La Biblioteca Apostolica Vaticana digitalizza i suoi preziosi manoscritti. Il progetto
illustrato dal prefetto, mons. Cesare Pasini
La Biblioteca Apostolica Vaticana ha avviato, da alcune settimane, un percorso di
eccezionale importanza culturale e scientifica che mira alla digitalizzazione completa
degli ottantamila manoscritti appartenenti ai suoi fondi. Il progetto tecnico innovativo,
che potrà partire effettivamente quando saranno reperiti i finanziamenti necessari,
è stato già ampiamente studiato, ma è entrato ora in una fase di vero e proprio collaudo.
Sull’importanza storica del progetto, Fabio Colagrande ha intervistato mons.
Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana:
R. – Un progetto
ormai perfezionato, che, speriamo, dovrà iniziare presto. Quando ci saranno i fondi
adeguati dovrà iniziare la sua fase operativa. Certo possiamo chiamarlo storico, perché
è la prima volta in cui tutto il posseduto manoscritto della Biblioteca potrà essere
fotografato e quindi conservato e poi utilizzato per le mille maniere che servono
agli studiosi o che servono in biblioteca, sempre a loro servizio. D.
– Vuole darci qualche cifra per capire la vastità di quest’operazione? R.
– Si prevede che le pagine da fotografare, digitalizzare siano 40 milioni. Poiché
le fotografie sono ad alta definizione, tutto l’insieme informatico che ne verrà,
si è calcolato possa aggirarsi sui 45 petabyte. L’unità petabyte consisterebbe in
45 milioni di miliardi di byte. D. – La durata di massima prevista? R.
– Dieci anni, non necessariamente in sequenza: sono tre anni, più altri tre, più quattro.
Se motivi di vario genere, anche eventualmente motivi di raccolta di fondi, richiedessero
di procedere a tappe, dopo i primi tre anni il lavoro avrebbe già una sua consistenza
e compiutezza e potrebbe quindi essere temporaneamente interrotto per riprendere gli
altri tre anni e poi gli altri quattro. D. – In cosa consiste
questa fase di collaudo che avete già avviato? R. – Noi la chiamiamo
"testbet", quindi collaudo, e consiste nel testare tutto in miniatura: quindi, fare
le fotografie dei manoscritti, vedere come vengono raccolte in un formato particolare
di conservazione, il formato “fits”, che è un formato elementare, semplice, ma di
garantita durevolezza. E' quello che usa la Nasa per conservare le proprie fotografie
delle missioni spaziali; controllare che il software, che deve analizzare i dati,
lo faccia in maniera adeguata, così che poi sia pronta tutta la filiera, non solo
a livello di progetto teorico, ma anche a livello di verifica concreta di un certo
numero, pur limitato di casi. D. – Questa fase di collaudo è
stata possibile anche grazie alla collaborazione di alcune società che vi hanno offerto
il loro aiuto? R. – E’ stato finanziato da Autonomy, una società
inglese leader del settore informatico nel mondo, per controllarne l’efficienza, visto
che si lavora anche con un software di loro produzione. In più una macchina di scanner
ci è stata concessa a prestito gratuito dalla Metis. Si tratta di scanner preparati,
affinché permettano la scannerizzazione delle immagini, senza rovinare i manoscritti,
che sono collocati in maniera adeguata. D. – Vuole farci qualche
esempio dei vantaggi pratici che scaturiranno grazie a questa digitalizzazione dei
preziosi e antichi documenti della Vaticana? R. – Il primo vantaggio,
che rimane a fondamento, è che noi conserviamo questi materiali e li conserviamo in
una definizione di fotografia altissima e quindi sicura per il futuro. Vuol dire anche
che non dovrò accedere sempre, continuamente, ai manoscritti, ma come primo approccio
potrò guardare queste fotografie che avrò degli 80 mila manoscritti. Questo significa
anche che potrò avere accesso a queste immagini da casa mia, tramite collegamenti
in rete, on-line. C’è anche la possibilità di utilizzare un particolare software proprio
per indagare nelle immagini. Potrei anche imbattermi in una certa scrittura o in una
certa immagine. Ebbene, c’è un software che permette la ricerca di queste immagini,
all’interno dell’intero posseduto della Biblioteca, in maniera estremamente agile
ed estremamente intelligente. Immaginarsi, se lavorando sulla scrittura di un tale
autore, metto dentro questo testo e dico: “Mi ritrovi qualcosa di simile?” Oppure
lavorando su uno stemma di una famiglia nobile, di un Papa, di un qualcosa che storicamente
è rilevante, dico: “Scusa, dove lo trovi, più o meno analogo?” Quando sarà attuabile
sull’intero posseduto di 80 mila manoscritti, immaginatevi quali ulteriori conoscenze
e scoperte si potranno fare, che invece ora sono più faticose.