progredire in campo nucleare”, ha detto Ahmadinejad lanciando una nuova sfida alle crescenti pressioni Usa sulla comunità internazionale per imporre dure sanzioni contro la Repubblica islamica. Immediata la risposta del Dipartimento di Stato americano, che ha parlato di “intensioni malefiche”. Cresce intanto l’attesa per il vertice sul nucleare della settimana prossima a Washington. Secondo la Casa Bianca, nel corso del summit il presidente Obama avrà almeno nove incontri bilaterali.

Corea del Nord
La Corea del Nord ha promesso di rinforzare il proprio arsenale atomico, in conseguenza della nuova politica nucleare degli Stati Uniti. Per Pyongyang, l’ostilità Washington non è cambiata dai tempi dell’amministrazione Bush.

Kirghizistan
Il governo ad interim del Kirghizistan ha assicurato l’immunità al presidente Bakiev e ai membri della sua famiglia se il capo dello Statio lascerà il paese. Intanto, circa settemila persone hanno partecipato ieri alle prime esequie di alcune delle 76 vittime delle violenze di piazza di mercoledì scorso, che hanno provocato la fuga del presidente Bakiev e le dimissioni del governo. Il servizio di Giuseppe D’Amato:RealAudioMP3

Il capo dello Stato, invitato a lasciare il Paese, è nel sud e propone un negoziato che, secondo varie fonti, è però già iniziato. Le parti comunicano attraverso mediatori e mass media. Di abbandonare l’incarico presidenziale Bakiev non ne vuole sapere. Il governo a Bishkek accusa: il leader kirghiso sta radunando le forze per far scoppiare la guerra civile: Bakiev finanzierebbe la formazione di unità militari irregolari. La situazione nel Paese asiatico resta fuori controllo. I pochi poliziotti in servizio hanno difficoltà a fermare le razzie e gli sciacalli. La comunità internazionale tenta di evitare l’irreparabile. Vari mediatori stanno entrando in gioco: in prima fila il Kazakhstan, che ha la presidenza dell’Osce, il gruppo di Shangai e l’Unione Europea. I voli dalla base Usa di Manas verso l’Afghanistan sono stati per il momento interrotti.
 
Pakistan
Non si fermano i raid aerei dell’aviazione pakistana sulle roccaforti talebane nelle aree tribali nel nordovest al confine con Afghanistan. Fonti ribelli affermano che almeno 45 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore. I militari di Islamabad confermano gli attacchi ma non il bilancio fornito dai talebani. E l’intensificarsi della lotta al terrorismo è stato confermato anche nell’incontro a Rawalpindi, in Pakistan, tra il generale statunitense, Stanley McChrystal, comandante della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) in Afghanistan, e il capo di Stato maggiore dell'esercito pakistano, il generale Ashfaq Pervaiz Kayani.

Afghanistan
La Casa Bianca ha confermato la visita del 12 maggio negli Stati Uniti del presidente afghano, Hamid Karzai, nonostante le sue recenti accuse a Washington e alla Nato di aver creato “un governo parallelo” in Afghanistan. Il presidente Usa, Barack Obama, ha inoltre ribadito che il leader di Kabul resta un partner cruciale nella lotta ad Al Qaeda.

Pirateria in Somalia: liberazione cargo turco
Dopo un sequestro durato appena due giorni, pirati somali hanno liberato il cargo turco “Yasin C" e tutti i 25 membri dell’equipaggio. Lo ha annunciato la Forza navale europea di contrasto alla pirateria, che opera nelle acque del Golfo di Aden, senza fornire ulteriori dettagli.

Elezioni in Sudan
A due giorni dalle elezioni presidenziali in Sudan, il presidente Omar el-Bashir ha invocato l'unità del Paese. Tra domenica e martedì prossimi, i sudanesi sono chiamati alle urne per le prime elezioni multipartitiche, necessarie a rinnovare il parlamento ed eleggere il presidente. Bashir conta su queste elezioni per riguadagnare legittimità politica, dopo il mandato d'arresto spiccato nei suoi confronti dalla Corte penale internazionale che lo accusa di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, per la guerra civile nel Darfur.

Stati Uniti: cresce il bilancio delle vittime nella miniera in Virginia
Sale a 29 il numero dei minatori morti per l’esplosione di lunedì scorso nella miniera di carbone Upper Big Branch della Massey Energy, 50 km a sud di Charleston, nel West Virginia. Sono stati trovati nella notte i corpi dei quattro uomini che erano ancora considerati dispersi. Il presidente americano, Obama, aveva espresso nei giorni scorsi parole di cordoglio per le famiglie delle vittime e promesso che avrebbe assicurato maggiore sicurezza nelle miniere. Un primo rapporto sulle cause dell’esplosione sarà inviato la prossima settimana al presidente americano per fare chiarezza sull’incidente. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 100
 
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