2010-04-07 15:41:07

Centrafrica: la Pasqua nonostante le minacce dei ribelli dell'Lra che hanno catturato 100 persone


“I guerriglieri dell’Lra non ci hanno tolto il diritto e il desiderio di vivere la fede e di celebrare la Pasqua” dice all’agenzia Fides mons. Juan José Aguirre Muños, vescovo di Bangassou, nel sud-est della Repubblica Centrafricana, dove i ribelli ugandesi dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra) continuano ad assalire e a depredare la popolazione civile. Nella settimana precedente la Pasqua gli uomini dell’Lra hanno attaccato il 21 marzo il villaggio di Agoumar (con un bilancio di 11 morti), il 25 marzo quello di Karmadar e il 28 quello di Dembia, dove sono intervenuti i militari ugandesi, che hanno ucciso 15 guerriglieri. Da due anni l’Uganda mantiene un contingente militare in Centrafrica, con il permesso delle autorità locali, per dare la caccia all’Lra. “Mi sono recato nell’area dove imperversano i guerriglieri dell’Lra” dice mons. Aguirre Muños. “La popolazione è terrorizzata ed è molto preoccupata per la sorte di oltre 100 persone, tra le quali vi sono diverse ragazze, che sono state rapite negli assalti ai villaggi commessi nelle ultime settimane. Venerdì Santo, 2 aprile, mi sono recato nel villaggio di Agoumar, che era stato attaccato il 21 marzo. Ho cercato di confortare la popolazione fortemente provata, e di instillare la speranza di un futuro migliore. Ma le violenze dell’Lra non si sono arrestate. Il giorno successivo, 3 aprile, Sabato Santo, 6 persone sono state uccise sulla strada che conduce a Rafai, il centro più importante dell’area. La loro automobile è stata data alle fiamme così come i corpi delle povere vittime, un ulteriore segno di sfregio nei confronti della popolazione civile inerme” afferma mons. Aguirre Muños. “La Pasqua l’ho celebrata a Rafai. Una celebrazione all’insegna della tristezza e della preoccupazione per la sorte dei rapiti, ma aperta alla speranza della pace portata dalla Risurrezione. Abbiamo chiesto al Signore conforto per le vittime e soprattutto il ritorno dei rapiti alle loro famiglie” conclude il vescovo di Bangassou. (R.P.)







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