2010-04-08 14:55:45

Accordo storico a Praga: Obama e Medvedev firmano la riduzione degli arsenali nucleari


Storico è l’aggettivo con cui sia il presidente Usa, Barack Obama, sia il capo del Cremlino, Dmitri Medvedev, hanno commentato la firma stamane a Praga dell’accordo Start2 per la riduzione del 30% delle armi nucleari. La firma e la conferenza stampa congiunta hanno fatto seguito a due ore di colloquio. Il servizio Fausta Speranza:RealAudioMP3

 
La firma dell'accordo Start2 per la riduzione delle armi nucleari è un “avvenimento storico” anche perchè avviene a Praga, città che è un “monumento alla pace”. Sono parole del presidente americano, Obama, che sottolinea che con questo accordo Mosca e Washington hanno “fermato la deriva” nei rapporti bilaterali. Obama aggiunge poi che l’accordo rende gli Stati Uniti e il mondo "più sicuri”. E non sono da meno i commenti del presidente russo Medvedev che parla di pagina nuova nelle relazioni tra i due Paesi e si dice certo che l’accordo aumenterà la sicurezza in tutto il mondo”. Medvedev ci tiene anche a puntualizzare che si tratta di un accordo equilibrato e – aggiunge – non ci sono “né vincitori ne' vinti: a vincere è la sicurezza mondiale, dunque la comunità internazionale”. Medvedev poi liquida anche la questione dello scudo antimissile statunitense, affermando che “i passi fatti dall'amministrazione Obama rispetto a quella Bush sullo scudo antimissile hanno favorito il progresso dei negoziati” e che se restano divergenze ci sono però motivi di ottimismo. Resta da dire che il leader del Cremlino ha ringraziato Obama per il “lavoro di squadra” e le autorità ceche per la bellissima sala del Castello di Praga che hanno messo a disposizione per la cerimonia.

 
Katyn: commemorazione dell’eccidio di 22 mila polacchi ordinato da Stalin
Il premier russo, Vladimir Putin, e quello polacco, Donald Tusk, hanno commemorato ieri a Katyn, in Russia, l’eccidio di circa 22 mila polacchi, in gran parte ufficiali ed esponenti della classe dirigente, compiuto dalla polizia segreta sovietica per ordine di Stalin. Si è trattato della prima commemorazione comune tra Polonia e Russia, a 70 anni da quel terribile massacro. Ha preceduto i discorsi politici una celebrazione religiosa alla quale hanno partecipato, da parte polacca, mons. Tadeusz Pikus, presidente della Consiglio per il Dialogo ecumenico dell’episcopato polacco, il metropolita ortodosso, il rabbino capo, il vescovo della chiesa luterana e il rappresentante delle comunità musulmane, insieme a sacerdoti del patriarcato di Mosca. Il servizio di Adriana Masotti:RealAudioMP3

Una delle pagine più buie anche se poco conosciute della storia del Novecento, quella del massacro di oltre 20 mila polacchi trucidati in Russia per ordine di Stalin fra l’aprile e il maggio del 1940. Erano per lo più ufficiali e membri dell'intelighenzia polacca. Lo scopo, quello di eliminare il nerbo di una possibile resistenza o rinascita della Polonia. Pesante la mistificazione del regime sovietico, che fino al 1990 attribuì il massacro ai nazisti. Tutto era cominciato dopo l’invasione nel 1939 della Polonia orientale da parte dell’Unione Sovietica. Numerosi prigionieri furono deportati in Russia. Poi, “in nome dell’interesse supremo dello Stato”, la decisione di eliminarne circa 22 mila, ciascuno con un colpo d’arma da fuoco alla nuca, davanti alle fosse comuni scavate in varie zone della Russia, tra cui la foresta di Katyn, 400 km. a sud ovest di Mosca, diventata il simbolo di questa tragedia. "Per questi crimini non possono esistere giustificazioni", ha detto Putin durante la cerimonia di commemorazione. Il premier russo ha voluto poi sottolineare che le vittime del regime comunista furono anche i cittadini sovietici: cosacchi, preti, contadini, professori, operai. “Alla Russia e alla Polonia - ha detto ancora - è toccato in sorte, come a nessun altro Paese, di passare per tutte le tragedia del Ventesimo secolo, di pagare un prezzo estremamente alto per le due guerre mondiali, per conflitti fratricidi, per la ferocia e disumanità del totalitarismo”. Una condanna ferma dello stalinismo, dunque, ma nessuna richiesta di perdono. E neppure la decisione di togliere il segreto di Stato su due terzi dei faldoni giudiziari del processo che ha liquidato gli orrori di Katyn come delitti comuni, e non come crimini di guerra o genocidio. Ma in ogni caso un primo, importante passo è stato fatto e lo stesso premier polacco Tusk si è detto convinto che “Russia e Polonia troveranno la forza e il coraggio di andare fino in fondo perché la via della riconciliazione sia facile e breve”.

