Filippine:120 donne povere delle baraccopoli di Davao ritrovano dignità e lavoro
Nelle baraccopoli di Davao City, a Mindanao, 120 donne hanno ritrovato la loro dignità
fabbricando con stracci: cuscini, tende e raccoglitori per foto. E questo grazie a
un gruppo di suore domenicane e volontari cattolici dell’Associazione per la consapevolezza
e difesa della donna (Asawa). Scopo dell’organizzazione è quello di tutelare donne
e bambini dalle violenze familiari, rendendole autosufficienti. Alice Dolera, una
delle 120 donne, racconta all'agenzia AsiaNews che “diventare membro dell’Asawa mi
ha dato un senso dignità e mi ha reso diversa davanti agli occhi della mia famiglia”.
Alice è madre di 6 figli e per anni la sua famiglia ha vissuto solo con lo stipendio
del marito, di professione tassista. Per la sua condizione di disoccupata la donna
è stata per anni maltrattata dal coniuge e anche dai figli più grandi. “Prima di iniziare
il mio lavoro – continua – l’unico stipendio di mio marito era tutto ciò che avevamo
per vivere”. Vendendo i suoi prodotti, la donna guadagna ora circa 6 euro al giorno,
e insieme allo stipendio del coniuge riesce a mandare i propri figli a scuola. “Nelle
Filippine donne e uomini hanno uguali diritti - afferma suor Annabella del Castillo,
domenicana e direttrice dell’Asawa – ma questo non accade per le famiglie povere,
dove le donne subiscono atroci violenze da parte degli uomini”. La religiosa dirige
l’organizzazione dal 2005 e in questi anni insieme a tre consorelle e 12 volontari
ha sviluppato corsi di formazione al lavoro, programmi di sostegno psicologico e spirituale,
che consentono alle donne, spesso poco più che ragazze, di essere autosufficienti
e contribuire al sostegno della loro famiglia. L’Asawa, oltre a insegnare a queste
donne un lavoro le aiuta nella vendita dei prodotti, a gestire le spese familiari
e a prendersi cura dei figli più piccoli. Suor Annabella, afferma: “Con il nostro
apostolato vogliamo aiutare una piccola parte delle donne povere e sfortunate della
nostra società attraverso lo sviluppo della loro persona e delle comunità”. La religiosa
aggiunge che “grazie al programma esse fanno esperienza della compassione e dell’amore
di Dio e attraverso la fede nel Signore riusciranno a superare le difficoltà future”.
(R.P.)