La Pasqua dei cristiani dello Sri Lanka, dopo i giorni della guerra. Intervista con
il vescovo di Jaffna
Dopo i mesi della guerra, che hanno seminato migliaia di lutti tra i civili dello
Sri Lanka, coinvolti nel conflitto tra l’esercito di Colombo e le Tigri tamil, per
i cristiani la ritrovata tregua coincide con la prima Pasqua che verrà celebrata senza
il frasuono delle armi in azione. Il vescovo di Jaffna, mons. Thomas Savundaranayagam,
parla di questo nuovo clima al microfono della collega della redazione inglese della
nostra emittente, Lydia O'Kane:
R. – We’ll
be having the Easter … Celebreremo la Pasqua come sempre nella cattedrale
e la celebrazione sarà presieduta da me con la partecipazione di alcuni sacerdoti.
La nostra cattedrale è molto grande e durante la Settimana Santa molta gente viene
per partecipare alle Messe, la chiesa è quasi sempre piena per metà. La gente ora
si può spostare liberamente, i checkpoint militari sono stati ridotti, non
c’è il coprifuoco notturno. Prima c’erano molte restrizioni, anche riguardo agli spostamenti
della gente, ma adesso sono state rimosse e la gente è libera di muoversi e può prendere
parte alle funzioni. Inoltre, pian piano gli sfollati interni vengono riaccompagnati
nei loro villaggi: a tutt’oggi, circa 200 mila persone che si trovavano nei campi
sono state a poco a poco rimandate nei loro villaggi. Circa 70 mila sono arrivate
nella penisola di Jaffna con i loro vicini, con i loro parenti.
D.
– Si può parlare allora di una lenta normalizzazione nel vostro Paese?
R.
- This resettling is also ... In questi ultimi tempi, si sta gradualmente
procedendo al ristabilimento delle persone, ma tutto questo comporta anche molte altre
difficoltà, perché il governo non è in grado di fare tutto quello che ha promesso,
specialmente per quanto riguarda l’assistenza umanitaria. Quindi, al momento la gente
sta soffrendo, specialmente gli sfollati interni o le vittime della guerra che sono
stati rimandati nei loro villaggi. Ci sono ancora circa 75 mila persone che devono
essere ricollocate, ma siccome lo sminamento in quell’area non è stato ancora completato,
non possono tornare nei loro villaggi e si trovano ancora nei campi, isolate dalle
altre persone.