Il Papa al concerto in Vaticano per il suo onomastico: "Dio ha pronunciato in Cristo
crocifisso la Parola d'amore più bella e più vera"
Grande emozione ieri sera, nella solennità di San Giuseppe, per il concerto del Quartetto
di archi Henschel e del mezzosoprano Susanne Kelling offerto al Papa nella Sala Clementina
del Palazzo Apostolico, in occasione del suo onomastico. E’ stata eseguita l’opera:
“Le sette ultime parole di Cristo sulla Croce” di Joseph Haydn, nella versione curata
da José Peris Lacasa, organista onorario nella Cappella del Palazzo Reale di Madrid.
Il servizio di Benedetta Capelli:
(musica) Il
momento tragico della Passione di Gesù reso sublime dalla musica di Haydn. Sonate
“di carattere drammatico e meditativo” ha sottolineato il Papa, espresse con intensità
per suscitare – come voleva lo stesso compositore austriaco – “l’impressione più profonda
nell’anima dell’ascoltatore”. Un’opera che ben concilia la “bellezza austera”, degna
della solennità di San Giuseppe, e il tempo quaresimale che stiamo vivendo: “Le
sette ultime parole del nostro Redentore in Croce è, infatti, un esempio tra i più
sublimi, in campo musicale, di come si possano sposare l’arte e la fede. L’invenzione
del musicista è tutta ispirata e quasi 'diretta' dai testi evangelici, che culminano
nelle parole pronunciate da Gesù crocifisso, prima di rendere l’ultimo respiro”. Nel
ricordare i vincoli posti ad Haydn dal committente, Benedetto XVI ha evidenziato l’eccellenza
del suo “genio creativo” e ha paragonato il lavoro svolto a quello dello scultore,
richiamando “La Pietà” di Michelangelo - che “riesce a far parlare” la materia, a
far emergere “una sintesi singolare e irripetibile di pensiero e di emozione”, totalmente
“al servizio di quel preciso contenuto di fede”. “C’è qui
nascosta una legge universale dell’espressione artistica: il saper comunicare una
bellezza, che è anche un bene e una verità, attraverso un mezzo sensibile – un dipinto,
una musica, una scultura, un testo scritto, una danza ... A ben vedere, è la stessa
legge che ha seguito Dio per comunicare a noi se stesso e il suo amore”. Donandoci
Cristo Gesù, “sulla dura Croce – ha aggiunto il Papa - Dio ha pronunciato in Cristo
la Parola d’amore più bella e più vera”. “E’ Lui l’ultima Parola di Dio”, “è la Parola
universale, assoluta” pronunciata “in quell’uomo concreto”. “Questo
vincolarsi alla storia, alla carne, è segno per eccellenza di fedeltà, di un amore
talmente libero da non avere paura di legarsi per sempre, di esprimere l’infinito
nel finito, il tutto nel frammento. Questa legge, che è la legge dell’amore, è anche
la legge dell’arte nelle sue espressioni più alte”. Prima del concerto,
ilcardinale segretario di Stato Tarcisio Bertonenel
suo indirizzo di saluto aveva evidenziato la particolare somiglianza di Benedetto
XVI a San Giuseppe, “attento a comprendere la volontà di Dio”, “uomo mite e umile,
discreto, assiduo e giusto”. “Noi confidiamo che Gesù, che ha vissuto
bambino accanto al padre putativo, voglia manifestare la sua tenerezza verso Vostra
Santità, che assolve, come il grande Giuseppe, la funzione di custode dell’autentica
dottrina di salvezza. Sarà una consolazione in mezzo alle difficoltà e alle sfide
che la testimonianza coraggiosa di fedeltà alla verità e alla Chiesa incontra nel
cammino accidentato della storia”. (musica)