2010-03-30 15:34:53

La Pasqua dei cristiani dello Sri Lanka, dopo i giorni della guerra. Intervista con il vescovo di Jaffna


Dopo i mesi della guerra, che hanno seminato migliaia di lutti tra i civili dello Sri Lanka, coinvolti nel conflitto tra l’esercito di Colombo e le Tigri tamil, per i cristiani la ritrovata tregua coincide con la prima Pasqua che verrà celebrata senza il frasuono delle armi in azione. Il vescovo di Jaffna, mons. Thomas Savundaranayagam, parla di questo nuovo clima al microfono della collega della redazione inglese della nostra emittente, Lydia O'Kane:RealAudioMP3

R. – We’ll be having the Easter …
Celebreremo la Pasqua come sempre nella cattedrale e la celebrazione sarà presieduta da me con la partecipazione di alcuni sacerdoti. La nostra cattedrale è molto grande e durante la Settimana Santa molta gente viene per partecipare alle Messe, la chiesa è quasi sempre piena per metà. La gente ora si può spostare liberamente, i checkpoint militari sono stati ridotti, non c’è il coprifuoco notturno. Prima c’erano molte restrizioni, anche riguardo agli spostamenti della gente, ma adesso sono state rimosse e la gente è libera di muoversi e può prendere parte alle funzioni. Inoltre, pian piano gli sfollati interni vengono riaccompagnati nei loro villaggi: a tutt’oggi, circa 200 mila persone che si trovavano nei campi sono state a poco a poco rimandate nei loro villaggi. Circa 70 mila sono arrivate nella penisola di Jaffna con i loro vicini, con i loro parenti.

 
D. – Si può parlare allora di una lenta normalizzazione nel vostro Paese?

 
R. - This resettling is also ...
In questi ultimi tempi, si sta gradualmente procedendo al ristabilimento delle persone, ma tutto questo comporta anche molte altre difficoltà, perché il governo non è in grado di fare tutto quello che ha promesso, specialmente per quanto riguarda l’assistenza umanitaria. Quindi, al momento la gente sta soffrendo, specialmente gli sfollati interni o le vittime della guerra che sono stati rimandati nei loro villaggi. Ci sono ancora circa 75 mila persone che devono essere ricollocate, ma siccome lo sminamento in quell’area non è stato ancora completato, non possono tornare nei loro villaggi e si trovano ancora nei campi, isolate dalle altre persone.







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