Faccia a faccia alla Casa Bianca tra Obama e Netanyahu, che ha ribadito: “Gerusalemme
è la capitale d’Israele”
C’è attesa in tutta la comunità internazionale per l’incontro, in programma fra poche
ora a Washington, tra il presidente statunitense Obama ed il primo ministro israeliano
Netanyahu, il primo dopo le tensioni internazionali causate dall’annuncio della costruzione
di nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme. Proprio su questo punto sono di nuovo
intervenuti ieri sera il segretario di stato Usa, Clinton, e il premier, Netanyahu.
Ce ne parla Marco Guerra:
Gerusalemme
“non è una colonia, è la nostra capitale. Il popolo ebraico ha costruito Gerusalemme
tremila anni fa, e continua a costruirla ora”. Il messaggio lanciato all’amministrazione
americana dal primo ministro israeliano Netanyahu è chiarissimo: Israele ha il diritto
a realizzare nella parte est di Gerusalemme tutti gli insediamenti che vuole. Parole
pronunciate, ieri, dinanzi alla Riunione annuale dell'Aipac, la più importante lobby
ebraica d'America, dove in mattinata aveva parlato anche il segretario di stato Usa,
Hillary Clinton, invitando Israele a “scelte difficili ma necessarie” sulla via della
pace. Suonano dunque come una secca risposta le affermazioni Netanyahu e non aiutano
ad allentare la tensione in vista dell’incontro che si aprirà fra poco alla Casa Bianca
tra Obama e il premier israeliano per rilanciare i negoziati indiretti tra lo Stato
Ebraico e l’Autorità Nazionale Palestinese. E le pressioni su Israele continuano ad
arrivare anche dalla sponda europea: i ministri degli Esteri di Italia e Germania
hanno tenuto a sottolineare che “mai come oggi Ue e Usa sono sulla stessa linea d'azione”
per sbloccare la trattativa. Intanto, resta altissima la tensione sul terreno. E'
di questa notte un nuovo raid israeliano nella Striscia di Gaza. Un missile è stato
lanciato contro un’abitazione. Quattro i feriti. Un’azione in risposta agli ultimi
lanci di razzi partiti proprio da Gaza e diretti contro il sud d’Israele.
Gran
Bretagna – IsraeleDai media inglesi è giunta stamane la notizia che la Gran Bretagna
accuserà formalmente Israele per l'utilizzo di passaporti britannici da parte del
commando che ha ucciso a Dubai il capo militare di Hamas Mahmoud al-Mabhouh ed espellerà
un diplomatico dello Stato ebraico, il cui nome e le cui funzioni tuttavia non sono
state rese note.
Obama – Riforma finanziaria Dopo il sì del Congresso
americano alla storica riforma della sanità, Obama già guarda alla riforma finanziaria.
La Commissione bancaria del Senato ha, infatti, dato il via libera al progetto di
riforma di Wall Street proposto dal senatore democratico Chris Dodd ed appoggiato
dal capo della Casa Bianca. Il piano tende ad assicurare una maggiore supervisione
del mercato, evitando che gli errori di banche ed istituti finanziari ricadano sui
singoli risparmiatori.
Cina - Google Sembra giungere ad un definitivo
punto di rottura la vertenza tra Google ed il governo cinese. Ieri, i vertici del
motore di ricerca di Internet più famoso al mondo hanno deciso di chiudere la sede
di Pechino, dirottando su Hong Kong tutte le attività della versione cinese, evitando
così le censure imposte recentemente da Pechino. Immediate le reazioni internazionali.
Ci riferisce Giancarlo La Vella:
Google lascia
la Cina sbattendo la porta. Il traffico degli internauti della Repubblica Popolare
sarà dirottato sul sito di Hong Kong, senza quelle censure che il governo di Pechino
voleva imporre al colosso informatico per evitare l’accesso a siti proibiti. Intanto,
si scatenano le reazioni. Plaudono alla decisione le organizzazioni internazionali
a difesa dei diritti umani. Dalla sua, Pechino afferma che Google ha violato una promessa
scritta e rischia ora ritorsioni. La Casa Bianca si dichiara delusa dal fallimento
del negoziato, ma la vicenda potrebbe avere dei risvolti attualmente imprevisti. Ne
abbiamo parlato con Francesco Sisci, corrispondente da Pechino
per il quotidiano "La Stampa".
