A prosito di alcuni articoli apparsi su diversi quotidiani, che riferiscono del "Caso
Teta", a Tucson,negli Stati Uniti, vi è stata oggi una Precisazione del Direttore
della Sala Stampa della Santa Sede, P.Federico Lombardi, di cui diamo il testo integrale:
La
presentazione fatta recentemente da alcune testate del “caso Teta”, un caso drammatico
di abusi da parte di un sacerdote della Diocesi di Tuscon negli anni 70, è fuorviante.
Dalla
documentazione risulta infatti con chiarezza e certezza che i responsabili della Congregazione
per la Dottrina della Fede – a cui la diocesi si era rivolta trattandosi di un caso
che riguardava il crimine di “sollecitazione” nel sacramento della penitenza – si
sono più volte interessati attivamente nel corso degli anni 90 perché il processo
canonico in corso nella Diocesi di Tucson fosse portato a termine debitamente (ciò
che avvenne nel 1997, con sentenza di riduzione allo stato laicale). Ciò è stato già
confermato con precisione in risposta alle domande della stampa locale dal vescovo
di Tucson, mons. Kicanas, anche tramite la pubblicazione delle lettere provenienti
dalla stessa Congregazione.
Il rev. Teta, presentò però appello contro
la sentenza e il suo ricorso pervenne al Tribunale della Congregazione quando era
stata già avviata la revisione delle norme canoniche precedentemente in vigore. Gli
appelli rimasero perciò pendenti fino all’entrata in vigore della nuova legislazione
nel 2001, che porta tutti i casi di “delitti più gravi” sotto la competenza della
Congregazione per la Dottrina della Fede per una trattazione più sicura e rapida.
Dal 2001 tutti gli appelli pendenti furono tempestivamente trattati,
e quello del caso Teta fu uno dei primi ad essere discusso. Ciò richiese del tempo,
anche perché la documentazione prodotta era particolarmente voluminosa. In ogni caso,
la sentenza di primo grado venne confermata “in toto”, con la conseguente riduzione
a stato laicale nel 2004.
Non si deve dimenticare che anche quando
gli appelli rimangono pendenti e la sentenza è sospesa, sono in vigore le misure cautelative
imposta dal vescovo all’imputato. Infatti il Teta era già sospeso dall’anno 1990.