I Legionari di Cristo chiedono perdono alle vittime degli abusi del loro fondatore
Con un comunicato pubblicato oggi sui loro siti Internet, i Legionari di Cristo chiedono
perdono ai minori vittime degli abusi sessuali e “a tutti coloro che sono stati lesi,
feriti o scandalizzati per le riprovevoli azioni” del loro fondatore padre Marcial
Maciel, morto due anni fa. Dopo le indagini avviate dalla Congregazione per la dottrina
della Fede nel 2004 che hanno accertato le accuse, il sacerdote, per l’età avanzata
e la cagionevole salute, non era stato sottoposto a processo canonico ma invitato
ad una vita riservata di preghiera e penitenza e a rinunciare ad ogni ministero pubblico.
Il servizio di Tiziana Campisi:
“Riproviamo
questi atti e tutti quelli contrari ai doveri di cristiano, religioso e sacerdote
nella vita del padre Maciel e affermiamo che non corrispondono a quello che ci sforziamo
di vivere nella Legione di Cristo e nel Regnum Christi”. Si esprimono così i Legionari
di Cristo nel comunicato stampa firmato ieri e pubblicato oggi con il quale manifestano
“dolore e rammarico” per quanti sono stati danneggiati dalle azioni del loro fondatore.
“Partecipiamo
alla sofferenza che questo scandalo ha causato alla Chiesa e ci affligge e ci addolora
profondamente", scrivono. "Vogliamo chiedere perdono a tutte quelle persone che lo
hanno accusato nel passato e alle quali non si diede credito o non si seppe ascoltare
perché - affermano - in quel momento non potevamo immaginarci questi comportamenti”.
“Chiediamo perdono – proseguono i Legionari – anche ai nostri familiari, amici, benefattori
e a tutte le persone di buona volontà che hanno potuto sentire che sia stata ferita
la loro fiducia”.
Le gravi sanzioni canoniche per padre
Maciel sono arrivate dopo gli accertamenti della Congregazione per la Dottrina della
Fede. Abusi a danni di seminaristi minori, comportamenti disdicevoli e relazioni con
donne dalle quali sono nati tre figli: questi in sintesi i peccati del fondatore dei
Legionari di Cristo. Dopo la visita apostolica disposta da Benedetto XVI un anno fa,
i religiosi ora si impegnano ad andare incontro a tutti coloro che sono stati lesi
e ad agire “secondo i principi di giustizia e carità cristiane” lì dove dovessero
emergere condotte colpevoli. Si impegnano inoltre a pregare e chiedono preghiere per
espiare le mancanze del loro fondatore e si propongono di “consolidare i fondamenti,
la formazione e la vita quotidiana dei Legionari di Cristo e dei membri del Movimento
Regnum Christi”.
“Dio nei suoi misteriosi disegni –
si legge nel comunicato – ha scelto padre Maciel come strumento per fondare la Legione
di Cristo e il Movimento Regnum Christi e ringraziamo Dio per il bene che ha compiuto.
Allo stesso tempo accettiamo con dolore che davanti alla gravità delle sue mancanze,
non possiamo guardare la sua persona come modello di vita cristiana o sacerdotale”.
Quindi
i Legionari di Cristo richiamano l’esempio di Cristo “che condanna il peccato ma cerca
di salvare il peccatore”, affidando il loro fondatore alla misericordia di Dio. “Affrontiamo
il futuro con speranza sicuri che le nostre vite si appoggiano unicamente su Dio",
affermano i Legionari di Cristo. Confidiamo pienamente in Lui e nell’onnipotenza del
suo amore che, come dice San Paolo, ‘fa concorrere tutte le cose per il bene di coloro
che lo amano’ (Rm 8,28). Sappiamo, aggiungono, che "in questo cammino conteremo sull’assistenza
dello Spirito Santo e la materna guida della Chiesa. Il nostro obiettivo, come individui
e come istituzione, è amare Cristo, vivere nel suo Vangelo ed estendere per il mondo
il suo Regno di pace e d’amore. Siamo coscienti che, per ottenere ciò, abbiamo bisogno
di un costante rinnovamento, personale e comunitario, nella fedeltà alla tradizione
della vita consacrata con il fine di servire meglio la Chiesa e la società”.
I
Legionari concludono il loro comunicato con una serie di propositi volti, in particolare,
a fare la verità sulla loro storia, a “vigilare sull’applicazione delle verifiche
e delle procedure amministrative a tutti i livelli e continuare ad applicare un adeguato
sistema di verifiche” e ad accogliere “con obbedienza filiale le indicazioni e le
raccomandazioni del Santo Padre frutto della Visita Apostolica”, impegnandosi a metterle
in pratica.