R. – Sembra che si
stia affacciando una specie di compromesso: la Cina naturalmente è interessata a non
rompere del tutto con Google, anche per l’effetto valanga che questo avrebbe con altre
aziende americane e straniere in Cina. D’altro canto, però, non vuole fare enormi
concessioni sulla questione della censura che sta tanto a cuore a Google e, d’altro
canto, Google non vuole nemmeno abbandonare questo mercato cinese che è il maggiore
mercato mondiale ed è quello anche più in crescita.
D.
– Una vicenda che ancora una volta mette in evidenza come la questione della tutela
dei diritti umani sia ancora un argomento di forte attualità...
R.
– E’ una questione estremamente delicata per il governo cinese, perché significa garantire
sempre più libertà di espressione, che il governo teme, e potrebbe andare a discapito
della stabilità del Paese.
Afghanistan Non
si ferma la violenza in Afghanistan. Un soldato della Forza internazionale è morto
ieri nel sud del Paese. Lo ha reso noto oggi la stessa Isaf a Kabul. In un comunicato,
che non specifica la nazionalità della vittima, si precisa che il decesso è dovuto
allo scoppio di un rudimentale ordigno. Questa mattina un elicottero del contingente
turco è precipitato causando il ferimento di due soldati. Intanto, i talebani hanno
escluso il loro coinvolgimento nei colloqui di pace che il presidente Karzai ha intrapreso
con uno dei principali gruppi di insorti del Paese. Lo ha annunciato un portavoce
degli integralisti, ribadendo che nessun confronto sarà possibile finché truppe straniere
saranno presenti sul territorio afghano.
Gran Bretagna - sospesi tre ex
ministri sospettati di corruzione Il partito Laburista ha deciso di sospendere
- in attesa del risultato dell'inchiesta interna - tre ex ministri britannici e una
deputata accusati di aver offerto di esercitare la propria influenza politica in cambio
di denaro. I tre ex titolari del Commercio, della Salute e della Difesa erano stati
ripresi segretamente nel quadro di un'inchiesta del Sunday Times e di Channel 4.
Messico
- Usa narcotraffico Lotta al narcotraffico. Questo l’obiettivo della missione
del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che giunge oggi a Città del Messico
a una settimana dagli episodi di violenza nel Paese, che hanno fatto registrare la
morte di tre cittadini americani e di decine di messicani. Il 90% della cocaina arriva
dal Sudamerica - analizzano i media locali – facendo scalo in Messico, Stato che fra
l’altro è il principale fornitore della marijuana venduta negli Stati Uniti.
India
- attacchi delle milizie maoiste Nuova fiammata di violenze maoiste in India.
Un commando de ribelli filo comunisti ha teso un’imboscata ad una pattuglia della
polizia nello Stato di Jharkand uccidendo un agente e ferendone un numero ancora imprecisato.
Nello stesso Stato i maoisti hanno sequestrato quattro commercianti nel distretto
di Bokaro. L’attacco arriva nel secondo dei due giorni di sciopero con mobilitazione
indetti ieri in sette Stati indiani.
Birmania elezioni In Birmania
l’opposizione locale annuncia azioni giudiziarie contro la legge elettorale approvata
dalla Giunta militare al potere che proibisce la candidatura dei prigionieri politici.
Un’azione tesa a difendere, in particolare, la posizione della leader Aung San Suu
Kyi, agli arresti domiciliari.
Repubblica Democratica del Congo La
missione Onu nella Repubblica Democratica del Congo pianifica il ritiro delle sue
truppe dal Paese. Le prime 2mila unità potrebbero lasciare il territorio entro giungo
e per il 2011 l’intero contingente lascerà Kinshasa.
Honduras La
giustizia dell'Honduras ha confermato il mandato d'arresto che pende contro l'ex presidente
Manuel Zelaya, destituito con un colpo di Stato il 28 giugno del 2009. Lo hanno annunciato
il procuratore generale e il presidente della Corte suprema del Paese. Il nuovo presidente
del Paese, Porfirio Lobo, eletto il 29 novembre scorso, ha tuttavia dichiarato che
Zelaya “può tornare quando vuole” e che non sarà perseguito per le sue responsabilità
politiche, in virtù dell’amnistia. Non così - ha aggiunto – se sarà riconosciuto
colpevole di reati comuni. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 82 E'
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