2010-04-03 10:20:04

Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo di Pasqua


La liturgia del giorno di Pasqua ci presenta il passo del Vangelo in cui Maria di Màgdala, recandosi al sepolcro di mattino, vede che la pietra è stata tolta dal sepolcro. Corre allora da Pietro e Giovanni dicendo:

«Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

 
"Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti". Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, professore di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

La giornata di Pasqua comincia con il grido angosciato di Maria di Magdala: “Hanno portato via il mio Signore”, ripetuto fra le lacrime. E si sviluppa con un gran correre di qua e di là, fino a notte fonda. Il cuore di tutti i discepoli e le discepole danza tra paura e sorpresa, gioia e nostalgia, presenza ed assenza. Il sepolcro vuoto non è il punto essenziale, ma solo la circostanza: centrale è il Vivente, il Maestro che non giace più nella morte, e a cui il Padre ha donato vita nuova, costituendolo fonte di vita per tutti. Non c’è bisogno di aromi e profumi: la sua risurrezione è il balsamo eterno di novità e grazia. Mancano perfino le parole per dire e spiegarsi: perché ciò che è avvenuto è nuovo, unico, divino. Le parole sono incapaci di dirlo con compiutezza. Solo la nostra vita risorta, trasfigurata, saprà fornire il vocabolario adeguato e convincente: perché la risurrezione non è una formula linguistica, o una ricompensa benefica, ma è una grazia di trasformazione. Un dono di immortalità: da Cristo a noi, a tutta l’umanità.







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