Pakistan: cristiani bruciati vivi perché rifiutano di convertirsi all’islam
In Pakistan il presidente Zardari ha annunciato di voler istituire una linea diretta
per segnalare direttamente al suo ufficio di presidenza i casi più gravi di violenze
ai danni di comunità di minoranze religiose. L’obiettivo è di intervenire e di affrontare
le emergenze adottando misure immediate. La comunità cristiana in Pakistan ha accolto
con favore questa iniziativa, sperando che possa realmente favorire l’effettiva tutela
delle minoranze religiose. Sono necessari interventi immediati per rispondere a crescenti
casi di violenza. Gli ultimi episodi sono drammatici e riguardano una coppia di cristiani
che ha rifiutato di convertirsi all’islam. Dal 2005 Arshed Masih e la moglie lavoravano
alle dipendenze di un ricco uomo d’affari. Negli ultimi tempi sono emersi dissapori
a causa della loro fede cristiana. Lo scorso 19 marzo l’uomo è stato bruciato vivo
da un gruppo di estremisti musulmani. Arshed Masih è attualmente ricoverato con ustioni
sull’80% del corpo. I medici hanno reso noto che l’uomo ha poche probabilità di sopravvivere.
La moglie, Martha Arshed, è stata violentata da agenti di polizia. Secondo fonti di
AsiaNews i figli della coppia sono stati inoltre costretti con la forza ad assistere
alle violenze. Un altro grave episodio, reso noto dall’agenzia Fides, riguarda una
ragazza bruciata per aver rifiutato di convertirsi all’islam. La giovane cristiana,
Kiran George, è morta lo scorso 10 marzo a causa delle ustioni riportate su tutto
il corpo. La donna era stata costretta a prostituirsi. Rimasta incinta, aveva denunciato
alla polizia la sua triste storia. Ma gli agenti non hanno registrato la sua denuncia
e pochi giorni dopo un uomo l’ha cosparsa di benzina e le ha dato fuoco. (A.L.)