Il Papa dedica l'udienza generale al Triduo Pasquale: tempo di silenzio e preghiera
per contemplare il mistero della Morte e Risurrezione del Signore
Il Papa ha dedicato l’udienza generale di stamani in Piazza San Pietro al Triduo Pasquale
che inizia domani con la Messa in Coena Domini: è il “fulcro dell'intero anno liturgico
- ha detto - nel quale siamo chiamati al silenzio e alla preghiera per contemplare
il mistero della Passione, Morte e Risurrezione del Signore”. Trentamila i pellegrini
presenti. Ecco il testo integrale della catechesi di Benedetto XVI: Cari
Fratelli e Sorelle, stiamo vivendo i giorni santi
che ci invitano a meditare gli eventi centrali della nostra Redenzione, il nucleo
essenziale della nostra fede. Domani inizia il Triduo pasquale, fulcro dell'intero
anno liturgico, nel quale siamo chiamati al silenzio e alla preghiera per contemplare
il mistero della Passione, Morte e Risurrezione del Signore. Nelle omelie i Padri
fanno spesso riferimento a questi giorni che, come osserva Sant’Atanasio in una delle
sue Lettere Pasquali, ci introducono «in quel tempo che ci fa conoscere un nuovo inizio,
il giorno della Santa Pasqua, nella quale il Signore si è immolato» (Lett. 5,1-2:
PG 26, 1379). Vi esorto pertanto a vivere intensamente questi giorni affinché orientino
decisamente la vita di ciascuno all'adesione generosa e convinta a Cristo, morto e
risorto per noi. La Santa Messa Crismale, preludio
mattutino del Giovedì Santo, vedrà domani mattina riuniti i presbiteri con il proprio
Vescovo. Nel corso di una significativa celebrazione eucaristica, che ha luogo solitamente
nelle Cattedrali diocesane, verranno benedetti l’olio degli infermi, dei catecumeni
e il Crisma. Inoltre, il Vescovo e i Presbiteri, rinnoveranno le promesse sacerdotali
pronunciate il giorno dell’Ordinazione. Tale gesto assume quest’anno, un rilievo tutto
speciale, perché collocato nell’ambito dell’Anno Sacerdotale, che ho indetto per commemorare
il 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars. A tutti i Sacerdoti vorrei
ripetere l’auspicio che formulavo a conclusione della Lettera di indizione: «Sull’esempio
del Santo Curato d’Ars, lasciatevi conquistare da Cristo e sarete anche voi, nel mondo
di oggi, messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace!». Domani
pomeriggio celebreremo il momento istitutivo dell’Eucaristia. L’apostolo Paolo, scrivendo
ai Corinti, confermava i primi cristiani nella verità del mistero eucaristico, comunicando
loro quanto egli stesso aveva appreso: «Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva
tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il
mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver
cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio
sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me» (1Cor 11,23-25).
Queste parole manifestano con chiarezza l’intenzione di Cristo: sotto le specie del
pane e del vino, Egli si rende presente in modo reale col suo corpo donato e col suo
sangue versato quale sacrificio della Nuova Alleanza. Al tempo stesso, Egli costituisce
gli Apostoli e i loro successori ministri di questo sacramento, che consegna alla
sua Chiesa come prova suprema del suo amore. Con
suggestivo, ricorderemo, inoltre, il gesto di Gesù che lava i piedi agli Apostoli
(cfr Gv 13,1-25). Tale atto diviene per l’evangelista la rappresentazione di tutta
la vita di Gesù e rivela il suo amore sino alla fine, un amore infinito, capace di
abilitare l’uomo alla comunione con Dio e di renderlo libero. Al termine della liturgia
del Giovedì santo, la Chiesa ripone il Santissimo Sacramento in un luogo appositamente
preparato, che sta a rappresentare la solitudine del Getsemani e l’angoscia mortale
di Gesù. Davanti all’Eucarestia, i fedeli contemplano Gesù nell’ora della sua solitudine
e pregano affinché cessino tutte le solitudini del mondo. Questo cammino liturgico
è, altresì, invito a cercare l’incontro intimo col Signore nella preghiera, a riconoscere
Gesù fra coloro che sono soli, a vegliare con lui e a saperlo proclamare luce della
propria vita. Il Venerdì Santo faremo memoria
della passione e della morte del Signore. Gesù ha voluto offrire la sua vita in sacrificio
per la remissione dei peccati dell’umanità, scegliendo a tal fine la morte più crudele
ed umiliante: la crocifissione. Esiste una inscindibile connessione fra l’Ultima Cena
e la morte di Gesù. Nella prima Gesù dona il suo Corpo e il suo Sangue, ossia la sua
esistenza terrena, se stesso, anticipando la sua morte e trasformandola in un atto
di amore. Così la morte che, per sua natura, è la fine, la distruzione di ogni relazione,
viene da lui resa atto di comunicazione di sé, strumento di salvezza e proclamazione
della vittoria dell’amore. In tal modo, Gesù diventa la chiave per comprendere l’Ultima
Cena che è anticipazione della trasformazione della morte violenta in sacrificio volontario,
in atto di amore che redime e salva il mondo. Il
Sabato Santo è caratterizzato da un grande silenzio. Le Chiese sono spoglie e non
sono previste particolari liturgie. In questo tempo di attesa e di speranza, i credenti
sono invitati alla preghiera, alla riflessione, alla conversione, anche attraverso
il sacramento della riconciliazione, per poter partecipare, intimamente rinnovati,
alla celebrazione della Pasqua. Nella notte del
Sabato Santo, durante la solenne Veglia Pasquale, "madre di tutte le veglie", tale
silenzio sarà rotto dal canto dell’Alleluia, che annuncia la resurrezione di Cristo
e proclama la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte. La Chiesa
gioirà nell’incontro con il suo Signore, entrando nel giorno della Pasqua che il
Signore inaugura risorgendo dai morti. Cari Fratelli
e Sorelle, disponiamoci a vivere intensamente questo Triduo Santo ormai imminente,
per essere sempre più profondamente inseriti nel Mistero di Cristo, morto e risorto
per noi. Ci accompagni in questo itinerario spirituale la Vergine Santissima. Lei
che seguì Gesù nella sua passione e fu presente sotto la Croce, ci introduca nel mistero
pasquale, perché possiamo sperimentare la letizia e la pace del Risorto. Con
questi sentimenti, ricambio fin d’ora i più cordiali auguri di santa Pasqua a tutti
voi, estendendoli alle vostre Comunità e a tutti i vostri cari.