In festa la diocesi di Spoleto-Norcia per il transito di San Benedetto
Giornate di festa nella diocesi di Spoleto-Norcia per il transito di San Benedetto,
compatrono d’Europa, il 21 marzo del 547. Tante le iniziative in programma oggi e
domani come l’arrivo della “Fiaccola benedettina”, partita dagli Stati Uniti il 21
febbraio scorso, la concelebrazione eucaristica, presieduta da mons. Renato Boccardo
arcivescovo di Spoleto-Norcia, e la solenne processione domenica sera con il reliquiario
di San Benedetto. “Ora et labora” – preghiera e lavoro – è il motto che ha segnato
la sua vita e quella di migliaia di monaci nel mondo. Ma qual è oggi l’attualità di
San Benedetto? Risponde padre Cassian Folsom, priore della comunità benedettina
“Maria Sedes Sapientae” di Norcia. L'intervista è di Benedetta Capelli:
R. – San
Benedetto è un santo veramente grande, ma forse un po’ sconosciuto. Secondo me il
suo pregio principale, come lui dice nella Regola, è quello di non anteporre nulla
all’amore di Cristo. Quindi, lui mette al primo posto nella nostra vita proprio Dio.
Forse, nell’Europa attuale, abbiamo tante altre preoccupazioni e Dio non è al primo
posto. Quindi, riorganizzare le nostre priorità è il messaggio principale di San Benedetto.
D.
– Il Papa ha più volte ricordato l’importanza della Regola di San Benedetto “Niente
anteporre a Cristo”, ma quanto è difficile oggi mettere in pratica questa Regola?
R.
– Credo che l’uomo, la natura umana, durante i secoli, sia sempre la stessa. Quindi,
non è più difficile oggi rispetto al passato. Forse la nostra società si è persa e
quindi non ci sono le strutture di un tempo, che portano la nostra attenzione alle
realtà spirituali. In questo senso oggi è più difficile. La natura umana, però, è
la stessa. E’ sempre stata una sfida quella di convertire il cuore umano.
D.
– Quali sono, secondo lei, le sfide odierne dell’Ordine benedettino?
R.
– Io credo che dobbiamo tornare allo spirito del fondatore. Nel documento del Concilio
Vaticano II sulla vita religiosa, questa sfida è espressa molto chiaramente all’inizio
del documento: ogni Ordine per rinnovarsi dovrebbe tornare allo spirito del fondatore
e per noi questo significa ritornare alla Regola. Credo che sia il modo migliore per
rinnovare la vita monastica. Questa figura di San Benedetto è un ponte per noi ma
non per cercare una fede da museo, ma per una fede radicata e piena di dinamismo.
D.
– San Benedetto è una figura poco conosciuta, cosa manca per apprezzarla e comprenderla
in pieno?
R. – Come monaco lui è stato una persona
riservata e per questo è poco conosciuto, secondo me. Come per una persona introversa
e non estroversa ci vuole più di tempo per conoscerla e per conoscere tutte le profondità
di questa persona, credo sia così anche con San Benedetto. Lui è il patrono del lavoro,
cioè mette un accento molto forte sull’importanza del valore del lavoro e questo è
un argomento molto attuale nella nostra società.
D.
– Che cosa ha rappresentato nella sua vita, nella sua storia personale, l’incontro
con Benedetto?
R. – Sono monaco da 30 anni e per
me San Benedetto è un vero maestro di vita, di vita spirituale, ma anche di vita quotidiana,
di ogni giorno. Ho una grandissima ammirazione per lui non come insegnante nel senso
scolastico, ma come maestro di vita. Io sono un discepolo di San Benedetto e ho trovato,
ho scoperto sotto la sua guida la vera libertà interiore e quindi ho un grande debito
con San Benedetto per avere mostrato a me e a tanti altri la via della vita.