Pubblicato il Messaggio del Papa per la Giornata Missionaria Mondiale
E’ stato pubblicato oggi il Messaggio del Papa per la 84a Giornata Missionaria Mondiale,
che quest’anno si celebra domenica 24 ottobre sul tema: "La costruzione della comunione
ecclesiale è la chiave della missione". Ecco il testo integrale del Messaggio:
Cari
fratelli e sorelle, Il mese di ottobre, con la
celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale, offre alle Comunità diocesane e
parrocchiali, agli Istituti di Vita Consacrata, ai Movimenti Ecclesiali, all’intero
Popolo di Dio, l’occasione per rinnovare l’impegno di annunciare il Vangelo e dare
alle attività pastorali un più ampio respiro missionario. Tale annuale appuntamento
ci invita a vivere intensamente i percorsi liturgici e catechetici, caritativi e culturali,
mediante i quali Gesù Cristo ci convoca alla mensa della sua Parola e dell’Eucaristia,
per gustare il dono della sua Presenza, formarci alla sua scuola e vivere sempre più
consapevolmente uniti a Lui, Maestro e Signore. Egli stesso ci dice: “Chi ama me sarà
amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21). Solo a
partire da questo incontro con l’Amore di Dio, che cambia l’esistenza, possiamo vivere
in comunione con Lui e tra noi, e offrire ai fratelli una testimonianza credibile,
rendendo ragione della speranza che è in noi (cfr 1Pt 3,15). Una fede adulta, capace
di affidarsi totalmente a Dio con atteggiamento filiale, nutrita dalla preghiera,
dalla meditazione della Parola di Dio e dallo studio delle verità della fede, è condizione
per poter promuovere un umanesimo nuovo, fondato sul Vangelo di Gesù. A
ottobre, inoltre, in molti Paesi riprendono le varie attività ecclesiali dopo la pausa
estiva, e la Chiesa ci invita ad imparare da Maria, mediante la preghiera del Santo
Rosario, a contemplare il progetto d’amore del Padre sull’umanità, per amarla come
Lui la ama. Non è forse questo anche il senso della missione? Il
Padre, infatti, ci chiama ad essere figli amati nel suo Figlio, l’Amato, e a riconoscerci
tutti fratelli in Lui, Dono di Salvezza per l’umanità divisa dalla discordia e dal
peccato, e Rivelatore del vero volto di quel Dio che “ha tanto amato il mondo da dare
il Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita
eterna” (Gv 3,16). “Vogliamo vedere Gesù” (Gv
12,21), è la richiesta che, nel Vangelo di Giovanni, alcuni Greci, giunti a Gerusalemme
per il pellegrinaggio pasquale, presentano all’apostolo Filippo. Essa risuona anche
nel nostro cuore in questo mese di ottobre, che ci ricorda come l’impegno e il compito
dell’annuncio evangelico spetti all’intera Chiesa, “missionaria per sua natura” (Ad
gentes, 2), e ci invita a farci promotori della novità di vita, fatta di relazioni
autentiche, in comunità fondate sul Vangelo. In una società multietnica che sempre
più sperimenta forme di solitudine e di indifferenza preoccupanti, i cristiani devono
imparare ad offrire segni di speranza e a divenire fratelli universali, coltivando
i grandi ideali che trasformano la storia e, senza false illusioni o inutili paure,
impegnarsi a rendere il pianeta la casa di tutti i popoli. Come
i pellegrini greci di duemila anni fa, anche gli uomini del nostro tempo, magari non
sempre consapevolmente, chiedono ai credenti non solo di “parlare” di Gesù, ma di
“far vedere” Gesù, far risplendere il Volto del Redentore in ogni angolo della terra
davanti alle generazioni del nuovo millennio e specialmente davanti ai giovani di
ogni continente, destinatari privilegiati e soggetti dell’annuncio evangelico. Essi
devono percepire che i cristiani portano la parola di Cristo perché Lui è la Verità,
perché hanno trovato in Lui il senso, la verità per la loro vita. Queste
considerazioni rimandano al mandato missionario che hanno ricevuto tutti i battezzati
e l’intera Chiesa, ma che non può realizzarsi in maniera credibile senza una profonda
conversione personale, comunitaria e pastorale. Infatti, la consapevolezza della chiamata
ad annunciare il Vangelo stimola non solo ogni singolo fedele, ma tutte le Comunità
diocesane e parrocchiali ad un rinnovamento integrale e ad aprirsi sempre più alla
cooperazione missionaria tra le Chiese, per promuovere l’annuncio del Vangelo nel
cuore di ogni persona, di ogni popolo, cultura, razza, nazionalità, ad ogni latitudine.
