Urbi et Orbi: il Papa chiede una conversione all'umanità "in crisi profonda" e volge
lo sguardo a Paesi segnati da violenze, narcotraffico, ingiustizie sociali, dolore.
Il cardinale Sodano: la Chiesa è con lei
Le aree più difficili del mondo sono nel cuore del Papa che, dopo la Veglia pasquale
della notte e la S. Messa stamane in piazza San Pietro, ha rivolto il saluto Urbi
et Orbi rivolgendo un pensiero in particolare a Medio Oriente, Iraq e Pakistan, Paesi
Latino-americani e dei Caraibi e Africa, denunciando ingiustizie economiche, narcotraffico
e persecuzioni. Ha chiesto all’umanità “una conversione profonda”. Estremamente significativi,
alla Messa, gli auguri che il card. Sodano, decano del Collegio cardinalizio, ha rivolto
al Papa. Ci racconta tutto nel servizio Fausta Speranza. L’Umanità
ha bisogno “non di aggiustamenti superficiali ma di una conversione spirituale e morale”:
è quanto afferma il Papa che parla di “una crisi che è profonda e che come tale richiede
cambiamenti profondi, a partire dalle coscienze”. “La Pasqua non opera alcunamagia”, dice con chiarezza Benedetto XVI chiamando così tutti a riflettere sul
valore grande e vero della Pasqua: la morte e Risurrezione di Cristo che hanno vinto
il peccato sono per l’umanità il segno di “una nuova alleanza” e portano il frutto
di “una nuova speranza” “Come al di là del Mar Rosso gli
ebrei trovarono il deserto, così la Chiesa, dopo la Risurrezione, trova sempre la
storia con le sue gioie e le sue speranze, i suoi dolori e le sue angosce. E tuttavia,
questa storia è cambiata, è segnata da un’alleanza nuova ed eterna, è realmente aperta
al futuro. Per questo, salvati nella speranza, proseguiamo il nostro pellegrinaggio,
portando nel cuore il canto antico e sempre nuovo: “Cantiamo al Signore: è veramente
glorioso!”. “Cantate al Signore, / perché ha mirabilmente trionfato:
/ cavallo e cavaliere / ha gettato nel mare!”: è il canto degli ebrei dopo il passaggio
del Mar Rosso, è il cantico che ripetiamo nella Veglia pasquale consapevoli che la
Pasqua è per la salvezza di tutti i popoli. E Benedetto XVI ricorda che “con la sua
Morte e Risurrezione, Gesù Cristo ha liberato l’uomo dalla schiavitù radicale, quella
del peccato, e gli ha aperto la strada verso la vera Terra promessa, il Regno di Dio,
Regno universale di giustizia, di amore e di pace.” “Questo ‘esodo’ – sottolinea il
Papa - avviene prima di tutto dentro l’uomo stesso”. “La Pasqua ha invertito la tendenza
– dice il Papa – “è un avvenimento che ha modificato l’orientamento profondo della
storia, sbilanciandola una volta per tutte dalla parte del bene, della vita, del perdono”.
