Il Papa alla Messa crismale: essere cristiani vuol dire non accettare leggi ingiuste
come l'aborto, portare la pace, restare lieti nella prova
Essere cristiani significa, come Cristo, essere “unti” con l’olio dello Spirito Santo,
che dona sia la forza di opporsi a leggi false o ingiuste, come quella che consente
l’aborto, sia la gioia di mantenersi fedeli a Dio anche nella sofferenza, senza rispondere
con la vendetta agli insulti ricevuti. Sono alcuni degli esempi che hanno caratterizzato
l’omelia di Benedetto XVI alla Messa crismale del Giovedì Santo. Il Papa l’ha presieduta
questa mattina nella Basilica di San Pietro benedicendo i tre oli sacri dei catecumeni,
dell’unzione degli Infermi e del crisma. La cronaca della celebrazione nel servizio
di Alessandro De Carolis:
Bellezza,
vigore, capacità di lotta e di sopportazione. Capacità di rimanere lieti anche nella
sofferenza. Tante qualità e un solo elemento, un frutto della natura, a racchiuderle
in sé come materia e come simbolo: l’olio. Si è concentrata su questo che il Papa
ha definito uno dei quattro elementi che fanno parte del “cosmo dei Sacramenti” –
assieme all’acqua, al pane e al vino – la lunga, intensa riflessione di Benedetto
XVI alla Messa crismale: celebrazione nella quale, ha detto, “gli oli santi stanno
al centro dell’azione liturgica” e segnano “in varie forme” tutto l’arco della vita
cristiana, dal Battesimo alla fine dell’esistenza, con l’Unzione degli Infermi. (canto) Fin
dal nostro nome di cristiani, ha osservato il Pontefice, “è presente il mistero dell’olio”,
che rimanda al nome di Cristo che in greco significa l’“Unto”: “Essere
cristiani vuol dire: provenire da Cristo, appartenere a Cristo, all'Unto di Dio, a
Colui al quale Dio ha donato la regalità e il sacerdozio. Significa appartenere a
Colui che Dio stesso ha unto - non con un olio materiale, ma con Colui che è rappresentato
dall'olio: con il suo Santo Spirito. L'olio di oliva è così in modo del tutto particolare
simbolo della compenetrazione dell'Uomo Gesù da parte dello Spirito Santo”. Da
questa consapevolezza spirituale propria di un cristiano discendono responsabilità
concrete. Al simbolismo dell’olio, ha affermato Benedetto XVI, appartiene anche il
fatto “che esso rende forti per la lotta”, il che porta i cristiani a rispettare “come
buoni cittadini” il diritto e a fare “ciò che è giusto e buono”, ma anche, specularmente,
a rifiutare di fare – ha sottolineato il Papa – “ciò che negli ordinamenti giuridici
in vigore non è diritto, ma ingiustizia”: “Anche oggi è importante
per i cristiani seguire il diritto, che è il fondamento della pace. Anche oggi è importante
per i cristiani non accettare un'ingiustizia che viene elevata a diritto - per esempio,
quando si tratta dell'uccisione di bambini innocenti non ancora nati. Proprio così
serviamo la pace e proprio così ci troviamo a seguire le orme di Gesù Cristo, di cui
san Pietro dice: ‘Insultato non rispondeva con insulti; maltrattato non minacciava
vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia’”. “La
lotta dei cristiani – aveva spiegato in precedenza il Pontefice – consisteva e consiste
non nell'uso della violenza, ma nel fatto che essi erano e sono tuttora pronti a soffrire
per il bene, per Dio”. Per loro, la pace è un valore che discende direttamente da
Dio e che è frutto del sacrificio di Gesù: “I cristiani dovrebbero quindi
essere persone di pace, persone che riconoscono e vivono il mistero della Croce come
mistero della riconciliazione. Cristo non vince mediante la spada, ma per mezzo della
Croce. Vince superando l'odio. Vince mediante la forza del suo amore più grande (...)
Come sacerdoti siamo chiamati ad essere, nella comunione con Gesù Cristo, uomini
di pace, siamo chiamati ad opporci alla violenza e a fidarci del potere più grande
dell'amore”. E per i sacerdoti c’è un significato
ancora più alto da tenere in considerazione, ha insistito Benedetto XVI. L’olio –
che in greco si dice elaion – col quale i nuovi presbiteri vengono consacrati è strettamente
connesso al concetto di misericordia, che in greco si dice eleos. Un collegamento
che implica una responsabilità ben chiara: “L'unzione per
il sacerdozio significa pertanto sempre anche l'incarico di portare la misericordia
di Dio agli uomini. Nella lampada della nostra vita non dovrebbe mai venir a mancare
l'olio della misericordia. Procuriamocelo sempre in tempo presso il Signore - nell'incontro
con la sua Parola, nel ricevere i Sacramenti, nel trattenerci in preghiera presso
di Lui”. Segno della grazia, simbolo della forza, ma non solo. L’olio,
ha ricordato il Papa, secondo la definizione di un antico Salmo è anche portatore
di letizia. E’ lo Spirito Santo, che è “la letizia che viene da Dio”: “Questa
letizia è una cosa diversa dal divertimento o dall'allegria esteriore che la società
moderna si auspica. Il divertimento, nel suo posto giusto, è certamente cosa buona
e piacevole. È bene poter ridere. Ma il divertimento non è tutto. È solo una piccola
parte della nostra vita, e dove esso vuol essere il tutto diventa una maschera dietro
la quale si nasconde la disperazione o almeno il dubbio se la vita sia veramente buona,
o se non sarebbe forse meglio non esistere invece di esistere. Viceversa,
ha concluso Benedetto XVI: “La gioia, che da Cristo ci viene
incontro, è diversa. Essa ci dà allegria, sì, ma certamente può andar insieme anche
con la sofferenza. Ci dà la capacità di soffrire e, nella sofferenza, di restare tuttavia
intimamente lieti”. (canto)