Questa consapevolezza si alimenta attraverso l’opera di Sacerdoti Fidei Donum, di
Consacrati, di Catechisti, di Laici missionari, in una ricerca costante di promuovere
la comunione ecclesiale, in modo che anche il fenomeno dell’“interculturalità” possa
integrarsi in un modello di unità, nel quale il Vangelo sia fermento di libertà e
di progresso, fonte di fraternità, di umiltà e di pace (cfr Ad gentes, 8). La Chiesa,
infatti, “è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con
Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen gentium, 1). La
comunione ecclesiale nasce dall’incontro con il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che, nell’annuncio
della Chiesa, raggiunge gli uomini e crea comunione con Lui stesso e quindi con il
Padre e lo Spirito Santo (cfr 1Gv 1,3). Il Cristo stabilisce la nuova relazione tra
l’uomo e Dio. “Egli ci rivela «che Dio è carità» (1 Gv 4,8) e insieme ci insegna che
la legge fondamentale della umana perfezione, e perciò anche della trasformazione
del mondo, è il nuovo comandamento dell’amore. Coloro, pertanto, che credono alla
carità divina, sono da Lui resi certi che la strada della carità è aperta a tutti
gli uomini e che gli sforzi intesi a realizzare la fraternità universale non sono
vani” (Gaudium et spes, 38). La Chiesa diventa
“comunione” a partire dall’Eucaristia, in cui Cristo, presente nel pane e nel vino,
con il suo sacrificio di amore edifica la Chiesa come suo corpo, unendoci al Dio uno
e trino e fra di noi (cfr 1Cor 10,16ss). Nell’Esortazione apostolica Sacramentum
caritatis ho scritto: “Non possiamo tenere per noi l’amore che celebriamo nel Sacramento.
Esso chiede per sua natura di essere comunicato a tutti. Ciò di cui il mondo ha bisogno
è l’amore di Dio, è incontrare Cristo e credere in Lui” (n. 84). Per tale ragione
l’Eucaristia non è solo fonte e culmine della vita della Chiesa, ma anche della sua
missione: “Una Chiesa autenticamente eucaristica è una Chiesa missionaria” (Ibid.),
capace di portare tutti alla comunione con Dio, annunciando con convinzione: “quello
che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate
in comunione con noi” (1Gv 1,3). Carissimi, in
questa Giornata Missionaria Mondiale in cui lo sguardo del cuore si dilata sugli immensi
spazi della missione, sentiamoci tutti protagonisti dell’impegno della Chiesa di annunciare
il Vangelo. La spinta missionaria è sempre stata segno di vitalità per le nostre Chiese
(cfr Lett. enc. Redemptoris missio, 2) e la loro cooperazione è testimonianza singolare
di unità, di fraternità e di solidarietà, che rende credibili annunciatori dell’Amore
che salva! Rinnovo, pertanto, a tutti l’invito
alla preghiera e, nonostante le difficoltà economiche, all’impegno dell’aiuto fraterno
e concreto a sostegno delle giovani Chiese. Tale gesto di amore e di condivisione,
che il servizio prezioso delle Pontificie Opere Missionarie, cui va la mia gratitudine,
provvederà a distribuire, sosterrà la formazione di sacerdoti, seminaristi e catechisti
nelle più lontane terre di missione e incoraggerà le giovani comunità ecclesiali. A
conclusione dell’annuale messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, desidero
esprimere, con particolare affetto, la mia riconoscenza ai missionari e alle missionarie,
che testimoniano nei luoghi più lontani e difficili, spesso anche con la vita, l’avvento
del Regno di Dio. A loro, che rappresentano le avanguardie dell’annuncio del Vangelo,
va l’amicizia, la vicinanza e il sostegno di ogni credente. “Dio, (che) ama chi dona
con gioia” (2Cor 9,7) li ricolmi di fervore spirituale e di profonda letizia. Come
il “sì” di Maria, ogni generosa risposta della Comunità ecclesiale all’invito divino
all’amore dei fratelli susciterà una nuova maternità apostolica ed ecclesiale (cfr
Gal 4,4.19.26), che lasciandosi sorprendere dal mistero di Dio amore, il quale “quando
venne la pienezza del tempo… mandò il suo Figlio, nato da donna” (Gal 4,4), donerà
fiducia e audacia a nuovi apostoli. Tale risposta renderà tutti i credenti capaci
di essere “lieti nella speranza” (Rm 12,12) nel realizzare il progetto di Dio, che
vuole “la costituzione di tutto il genere umano nell’unico popolo di Dio, la sua riunione
nell’unico corpo di Cristo, la sua edificazione nell’unico tempio dello Spirito Santo”
(Ad gentes, 7).