Padre Lombardi sul caso Murphy: dal Vaticano nessuna copertura. L'Osservatore Romano:
attacco ignobile
"Nessun insabbiamento"; un "evidente e ignobile intento di arrivare a colpire, a ogni
costo, Benedetto XVI e i suoi più stretti collaboratori". Così l’Osservatore Romano
respinge con forza le accuse del New York Times al Vaticano sul “caso Murphy”, il
sacerdote della diocesi americana di Milwaukee, morto nel 1998, che abusò di bambini
non udenti. Sul caso è intervenuto anche il direttore della Sala Stampa della Santa
Sede, padre Federico Lombardi. Ecco il testo integrale della dichiarazione
rilasciata da padre Lombardi al New York Times:
Il tragico caso di padre
Lawrence Murphy, sacerdote dell’arcidiocesi di Milwaukee, ha riguardato vittime particolarmente
vulnerabili che hanno sofferto terribilmente a causa delle sue azioni. Abusando sessualmente
di bambini audiolesi, padre Murphy ha violato la legge e, cosa ancora più grave, la
sacra fiducia che le sue vittime avevano riposto in lui. Verso la metà degli anni
settanta, alcune vittime di padre Murphy denunciarono gli abusi da lui compiuti alle
autorità civili, che avviarono indagini su di lui; tuttavia, secondo quanto riportato,
quelle indagini furono abbandonate. La Congregazione per la
Dottrina della Fede venne informata della questione solo una ventina di anni dopo. È
stato suggerito che esiste una relazione tra l’applicazione dell’istruzione Crimen
sollicitationis e la mancata denuncia in questo caso degli abusi sui bambini alle
autorità civili . Di fatto, non esiste nessuna relazione del genere. Infatti,
contrariamente ad alcune affermazioni circolate sulla stampa, né la Crimen sollicitationis
né il Codice di Diritto Canonico hanno mai vietato la denuncia degli abusi sui bambini
alle forze dell’ordine. Alla fine degli anni novanta, dopo più
di due decenni dalla denuncia degli abusi alle autorità diocesane e alla polizia,
per la prima volta alla Congregazione per la Dottrina della Fede è stata posta la
domanda su come trattare canonicamente il caso Murphy. La Congregazione venne informata
della questione poiché implicava l’adescamento nel confessionale, che è una violazione
del Sacramento della Penitenza. È importante osservare che la questione canonica presentata
alla Congregazione non era in nessun modo collegata con una potenziale procedura civile
o penale nei confronti di padre Murphy. In casi simili, il Codice
di Diritto Canonico non prevede pene automatiche, ma raccomanda che sia emessa una
sentenza che non escluda nemmeno la pena ecclesiastica più grande, ossia la dimissione
dallo stato clericale (cfr. canone 1395, § 2). Alla luce del fatto che padre Murphy
era anziano e in precarie condizioni di salute, che viveva in isolamento e che per
oltre vent’anni non erano stati denunciati altri abusi, la Congregazione per la Dottrina
della Fede suggerì che l’arcivescovo di Milwaukee prendesse in considerazione di affrontare
la situazione limitando, per esempio, il ministero pubblico di padre Murphy e esigendo
che padre Murphy si assumesse la piena responsabilità della gravità delle sue azioni.
Padre Murphy morì circa quattro mesi dopo, senza altri incidenti.