2010-03-23 14:59:28

Nel mondo si celebra la Giornata della meteorologia


Si celebra oggi la Giornata mondiale della Meteorologia per festeggiare la Convenzione che il 23 marzo 1950 istituì l’Organizzazione meteorologica mondiale, un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite, la cui sede è tuttora a Ginevra in Svizzera. In tale occasione si vuole ricordare l’importanza delle scienze atmosferiche nella vita sociale ed economica del pianeta. Carla Ferraro ha chiesto al prof. Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, con quale spirito è vissuta questa Giornata:RealAudioMP3

R. – Con lo spirito di 60 anni di servizio alla conoscenza delle previsioni del tempo e, soprattutto, alla fornitura di informazioni per la collettività in grado di salvare delle vite o di ridurre l’impatto dei disastri. Infatti, i grandi obiettivi dell’Organizzazione meteorologica mondiale sono quelli di salvare delle vite soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, che sono quelli talora più soggetti ai grandi disastri meteorologici.

 
D. – Quale contributo ha dato la Chiesa allo sviluppo della meteorologia?

 
R. – E’ una storia che comincia da lontano. Anche se l’Organizzazione meteorologica mondiale, che è un’espressione delle Nazioni Unite, celebra questo sessantennio, perché la sua convenzione è iniziata a funzionare nel 1951, in realtà ha radici più lontane, ha radici ottocentesche. Il primo nucleo dell’Organizzazione meteorologica internazionale data verso il 1874 e aveva, tra l’altro, una fortissima componente di scienziati ecclesiastici. L’Italia viene rappresentata nel primo nucleo dell’Organizzazione meteorologica internazionale da padre Francesco Denza, Barnabita, fisico dell’atmosfera e fondatore della Società meteorologica italiana che, tra l’altro, grandissima parte ebbe nel costituire quegli osservatori meteorologici ancora attivi oggi, che con più di cento anni di dati sono la base fondamentale per capire il clima.

 
D. – La temperatura del pianeta è cambiata: rispetto alle visioni apocalittiche, secondo cui tutti i ghiacciai dell’Himalaya potrebbero scomparire entro il 2035, qual è la sua opinione e cosa effettivamente si prospetta per il futuro?

 
R. – Lascerei prima di tutto perdere le visioni apocalittiche. Abbiamo invece bisogno di molta serenità e di molta tranquillità nel considerare i dati, nel prendere delle decisioni concrete. L’errore della previsione di fusione totale dei ghiacciai dell’Himalaya nel 2035 è, a mio avviso, assolutamente trascurabile ed è stato strumentalizzato. Infatti, si tratta di un’imprecisione in un rapporto di oltre 3300 pagine, con decine di migliaia di riferimenti a lavori scientifici sul clima di tutto il mondo. Forse, non c’è solo quest’errore, ce ne saranno anche di più, così come ci sono errori in qualsiasi attività fatta dall’uomo. Quello che dobbiamo guardare è se invece il messaggio fondamentale sia corretto o no. Allora, i ghiacciai stanno comunque arretrando tanto in Himalaya, quanto sulle Alpi, quanto in tutte le montagne del pianeta e non ha importanza dire se sarà il 2035 piuttosto che il 2052. Concentriamoci invece sul segnale generale di aumento della temperatura del pianeta Terra. E’ su quello che dobbiamo prendere le decisioni per garantire il benessere dell’umanità. Questo è l’obiettivo fondamentale.







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