Giornata mondiale della tubercolosi: quasi due milioni di morti l'anno
Il 24 marzo del 1882 il dottor Robert Koch individuò il bacillo della tubercolosi.
Per ricordare quella straordinaria scoperta, il 24 marzo si celebra la Giornata mondiale
della tubercolosi. L’odierna Giornata è anche l’occasione per sensibilizzare l’opinione
pubblica su una malattia che nel mondo è causa, ogni anno, di quasi due milioni di
decessi. Secondo stime dell’Onu, nel 2008 sono state 9,4 milioni le persone contagiate.
Quali criticità emergono da questi dati? CharlesCollins lo ha chiesto
a Mario Raviglione, direttore del Dipartimento “Stop Tb” dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità:
R. – Sono
cifre veramente tragiche per una malattia che possiamo anche curare molto bene con
i farmaci a disposizione. Il problema è che molto spesso i mezzi diagnostici attuali
sono limitati. I farmaci che devono durare o essere presi per sei mesi e il vaccino
che è inefficace, fanno si che tutto questo comporti delle difficoltà a diagnosticare
i casi precocemente, a trattarli in maniera adeguata. Quindi stiamo veramente forzando
la mano, in modo tale che il mondo della ricerca sviluppi nuovi dispositivi diagnostici,
nuovi farmaci, nuovi vaccini e al tempo stesso si rinnovi il modo di gestire questi
programmi per la tubercolosi in modo da raggiungere il più possibile le persone più
povere, le persone che hanno più difficoltà di accesso. Quindi innovazioni, sia nel
campo dei mezzi a disposizione, sia nel campo dei sistemi che sono oggi a disposizione
nei Paesi in via di sviluppo. D. - Tra gli obiettivi di Sviluppo
del Millennio previsti per il 2015 uno dei più importanti è quello della lotta alla
tubercolosi. Quale è il vostro piano in merito e finora sono stati raggiunti dei risultati?
R. - Per quanto riguarda la tubercolosi, si parla di far scendere
l’incidenza annuale, di ridurre il numero di casi che stava crescendo, fino all’anno
2004-2005. Successivamente abbiamo effettivamente notato che l’incidenza sta scendendo,
sebbene in realtà meno dell’1% all’anno. Questo che significa che sta scendendo in
modo molto lento. Di conseguenza tutta l’azione, che fa parte del piano globale e
che comporta l’attività dei programmi di controllo nei Paesi, è sotto stretto monitoraggio
per verificare che i parametri utilizzati stiano effettivamente scendendo e che, al
tempo stesso, questo numero di casi – l’indicatore più importante del successo nel
controllo della tubercolosi – possa continuare a calare. D.
- Purtroppo si è visto che negli ultimi anni c’è sempre di più una resistenza della
malattia ai farmaci, anche in Occidente. Questo naturalmente rappresenta un problema
molto serio. Quale è al momento la situazione? R. - La situazione
della multifarmaco-resistenza - che significa tubercolosi resistente agli antibiotici
più usati per il suo controllo - ed anche quella della cosiddetta “resistenza estrema”,
cioè casi di tubercolosi che non solo non rispondono più agli antibiotici convenzionali
ma neppure a quelli di riserva, è una situazione molto seria. Abbiamo appurato che
nel nord-ovest della Russia, in tre regioni, ci sono livelli di multiresistenza che
arrivano fino al 28% dei nuovi casi. In pratica significa che un caso su quattro non
risponde alla terapia antitubercolare disponibile oggi. Questo è un dato molto, molto
serio, che ci dice quanto effettivamente sia seria la situazione in Asia, Cina, India,
Russia, nell’ex Unione Sovietica e in altre parti, comprese quelle del Continente
africano e per alcuni casi anche nell’Europa occidentale. La situazione, tuttavia,
è suscettibile a controllo, a patto che vi siano degli investimenti, degli sforzi
seri. Questo lo abbiamo ad esempio appurato in altre parti della Russia e dell’ex
Unione Sovietica dove, grazie a sforzi intensi, anche la multiresistenza è in calo.
(Montaggio a cura di Maria Brigini)