Padre Lombardi sul caso Murphy: dal Vaticano nessuna copertura o proibizione di denuncia
degli abusi
Nessuna copertura, nessuna proibizione di denuncia degli abusi, la Congregazione per
la Dottrina della Fede venne informata dei fatti solo una ventina di anni dopo: il
direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, respinge
con forza le accuse al Vaticano sul “caso Murphy”, secondo quanto riportato dal New
York Times. Ecco il testo integrale della dichiarazione rilasciata ieri da padre Lombardi
al New York Times: Il tragico caso di padre Lawrence Murphy, sacerdote dell’arcidiocesi
di Milwaukee, ha riguardato vittime particolarmente vulnerabili che hanno sofferto
terribilmente a causa delle sue azioni. Abusando sessualmente di bambini audiolesi,
padre Murphy ha violato la legge e, cosa ancora più grave, la sacra fiducia che le
sue vittime avevano riposto in lui. Verso la metà degli anni settanta, alcune vittime
di padre Murphy denunciarono gli abusi da lui compiuti alle autorità civili, che avviarono
indagini su di lui; tuttavia, secondo quanto riportato, quelle indagini furono abbandonate.
La Congregazione per la Dottrina della Fede venne informata
della questione solo una ventina di anni dopo. È stato suggerito
che esiste una relazione tra l’applicazione dell’istruzione Crimen sollicitationis
e la mancata denuncia in questo caso degli abusi sui bambini alle autorità civili
. Di fatto, non esiste nessuna relazione del genere. Infatti,
contrariamente ad alcune affermazioni circolate sulla stampa, né la Crimen sollicitationis
né il Codice di Diritto Canonico hanno mai vietato la denuncia degli abusi sui bambini
alle forze dell’ordine. Alla fine degli anni novanta, dopo più
di due decenni dalla denuncia degli abusi alle autorità diocesane e alla polizia,
per la prima volta alla Congregazione per la Dottrina della Fede è stata posta la
domanda su come trattare canonicamente il caso Murphy. La Congregazione venne informata
della questione poiché implicava l’adescamento nel confessionale, che è una violazione
del Sacramento della Penitenza. È importante osservare che la questione canonica presentata
alla Congregazione non era in nessun modo collegata con una potenziale procedura civile
o penale nei confronti di padre Murphy. In casi simili, il Codice
di Diritto Canonico non prevede pene automatiche, ma raccomanda che sia emessa una
sentenza che non escluda nemmeno la pena ecclesiastica più grande, ossia la dimissione
dallo stato clericale (cfr. canone 1395, § 2). Alla luce del fatto che padre Murphy
era anziano e in precarie condizioni di salute, che viveva in isolamento e che per
oltre vent’anni non erano stati denunciati altri abusi, la Congregazione per la Dottrina
della Fede suggerì che l’arcivescovo di Milwaukee prendesse in considerazione di affrontare
la situazione limitando, per esempio, il ministero pubblico di padre Murphy e esigendo
che padre Murphy si assumesse la piena responsabilità della gravità delle sue azioni.
Padre Murphy morì circa quattro mesi dopo, senza altri incidenti.