A Torino tutto pronto per l'Ostensione della Sindone: intervista con Bruno Barberis
C’è grande attesa per l’inaugurazione, domani nel Duomo di Torino, dell’Ostensione
della Santa Sindone, in programma fino al 23 maggio prossimo. Ma cosa significa, oggi,
chiedersi se la Sindone è autentica? Al microfono di Fabio Colagrande ci risponde
Bruno Barberis,direttore del Centro internazionale di Sindologia di
Torino:
R.
– “Autentica” può voler dire che realmente è l’impronta lasciata da un corpo umano,
non è un dipinto, un manufatto. E questo, nonostante che ogni tanto saltino fuori
teorie le più disparate nelle quali presunti ricercatori affermano di essere riusciti
a ottenere con una qualche tecnica un’immagine uguale a quella della Sindone, in realtà
nessuno mai c’è riuscito. E ciò perché una cosa è tentare di riprodurla, una cosa
è realmente averla riprodotta. Per cui, oggi possiamo affermare con certezza che l’impronta
che vediamo su quel telo è veramente l’impronta lasciata dal cadavere di un uomo che
ha subito una lunga serie di torture, ultima delle quali la crocefissione; e che è
morto, in quanto è chiaramente l’impronta lasciata da un cadavere. Altra cosa è sostenere,
ad esempio, come autenticità il fatto che sia coeva con il periodo di Cristo, e questo
è un problema ancora aperto visto che la datazione con il radiocarbonio che risale
ormai a 22 anni fa, diede un risultato medievale ma suscitò moltissime polemiche legate
alle modalità con le quali fu condotta, di certo poco scientifiche, e soprattutto
al fatto che datare un tessuto è un problema complesso in quanto può essere pesantemente
inquinato da contaminazioni esterne di vario genere. Terzo livello di autenticità:
che veramente sia non solo coeva dell’epoca di Cristo, ma sia realmente l’impronta
lasciata dal Corpo di Cristo dopo la sua morte, e questo è un problema ancora più
complesso da risolvere, anche se la perfetta corrispondenza tra le immagini, le lesioni
che leggiamo sul telo e quelle che invece leggiamo nelle descrizioni evangeliche,
permettono di ritenere altissimamente probabile l’identità tra i due uomini: quello
della Sindone e il Gesù dei Vangeli. Infatti, alcune delle caratteristiche che vediamo
su entrambi sono rarissime e non possono essere normali per un qualunque crocifisso
della storia.
D. – In breve, professore, perché dunque
secondo lei il cosiddetto “caso Sindone” non può considerarsi chiuso?
R.
– Per il semplice fatto che abbiamo ancora parecchi problemi da risolvere. Primo tra
tutti il problema di capire come possa essersi formata questa impronta. L’altro problema
è quello della datazione del tessuto che richiede, prima di riprovare un’altra volta,
di avere informazioni più dettagliate sulla mappatura chimico-fisica del telo per
comprendere, ad esempio, qual è il punto più adatto per un prelievo oppure se vi sono
forse più punti sui quali fare prelievi in modo tale da ottenere poi una media significativa
… Quindi, queste sono le due problematiche più aperte. Ma ve ne sono ancora altre,
come ad esempio una migliore tipizzazione del sangue, lo studio di quelle tracce presunte
che alcuni studiosi ritengono di aver visto sulla Sindone … C’è da lavorare ancora
per un bel po’, sicuramente!
D. – Nella sua esperienza
di studioso, le è mai capitato di incontrare scienziati che pur non essendo credenti,
allo stesso tempo però non erano affatto scettici di fronte a questo oggetto di studio,
lo consideravano molto seriamente?
R. – La storia della
Sindone è piena di questi personaggi. Partendo da Yves Delage, che fu uno dei
primissimi studiosi della Sindone, un accademico di Francia dichiaratamente agnostico
che più di 100 anni fa incominciò a studiare la fotografia del 1898, convintissimo
che si trattasse di un falso realizzato in qualche modo. Con il passare del tempo,
si rese conto invece che era esattamente il contrario, tanto che presentò un articolo
all’Accademia di Francia che fu rifiutato perché ritenuto non scientifico perché trattava
della Sindone, ritenuta un oggetto di interesse fideistico o religioso. Yves Delage
rimase molto male perché, pur essendo agnostico, riteneva che gli studi seri e motivati
non dovessero lasciarsi influenzare da preconcetti. E di personaggi come lui ce ne
sono stati parecchi nella storia della Sindone; anche uomini di fede ma non cristiani:
ho conosciuto anche studiosi ebrei, come Alan Adler, preziosi e convinti studiosi
della Sindone, convinti della sua autenticità, cioè che abbia avvolto il corpo di
Cristo; ma non per questo si sono convertiti al cristianesimo! Segno, quindi, che
l’immagine che vediamo sulla Sindone è veramente universale e può parlare a tutti,
purché la si guardi e la si legga con cuore aperto e non chiusi da preconcetti che
in realtà, poi, non conducono a nulla se non a delle battaglie senza senso contro
questa immagine.