 
Forte calo della Borsa di Atene
Sempre più critica la situazione dei conti economici della Grecia. Oggi, tonfo della piazza finanziaria. La Borsa di Atene segna un calo del 5,68%. Mentre è in corso una missione di due settimane di una delegazione tecnica del Fondo monetario internazionale, oggi la crisi ellenica dominerà l'agenda della riunione della Banca centrale europea a Francoforte.

Tensione altissima in Thailandia: oscurata la tv dei manifestanti
La tv di riferimento delle “camicie rosse” thailandese è stata oscurata e i dimostranti minacciano ritorsioni se rimarrà fuori onda. Dalle province rurali nel nord del Paese, giungono intanto notizie di manifestazioni parallele dei sostenitori dell'ex premier, Thaksin Shinawtra. Ma dopo la proclamazione dello stato di emergenza, la situazione a Bangkok è sostanzialmente immutata rispetto a ieri: nonostante i poteri speciali, le forze armate non si fanno vedere nelle strade e migliaia di dimostranti continuano a presidiare alcuen zone sotto un sole torrido. I manifestanti - sostenitori dell’ex premier Shinawatra - chiedono le dimissioni del primo ministro Vejjajiva e nuove elezioni. L'emittente Ptv, il "Canale del popolo", che trasmette tutte le manifestazioni dei “rossi”, è stata oscurata questa mattina assieme ad altri siti - anche in inglese – che simpatizzano con la loro causa. Dal palco eretto presso la Ratchaprasong Intersection, i leader del movimento hanno intimato al governo di Abhisit Vejjajiva di annullare l’oscuramento della televisione, pena un'escalation della protesta. Hanno anche aggiunto di voler cercare altri satelliti disposti a far tornare in onda Ptv. Abhisit - che per seguire la situazione ha annullato un previsto viaggio in Vietnam - ripete di non aver intenzione di usare la forza e ha messo a disposizione un servizio di trasporto via autobus, invitando i manifestanti a tornare nelle province con l'assicurazione che non verranno perseguiti. Ma per domani i fedelissimi di Thaksin hanno già annunciato l'ennesimo corteo per le strade di Bangkok.

Elezioni in Sri Lanka
In tutto lo Sri Lanka sono cominciate oggi, alle 7 (le 3:30 italiane), le operazioni di voto per il rinnovo del parlamento, senza che si registrassero problemi di ordine pubblico. Lo riferiscono i media a Colombo. Oltre 14 milioni di elettori avranno tempo fino alle 16 per scegliere 225 parlamentari fra i candidati di una trentina di partiti. Fra questi, i principali sono l'Alleanza per la libertà del popolo unito (Upfa) del presidente, Mahinda Rajapaksa, e il partito nazionale unito (Unp), che ha candidato l'ex comandante dell'esercito, Sarath Fonseka, attualmente in carcere. Il presidente Rajapaksa, che ha vinto le presidenziali del 26 gennaio, è stato fra i primi oggi a recarsi a votare nella sua città natale di Hambantota. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:RealAudioMP3

 
Ci si aspetta una riconferma nel partito di maggioranza di Rajapaksa, che dovrà di nuovo vedersela con il suo maggiore rivale, il generale Sarath Fonseca, in carcere per accuse di golpe e di corruzione e sottoposto a Corte marziale. Fonseca, l’ex capo di Stato maggiore, artefice della vittoria militare contro le Tigri Tamil, gode ancora di molta popolarità, nonostante la dura repressione del governo contro i suoi sostenitori e contro la stampa indipendente. Secondo l’opposizione, le elezioni del 26 gennaio scorso, dove Rajapaksa vinse con larga maggioranza, sono state truccate da brogli e da irregolarità e hanno visto una scarsa partecipazione della minoranza Tamil. Anche se favorito, il partito nazionalista di Rajapaksa difficilmente riuscirà però a raggiungere una maggioranza dei due terzi, che permetterebbe al parlamento di avviare alcune importanti riforme costituzionali. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 98

 
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.







All the contents on this site are copyrighted ©.