Vicenda degli abusi. La Chiesa: no ai falsi scoop, ma verità e trasparenza
Continua a tenere banco sulla stampa internazionale la questione degli abusi su minori
da parte di esponenti del clero. Ce ne parla in questo servizio Sergio Centofanti.
Il cardinale
arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn ha presieduto ieri, nella Cattedrale di
Santo Stefano, una Messa cui hanno partecipato alcune vittime degli abusi compiuti
da esponenti del clero. Un momento intenso che ha visto anche il susseguirsi di testimonianze
delle vittime: testimonianze forti e talvolta rabbiose. Il porporato ha chiesto perdono
a nome della Chiesa per quanto compiuto da alcuni sacerdoti. Intanto sulla questione
delle accuse al Papa per la gestione dei casi di abuso si registrano numerosi interventi.
Il cardinale William Joseph Levada, prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede, in un articolo scritto per il sito online
del Catholic San Francisco, il giornale della diocesi di cui era arcivescovo, afferma:
noi americani non siamo considerati “esempi di alta cultura, ma possiamo essere orgogliosi
della nostra passione per la giustizia”. Ebbene, aggiunge, devo ammettere “di non
essere fiero del New York Times come esempio di giustizia”. Il quotidiano accusa infatti
ingiustamente Benedetto XVI con “prosa altisonante” e “apparenti scoop” ignorando,
con i “soliti pregiudizi”, che fu proprio l’allora cardinale Ratzinger a cercare di
ripulire la Chiesa dalla sporcizia al suo interno, e in particolare dal 2001 allorché
fu affidata alla Congregazione per la Dottrina della Fede la gestione degli abusi.
Per quanto riguarda il caso del prete pedofilo Lawrence Murphy, ricorda quanto detto
dal vicario giudiziario dell’arcidiocesi di Milwaukee, padre Thomas Brundage, che
aveva la responsabilità della vicenda come presidente del collegio giudicante: non
ha mai ricevuto alcuna comunicazione dal Vaticano di sospendere il processo contro
Murphy, che quindi non è stato mai fermato fino alla sua morte nel 1998. Gli articoli
del New York Times – conclude il porporato –“mancano di qualsiasi ragionevole standard
di giustizia che gli americani hanno il diritto di trovare – e si aspettano di trovare
– nei loro media principali”. (L'articolo integrale del cardinale Levada, intitolato
"The New York Times and Pope Benedict XVI: how it looks to an American in the Vatican",
è disponibile sul sito vaticano: www.resources.va. Per la traduzione italiana vedi
sul nostro sito nella categoria Chiesa) Interviene
anche l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan: “la Chiesa – afferma – ha bisogno
di critica, tutto quello che chiediamo è che sia corretta e precisa”: per quanto riguarda
il Papa “non è stato così”. Vero e falso s’intrecciano scandalosamente nelle ricostruzioni
del New York Times: il resoconto sugli abusi è nauseante e amaramente vero ma le insinuazioni
contro l’allora cardinale Ratzinger sono totalmente prive di fondamento e fanno parte
di una campagna di falsità “ben oliata” contro il Papa. Tra l’altro – sottolinea
il presule – la documentazione presentata dal quotidiano non fa altro che confermare
che non ci fu alcun blocco del processo contro padre Murphy, il cui caso non costituisce
nessun grande scoop giornalistico perché liberamente reso noto dalla stessa arcidiocesi
di Milwaukee svariati anni fa. Perché – si chiede mons. Dolan – esce solo adesso questa
“non-notizia”? Non ha fatto notizia invece – aggiunge - il recente rapporto sul rispetto
della Carta di protezione dei bambini varata dalla Chiesa statunitense che prevede
misure rigidissime per prevenire eventuali abusi: secondo il rapporto nell’ultimo
anno vi sono sei accuse credibili di abusi in una Chiesa che conta 60 milioni di fedeli.
Anche se ce ne fosse uno solo – rileva – sarebbe troppo: tuttavia si tratta di una
percentuale notevolmente inferiore alla media nazionale ed è conosciuta perché la
Chiesa ne dà un resoconto trasparente. Un giornale che vuole essere rispettabile –
conclude l’arcivescovo di New York – dovrebbe semplicemente dire la verità.
In
questo contesto c’è da registrare l’intervento di un altro importante giornale di
New York, il Daily News, uno dei più diffusi negli Stati Uniti, che – pur rivolgendo
critiche alla Chiesa - bolla senza mezzi termini come “false” le accuse del New York
Times contro Benedetto XVI.
E alcuni giornali italiani
ricordano due elementi: il fatto che le accuse rivolte all’allora cardinale Ratzinger
sembrano ricoprire decenni di storia, mentre è solo dal 2001 che la Congregazione
per la Dottrina della Fede assume la gestione diretta degli abusi da parte del clero.
Inoltre, riguardo al cosiddetto “segreto pontificio” relativo ai casi di abusi, si
ribadisce che non ha nulla a che vedere con la denuncia alle autorità civili ma riguarda
solo il processo canonico per garantire le vittime e tutelare chi, accusato, potrebbe
risultare innocente.
Da parte sua il cardinale brasiliano
Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, parla di azione concertata contro il
Papa per renderlo responsabile di tutti i mali attraverso notizie forzate e strumentalizzate
che vogliono criminalizzare tutta la Chiesa a fronte di delitti commessi solo da alcuni.
Il patriarca di Venezia Angelo Scola ribadisce il
proprio affetto per Benedetto XVI che “tanto ha fatto e tanto fa per togliere 'ogni
sporcizia' dalla compagine degli uomini di Chiesa” e al quale ''vengono rivolte accuse
menzognere''.
Infine, l'arcivescovo di Genova e
presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nell'omelia che ha pronunciato questa
mattina nella Cattedrale di San Lorenzo in occasione della Messa Crismale, ha affermato
che i sacerdoti "devono essere portatori di gioia" e "nessuna ombra, per quanto grave,
dolorosa, deprecabile, puo' annullare il bene compiuto". "La gente - ha ricordato
ancora il cardinale rivolgendosi ai numerosi sacerdoti presenti - vi vuol bene e vi
guarda con stima” perché "sempre e comunque, il mondo, credente o meno, guarda al
sacerdote con l'aspettativa di vedere in noi il meglio dell'umanità e del bene. Vuole
dal sacerdote niente meno che la santità".