Gli attacchi al Papa moltiplicano la solidarietà: L'arcivescovo di Washington: Benedetto
XVI ha messo le vittime al centro dell'attenzione
Di fronte ai continui attacchi sulla questione degli abusi, si moltiplicano le testimonianze
di affetto e solidarietà che giungono al Papa come ci riferisce in questo servizio
Sergio Centofanti.
“La Chiesa ha sempre perseguito e dato delle indicazioni
di massima trasparenza e fermezza nell’affrontare” il “crimine” degli abusi sui minori:
è quanto ha affermato alla Cnn il presidente della Conferenza episcopale italiana,
il cardinale Angelo Bagnasco. “Non c’è stata una cultura del silenzio imposta o predicata
dalla Chiesa, a nessun livello” ha aggiunto il porporato. Alla domanda sull’esistenza
di una campagna orchestrata contro il Papa, ha risposto: “Certamente, guardo i fatti
e sembra che ogni parola, ogni atto del Santo Padre non vada bene a certe persone
o in certi ambienti. Sembra che li irritino. Uno si deve chiedere perché”.
Sull’Osservatore
Romano è intervenuto anche il vicepresidente della Cei, l’arcivescovo di Perugia,
Gualtiero Bassetti: il Papa – ha detto – è un “coraggioso testimone della verità”
e questo il mondo non lo tollera perché vuole assimilare la Chiesa “per renderla insignificante.
Essa invece resta coscienza critica e fonte di sicurezza e speranza per quanti davvero
aspirano al bene”. D’altra parte – ha aggiunto – “il coraggio di Benedetto XVI va
oltre, non temendo di indicare alla Chiesa anche la realtà scomoda delle mancanze,
delle povertà e degli scandali dei suoi figli”. E questo, affrontando l’oltraggio
e la derisione di un mondo dominato dall’apparenza. Il Papa – conclude mons. Bassetti
– “ non chiede ad altri di portare la croce: l’assume di persona sull’esempio di nostro
Signore”.
Il prelato dell’Opus Dei, mons. Javier Echevarría, parla di una “persecuzione
silenziosa” che ci invita a ricambiare “il male con il bene” per essere “più lietamente
fedeli e più apostolici”.
Il cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito
delle Cause dei Santi, definisce gli attacchi “una grave ingiustizia e senza dubbio
un’offesa all’onestà intellettuale e alla verità storica”. “I preti che hanno commesso
questi abominevoli crimini – ha detto – sono una parte infinitesimale ed è giusto
che paghino, ma ora vogliono far apparire la Chiesa cattolica per quello che non è”.
Mons.
Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra, protagonista della lotta alla camorra,
ha spiegato che "più che contro la pedofilia ci si vuole scagliare contro la Chiesa
e colpire il Papa per demoralizzare i fedeli”. "La Chiesa – ha detto - è sempre stata
combattuta. Ma si tratta di un attacco che non riuscirà; anzi la gente reagisce positivamente
perché è intelligente e capisce che siamo di fronte ad una persecuzione”.
Sulla
questione degli abusi negli Stati Uniti ascoltiamo l'arcivescovo di Washington,
Donald Wuerl, al microfono di Christopher Altieri:
R. – My first
reaction was... La mia prima reazione è stata: “Come è stato possibile che
tutto questo accadesse? Come è potuto accadere che preti che hanno abusato di minori
siano stati assegnati a nuovi incarichi?". Questo ha portato ad un profondissimo esame
di coscienza; abbiamo immediatamente applicato misure severissime, molto, molto pesanti.
I vescovi hanno posto in essere immediatamente una politica che garantisse la tutela
di bambini e adolescenti. Questo ha messo le vittime al primo posto, e questo è stato
reso possibile grazie all’intervento della Santa Sede e di Giovanni Paolo II, Pontefice
all’epoca; sotto la guida dell’allora cardinale Ratzinger siamo stati in grado di
ottenere delle norme essenziali, che cambiassero la legge della Chiesa riformando
le procedure legali al fine di facilitare la rimozione dei preti nel caso di abusi
sessuali su minori, in maniera decisa e spedita. Ora, di tutto questo in realtà non
si è parlato un granché, anzi è stato praticamente ignorato dalla stampa statunitense:
a cominciare dal ruolo svolto da Benedetto XVI nel porre al centro di tutto l’attenzione
alle vittime. Io credo che il Santo Padre abbia dato l’esempio di come dobbiamo raggiungere
coloro che soffrono.