Magis e Jesuit Social Network: l'impegno sociale di enti e associazioni legate ai
Gesuiti
Una Federazione formata da associazioni, fondazioni, centri studi – ispirata dal carisma
di Sant’Ignazio di Loyola e organicamente collegata alla Provincia italiana della
Compagnia di Gesù – che opera nella maggior parte dei campi del disagio sociale: minori
a rischio, portatori di handicap, immigrati, detenuti, senza fissa dimora. E’ questa
l’esperienza condotta dal Jesuit Social Network Italia (Jsn), organismo creato formalmente
nel 2004 ma figlio della lunghissima esperienza di apostolato sociale che affonda
le sue radici nell’opera di Sant’Ignazio. Lucas Duran ne ha parlato con Daniele
Frigeri, segretario generale del Jsn:
R. – Lo stesso
Ignazio proprio qua, a Roma, è stato il primo che ha avviato delle attività sociali
della Compagnia: una mensa per i poveri ed un’attività di recupero per le prostitute
proprio qui, nel centro di Roma. Ma soprattutto, Ignazio è stato molto chiaro con
i suoi primi compagni sulla necessità di avere un contatto con la povertà: un’attività
di promozione sociale che è fondamentale per capire la realtà che si vive e soprattutto
per poter cambiare le strutture che generano quest’ingiustizia. Questo ha dato proprio
l’ispirazione alla metodologia di Ignazio.
D. – In
questo senso, come cercate, voi del Jsn, di mettere in pratica questa ispirazione
nel 21.mo secolo?
R. – Questa è stata la sfida che
la Compagnia e i laici che lavorano con essa ha accolto creando il Jsn. Si aveva a
disposizione una quantità di attività sociali sparse un po’ su tutto il territorio
italiano, si aveva un metodologia di riferimento – che era la metodologia ignaziana
– e si avevano centri che lavoravano sul campo e centri-studi che lavoravano in ambito
sociale. La sfida è stata quindi proprio di mettere insieme queste realtà e creare
una Federazione.
D. – Abbiamo parlato di Compagnia
di Gesù: chi può partecipare al Jsn?
R. – La Federazione
partecipa alle attività che in qualche modo si riconoscono nella Compagnia di Gesù.
All’interno di ciascuna attività, le collaborazioni sono veramente varie: in particolare,
collaborazioni di tipo professionale legate ai bisogni che si affrontano col volontariato,
che è comunque la risorsa fondamentale anche all’interno del Jsn. Sono tantissimi
e generosi i volontari che ogni giorno, a partire dal Centro Astalli, fanno servizio
di mensa o nei dormitori e così via, per cui il contributo, in questo senso, è assolutamente
aperto. Quello che forse è importante dire è che c’è la disponibilità di lasciarsi
mettere in gioco. Questa è la caratteristica che attraversa l’attività della Compagnia
di Gesù. La relazione con l’altro è una cosa fondamentale.
Animato dal
medesimo carisma ignaziano, ma con una più spiccata vocazione missionaria internazionale,
è il lavoro condotto dalla Fondazione Magis, il Movimento ed azione dei Gesuiti italiani
per lo sviluppo. Si tratta di un ente senza fini di lucro nato nel 1988, impegnato
in favore dei Paesi economicamente meno sviluppati, con funzioni di coordinamento
delle iniziative di solidarietà della Compagnia di Gesù. Il presidente del Magis,
Marco Petrini, illustra alcuni dei progetti di solidarietà al microfono di
Lucas Duran:
R. – Partiamo
dal Madagascar, dove sono tanti i missionari Gesuiti italiani ma c’è tanta presenza
anche di Gesuiti locali. Lì troviamo un'esperienza straordinaria realizzata da un
Gesuita italiano, il quale è riuscito a fare un progetto che si chiama “Esodo urbano”
ed è esattamente il contrario di quello che avviene in tutto il mondo: dalla campagna
le persone si muovono verso la città per cercare lavoro. Lui, invece, vedendo che
le persone arrivavano nella capitale del Madagascar e si trovavano in difficoltà per
trovare lavoro, è riuscito un po’ alla volta a portare delle persone nuovamente nella
campagna, nell’interno del Paese, e a impiegarli in un’agricoltura che è rinata da
zero. Da un terreno completamente brullo, senza niente, ha costruito gradualmente,
con queste persone, campi coltivati, case, scuole e adesso addirittura un piccolo
ospedale. Restando sulla sanità, penso ad un posto molto più vicino a noi, per certi
versi molto più difficile, cioè l’Albania. In Albania, siamo presenti da tanti anni,
anche con un progetto istituzionale, perché con il Ministero degli Esteri e la Direzione
generale per la cooperazione e lo sviluppo stiamo realizzando un intervento a favore
dei bambini con handicap uditivo e quindi stiamo accompagnando anche le istituzioni
albanesi in un percorso che vuole portare le persone affette da questo handicap verso
una situazione molto più vicina a quella italiana ed europea. (Montaggi
a cura di Maria Brigini)