“Questa è la settimana più importante dell’anno, per i cristiani in tutto il mondo”.
“Perché, come dice san Paolo, se Gesù non è risorto dai morti, tutta la nostra fede
è vana”. Il cattolico padre domenicano Jayalath Balagalla e il vescovo anglicano di
Colombo mons. Duleep de Chikera parlano all'agenzia AsiaNews della Settimana Santa,
momento sacro per tutti i cristiani. Padre Balagalla parla del Triduo santo, iniziato
ieri, che i fedeli cingalesi vivranno insieme, come ogni anno. Ricorda che “il Triduo
è un evento unico, anche se celebriamo tre eventi separati: l’istituzione dell’Eucarestia,
la crocifissione e la resurrezione”. “La resurrezione è fondamentale per la nostra
fede, e dopo la resurrezione Gesù apparve prima ad alcune donne, per primo a Maria
Maddalena. Anche se nella società ebraica quello che dicevano le donne non aveva grande
considerazione”. “Ma Maria Maddalena e le altre donne per prima sono andate al sepolcro,
la mattina presto, cosa inusuale, ma loro amavano davvero molto Gesù”. I fedeli cingalesi
riuniti per la veglia di Pasqua, o la mattina dopo per la Santa Messa, nel racconto
di quella mattina ripercorreranno lo sgomento, poi la sorpresa e infine la gioia dei
fedeli e dei discepoli di Gesù, nel trovare il sepolcro vuoto e, poi, nell’incontrarlo
di nuovo vivo tra loro. “Così la resurrezione è diventata un fatto concreto, per i
primi discepoli. San Paolo dice che Egli risorgerà ogni volta. Spesso lo dimentichiamo,
ma è il fatto più importante, quello che cambia la nostra vita. Gesù che ora vive
con noi e ci ama”. Mons. de Chikera parla della resurrezione come vittoria della morte
sulla vita, “della giustizia e dell’amore su falsità e violenza” e vede la Pasqua
come “la festa che ci chiama ad abbandonare il male che gli esseri umani si fanno
e ad abbracciare una vita guidata dalla libertà e dalla gratuità che Dio ci offre”.
Per il vescovo anglicano questo impegno è quotidiano e attuale, perché non succeda
più “che una madre debba piangere la morte insensata del figlio”, come troppo spesso
è accaduto durante la lunga guerra civile. Non succeda più che “i poveri debbano cercare
lavoro in terre lontano e i giornalisti debbano fuggire lontano dal Paese di nascita.
Che nessuno debba più languire nei campi per profughi, ma sia libero di andarsene
e costruirsi la casa dove vuole”. Il vescovo, nelle celebrazioni di questi giorni,
ha ricordato e ricorderà i molti mali della società cingalese, anche causati dall’uomo,
con l’auspicio che “la libertà ci faccia liberi e che diventiamo un popolo risorto
che passa dalle tenebre alla luce e dallo sconforto alla speranza”. (R.P.)