Proseguono le manifestazioni antigovernative in Thailandia: almeno 93 feriti nei nuovi
scontri tra polizia e "camicie rosse"
In Thailandia, prosegue la protesta antigovernativa delle “camice rosse”, che dal
12 marzo manifestano per chiedere le dimissioni del governo e il ritorno dell’ex premier
in esilio, Shinawatra. Anche oggi di si segnalano nuovi violenti scontri di piazza
con le forze di sicurezza, dopo che nella notte è stata di nuovo oscurata l’emittente
di rifermento dell’opposizione. Il servizio di Marco Guerra:
Ennesima
giornata campale nelle strade di Bangkok. Il bilancio delle violenze odierne parla
di almeno 93 feriti, 22 dei quali tra le forze dell’ordine. Gli scontri tra i manifestanti
e la polizia si sono verificati nei pressi del ponte di Phan Fah e della Rajdumoen
Road, dove si trovano vari edifici governativi e la sede regionale dell'Onu. Le forze
antisommossa hanno usato gas lacrimogeni, idranti e pallottole di gomma, ma non sono
ancora riuscite a riprendere il controllo dei principali luoghi di raccolta delle
camicie rosse. Secondo un portavoce dell'esercito, vi sarà un nuovo tentativo
più tardi da parte dei militari. Prima degli scontri, i leader delle camicie rosse
hanno chiesto ai propri sostenitori di parcheggiare le loro auto e moto agli ingressi
del ponte per impedire alle forze di sicurezza di accedervi. E in precedenza, circa
200 dimostranti avevano cercato di irrompere nel quartier generale della Prima regione
militare a Bangkok. Ancora tensioni anche nel nord del Paese, dove centinaia di persone
hanno fatto irruzione nel governatorato di Chiangmai. Si confermano dunque le previsioni
di un fine settimana di forti tensioni, alimentate dallo stallo nei negoziati e dal
nuovo stop alle trasmissioni del "Canale del popolo”, l'emittente di riferimento delle
camicie rosse. Nucleare, Iran-Usa Il presidente iraniano,
Ahmadinejad, ha presentato ieri un nuovo modello di centrifuga per l'arricchimento
dell'uranio, molto più potente dei precedenti, con l’intenzione di procedere speditamente
sul programma nucleare. “Nessuno può impedire all’Iran di progredire in campo nucleare”,
ha detto Ahmadinejad lanciando una nuova sfida alle crescenti pressioni Usa sulla
comunità internazionale per imporre dure sanzioni contro la Repubblica islamica. Immediata
la risposta del Dipartimento di Stato americano, che ha parlato di “intensioni malefiche”.
Cresce intanto l’attesa per il vertice sul nucleare della settimana prossima a Washington.
Secondo la Casa Bianca, nel corso del summit il presidente Obama avrà almeno nove
incontri bilaterali.
Corea del Nord La Corea del Nord ha promesso
di rinforzare il proprio arsenale atomico, in conseguenza della nuova politica nucleare
degli Stati Uniti. Per Pyongyang, l’ostilità Washington non è cambiata dai tempi dell’amministrazione
Bush.
Kirghizistan Il governo ad interim del Kirghizistan
ha assicurato l’immunità al presidente Bakiev e ai membri della sua famiglia se il
capo dello Statio lascerà il paese. Intanto, circa settemila persone hanno partecipato
ieri alle prime esequie di alcune delle 76 vittime delle violenze di piazza di mercoledì
scorso, che hanno provocato la fuga del presidente Bakiev e le dimissioni del governo.
Il servizio di Giuseppe D’Amato:
Il capo dello
Stato, invitato a lasciare il Paese, è nel sud e propone un negoziato che, secondo
varie fonti, è però già iniziato. Le parti comunicano attraverso mediatori e mass
media. Di abbandonare l’incarico presidenziale Bakiev non ne vuole sapere. Il governo
a Bishkek accusa: il leader kirghiso sta radunando le forze per far scoppiare la guerra
civile: Bakiev finanzierebbe la formazione di unità militari irregolari. La situazione
nel Paese asiatico resta fuori controllo. I pochi poliziotti in servizio hanno difficoltà
a fermare le razzie e gli sciacalli. La comunità internazionale tenta di evitare l’irreparabile.
Vari mediatori stanno entrando in gioco: in prima fila il Kazakhstan, che ha la presidenza
dell’Osce, il gruppo di Shangai e l’Unione Europea. I voli dalla base Usa di Manas
verso l’Afghanistan sono stati per il momento interrotti. Pakistan Non
si fermano i raid aerei dell’aviazione pakistana sulle roccaforti talebane nelle aree
tribali nel nordovest al confine con Afghanistan. Fonti ribelli affermano che almeno
45 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore. I militari di Islamabad confermano
gli attacchi ma non il bilancio fornito dai talebani. E l’intensificarsi della lotta
al terrorismo è stato confermato anche nell’incontro a Rawalpindi, in Pakistan, tra
il generale statunitense, Stanley McChrystal, comandante della Forza internazionale
di assistenza alla sicurezza (Isaf) in Afghanistan, e il capo di Stato maggiore dell'esercito
pakistano, il generale Ashfaq Pervaiz Kayani.
Afghanistan La Casa
Bianca ha confermato la visita del 12 maggio negli Stati Uniti del presidente afghano,
Hamid Karzai, nonostante le sue recenti accuse a Washington e alla Nato di aver creato
“un governo parallelo” in Afghanistan. Il presidente Usa, Barack Obama, ha inoltre
ribadito che il leader di Kabul resta un partner cruciale nella lotta ad Al Qaeda.
Pirateria
in Somalia: liberazione cargo turco Dopo un sequestro durato appena due giorni,
pirati somali hanno liberato il cargo turco “Yasin C" e tutti i 25 membri dell’equipaggio.
Lo ha annunciato la Forza navale europea di contrasto alla pirateria, che opera nelle
acque del Golfo di Aden, senza fornire ulteriori dettagli.
Elezioni in Sudan A
due giorni dalle elezioni presidenziali in Sudan, il presidente Omar el-Bashir ha
invocato l'unità del Paese. Tra domenica e martedì prossimi, i sudanesi sono chiamati
alle urne per le prime elezioni multipartitiche, necessarie a rinnovare il parlamento
ed eleggere il presidente. Bashir conta su queste elezioni per riguadagnare legittimità
politica, dopo il mandato d'arresto spiccato nei suoi confronti dalla Corte penale
internazionale che lo accusa di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, per
la guerra civile nel Darfur.
Stati Uniti: cresce il bilancio delle vittime
nella miniera in Virginia Sale a 29 il numero dei minatori morti per l’esplosione
di lunedì scorso nella miniera di carbone Upper Big Branch della Massey Energy, 50
km a sud di Charleston, nel West Virginia. Sono stati trovati nella notte i corpi
dei quattro uomini che erano ancora considerati dispersi. Il presidente americano,
Obama, aveva espresso nei giorni scorsi parole di cordoglio per le famiglie delle
vittime e promesso che avrebbe assicurato maggiore sicurezza nelle miniere. Un primo
rapporto sulle cause dell’esplosione sarà inviato la prossima settimana al presidente
americano per fare chiarezza sull’incidente. (Panoramica internazionale a cura
di Marco Guerra) Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LIV no. 100 E'
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Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
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