“La natura è il dono di Dio all’uomo. Ne siamo responsabili e non possiamo manipolarla
e nostro piacimento”. In un documento diffuso lo scorso 12 marzo al termine dell’Assemblea
plenaria, i vescovi coreani ricordano il messaggio dell’enciclica “Caritas in Veritate”
di Benedetto XVI per spiegare la contrarietà della Chiesa locale al progetto governativo
che coinvolge alcuni grandi fiumi del Paese. Un’iniziativa che – secondo le critiche
raccolte da Asianews - mette a serio rischio le risorse di acqua potabile del Paese
e dunque l’equilibrio e lo sviluppo ecologico dell’area. In particolare, il progetto
prevede una serie di scavi nei pressi dei quattro più grandi fiumi della Corea del
sud, con l’obiettivo di creare una grande “autostrada acquatica” che unisca Seoul
a Busan e che possa agevolare il trasporto locale e promuovere lo sviluppo del turismo.
Ma l’intervento rischia di distruggere parte dei territori delle diocesi di Seoul,
Incheon, Suwon e Uijeongbu, tuonano il clero, i fedeli laici e le organizzazioni locali
di matrice cattolica che esprimono preoccupazione per una decisione presa “senza il
consenso della popolazione”. E si moltiplicano le manifestazioni di dissenso: nelle
domeniche di Quaresima, davanti a circa 200 chiese della capitale, l’arcidiocesi di
Seul ha promosso la distribuzione di volantini con l’invito a difendere la vita da
un’iniziativa che “va contro l’ordine della Creazione”, mentre è in corso una raccolta
di firme – che conta già 30mila adesioni - per chiedere al presidente Lee Myung-bak
di fare un passo indietro. Oggi, domenica di Pasqua, due messe sono celebrate nei
luoghi che saranno distrutti dai lavori. (C.D.L.)