Italia: riviste missionarie e diocesane a rischio chiusura
Associazioni senza fini di lucro, grandi e piccoli editori, organizzazioni che editano
settimanali e mensili dicono “no” alla soppressione delle tariffe postali agevolate
per i giornali e i periodici. La decisione è stata presa con un decreto interministeriale
che va ad incidere su una legge del 2004, che appunto prevedeva costi ridotti per
i prodotti editoriali inviati via posta. Il rischio per molti editori è la chiusura,
oppure dover aumentare il costo per gli abbonati. In pericolo le riviste missionarie
e diocesane. Alessandro Guarasci ha intervistato don Giorgio Zucchelli,
presidente della Fisc, la Federazione che raccoglie i settimanali cattolici:
R. – I nostri
giornali hanno un aumento dei costi praticamente del 120 per cento. Evidentemente
molti dei nostri giornali si troveranno in grandi difficoltà nel dover pagare un costo
completo della spedizione postale. Naturalmente, poi, se qualche giornale dovesse
rischiare di chiudere o malauguratamente chiudere, si porrà un problema di pluralismo
dell’informazione. Potremmo rischiare di avere molte testate, e non soltanto delle
nostre, ma penso ad esempio anche a tantissime testate di no-profit, di istituti religiosi,
che avranno un aumento non del doppio, ma addirittura del triplo o del quadruplo.
D.
– Questo vuol dire che la piccola editoria, soprattutto quella cattolica, ha ancora
un senso in Italia?
R. – I nostri giornali sono giornali
dei territori. In alcuni territori, l’unico giornale che parla della gente siamo noi.
Chiudendo, quindi, i nostri giornali, si chiuderebbe anche quell’informazione locale,
che per i singoli territori è estremamente importante.
D.
– Ma, secondo lei, non si può ricorrere – ad esempio – ad internet per raggiungere
tanti abbonati?
R. – Noi questo lo abbiamo già fatto.
I nostri giornali hanno, quasi tutti, anche la versione elettronica. Tanto è vero
che al prossimo Convegno della Cei “Testimoni digitali” presenteremo il sito-portale
della Fisc, che è collegato a tutti i siti dei nostri giornali. Anche se siamo convinti,
però, che le due versioni possano andare in tandem, ottimizzandosi l’una l’altra.
La versione cartacea non finirà mai.
D. – E’ un
problema anche di scarsa concorrenza nel settore delle poste e della distribuzione
dei settimanali, secondo lei?
R. – Certamente. Le
Poste hanno il monopolio fino alla fine di quest’anno. E’ sempre mancata questa concorrenza
ed abbiamo sempre avuto problemi e non solo di costi, ma anche di distribuzione, nel
senso che non siamo sempre stati soddisfatti di come le Poste diffondono i nostri
giornali. Penso che la concorrenza possa giovare sia per quanto riguarda i costi,
sia per quanto riguarda l’efficienza del servizio.