Dunque “l’esodo” dalla violenza alla pace è quanto Benedetto XVI si augura per terre
martoriate a partire dal Medio Oriente: “Al Signore Gesù
chiedo che in Medio Oriente, ed in particolare nella Terra santificata dalla sua morte
e risurrezione, i Popoli compiano un “esodo” vero e definitivo dalla guerra e dalla
violenza alla pace ed alla concordia. Alle comunità cristiane, che, specialmente in
Iraq, conoscono prove e sofferenze, il Risorto ripeta la parola carica di consolazione
e di incoraggiamento che rivolse agli Apostoli nel Cenacolo: “Pace a voi!” “Per
quei Paesi Latino-americani e dei Caraibi che sperimentano una pericolosa recrudescenza
dei crimini legati al narcotraffico, - dice Benedetto XVI - la Pasqua di Cristo segni
la vittoria della convivenza pacifica e del rispetto per il bene comune”. Poi il pensiero
ad Haiti e al Cile, colpiti da devastanti terremoti: “La
diletta popolazione di Haiti, devastata dall’immane tragedia del terremoto, compia
il suo “esodo” dal lutto e dalla disperazione ad una nuova speranza, sostenuta dalla
solidarietà internazionale. Gli amati cittadini cileni, prostrati da un’altra grave
catastrofe, ma sorretti dalla fede, affrontino con tenacia l’opera di ricostruzione.” L’augurio
di pace per l’Africa: nella forza di Gesù risorto, - dice il Papa - si ponga fine
ai conflitti che continuano a provocare distruzione e sofferenze e si raggiunga quella
pace e quella riconciliazione che sono garanzie di sviluppo. In particolare, cita
la Repubblica Democratica del Congo, la Guinea, la Nigeria.” E il pensiero forte del
Papa va ai “cristiani che, per la loro fede, soffrono la persecuzione e persino la
morte, come in Pakistan”, “ai Paesi afflitti dal terrorismo e dalle discriminazioni
sociali o religiose”. La raccomandazione ai responsabili di tutte le Nazioni: “Ai
responsabili di tutte le nazioni la Pasqua di Cristo rechi luce e forza, perché l’attività
economica e finanziaria sia finalmente impostata secondo criteri di verità, di giustizia
e di aiuto fraterno. La potenza salvifica della Risurrezione di Cristo investa tutta
l’umanità, affinché essa superi le molteplici e tragiche espressioni di una “cultura
di morte” che tende a diffondersi, per edificare un futuro di amore e di verità, in
cui ogni vita umana sia rispettata ed accolta.” Il
saluto e la benedizione Urbi et orbi: tra i tradizionali saluti nelle diverse espressioni
linguistiche, in italiano un pensiero alle persone sofferenti nel corpo e nello spirito
con la preghiera che “la luce e la grazia di Dio sostengano i progetti di sviluppo
e di bene che l’intera Comunità Nazionale è chiamata ad attuare nella concordia operosa
e nella pace”. Poi, un pensiero nelle lingue più conosciute e in quelle meno conosciute:
dall’indi al kirundi e kinyarwanda, dal serbo-lusazio al kazako. Chrystus
z mortwych stanył. Исатірілпті. Nell’armonia degli accostamenti
più diversi di vocali e consonanti, il Papa esprime a tutti parole di speranza in
Cristo Risorto. In lingua neerlandese un ringraziamento per i fiori inviati dai Paesi
bassi per abbellire piazza San Pietro colpita dalla pioggia in questo giorno di Pasqua. E
facciamo un passo indietro alla Messa di stamane: all’inizio della celebrazione, il
Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, ha rivolto al Papa gli auguri
esprimendo parole di particolare comunione e vicinanza:“noi
ci stringiamo intorno a Lei”. Parole di ringraziamento: “Le siamo profondamente grati
per la fortezza d’animo ed il coraggio apostolico con cui annunzia il Vangelo di Cristo.”.
“E’ con Lei il popolo di Dio, - dice il card. Sodano - che – aggiunge - non si lascia
impressionare dal “chiacchiericcio” del momento, dalle prove che talora vengono a
colpire la comunità dei credenti”. Continua: “Con Lei sono i Cardinali, Suoi Collaboratori
nella Curia Romana. Con Lei sono i Confratelli Vescovi sparsi per il mondo, che guidano
le tremila circoscrizioni ecclesiastiche del pianeta. Sono particolarmente con Lei
in questi giorni quei quattrocentomila sacerdoti che servono generosamente il popolo
di Dio, nelle parrocchie, negli oratori, nelle scuole, negli ospedali e in numerosi
altri ambienti, come pure nelle missioni, nelle parti più remote del mondo.” Il card.
Sodano ricorda che il Papa, Giovedì scorso nella Santa Messa per la Benedizione degli
Oli Santi, ha ricordato che Pietro così ci descriveva l’atteggiamento di Cristo durante
la sua Passione: “insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava
vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia”. In questa Solennità pasquale,
- assicura il card. Sodano - noi pregheremo per Lei, perché il Signore, Buon Pastore,
continui a sostenerla nella Sua missione a servizio della Chiesa e del mondo.”