Sudafrica: prime vittime della Febbre della Rift Valley
L’epidemia di Febbre della Rift Valley (Rvf) in corso da settimane in Sudafrica, che
finora aveva interessato soprattutto il bestiame, si sta propagando sempre di più
anche tra gli esseri umani. L’allarme è stato lanciato dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità, citando i bilanci dell’Istituto nazionale sudafricano delle malattie
secondo cui al momento i test di laboratorio hanno confermato due casi mortali e 63
casi di contagio umano. La Febbre della Rift Valley finora ha colpito prevalentemente
persone che hanno a che fare con gli animali (veterinari, allevatori e contadini),
ma il timore è che il contagio si stia propagando anche a causa delle zanzare e che
quindi potrebbe subire un’accelerazione se non è contenuto in fretta. Secondo l’Oms,
che definisce la Febbre della Rift Valley una “malattia pericolosa”, al momento l’epidemia
animale è in corso in sette delle nove province del Sudafrica. La Misna riferisce
che intanto le istituzioni sanitarie nazionali hanno già avviato campagne di vaccinazione,
principale strumento per contenere la diffusione della malattia. La più grave epidemia
di Rvf in Sudafrica risale al 1974 e causò la morte di decine di migliaia di capi
di bestiame. La Febbre della Rift Valley è una malattia infettiva che colpisce sia
gli animali – soprattutto ovini, bovini, caprini e cammelli – sia l'uomo. Non esiste
una cura specifica, ma solo una terapia sintomatica e di supporto, basata sulla vaccinazione
degli animali, su adeguate misure di protezione per evitare il contatto con materiale
infetto e sul controllo della diffusione delle zanzare. (M.G.)