“Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce” di Haydn: concerto in Vaticano per
l’onomastico del Papa
Oggi pomeriggio, alle ore 18, Benedetto XVI parteciperà al Concerto in suo onore in
occasione della suo onomastico, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. Il “Quartetto
Henschel” di archi e il mezzosoprano Susanne Kelling eseguiranno “Le sette ultime
parole di Cristo sulla Croce” di Joseph Haydn, nella nuova versione della Passione
di Haydn di José Peris Lacasa, organista onorario nella Cappella del Palazzo Reale
di Madrid. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Musica –
Introduzione de “Le sette ultime parole di Cristo sulla Croce”
“Una
via per commuovere anche l’ascoltatore più inesperto nelle profondità della sua anima”:
così Haydn descriveva la sua Opera. Una Sonata per ogni frase pronunciata da Cristo
sulla Croce da “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno” a “Padre! Nelle
Tue mani consegno il mio spirito”. “La preghiera di Cristo – osserva Benedetto XVI
– raggiunge il suo culmine sulla Croce, esprimendosi in quelle ultime parole che gli
evangelisti hanno raccolto”:
“Laddove sembra lanciare
un grido di disperazione: 'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?' in realtà
Cristo fa sua l’invocazione di chi, assediato senza scampo dai nemici, non ha altri
che Dio a cui votarsi e, al di là di ogni umana possibilità, ne sperimenta la grazia
e la salvezza”. (Messa nel Mercoledì delle Ceneri, 6 febbraio 2008)
Ecco
perché, sottolinea il Papa, non vi è “contraddizione tra il lamento: ‘Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbandonato?’, e le parole piene di fiducia filiale: ‘Padre, nelle
tue mani affido il mio spirito’:
“Anche queste
sono prese da un Salmo, il 30, implorazione drammatica di una persona che, abbandonata
da tutti, si affida sicura a Dio. La preghiera di supplica colma di speranza è, pertanto,
il leit motiv della Quaresima, e ci fa sperimentare Dio quale unica àncora di salvezza
(…) Di fronte a un 'grande pericolo' ci vuole una più grande speranza, e questa è
solo la speranza che può contare su Dio”. (Messa nel Mercoledì delle Ceneri, 6 febbraio
2008) Sulla Croce, si manifesta la singolare regalità di
Cristo, ma anche sul Calvario “si confrontano due atteggiamenti opposti”:
“Alcuni
personaggi ai piedi della Croce, e anche uno dei due ladroni, si rivolgono con disprezzo
al Crocifisso: Se tu sei il Cristo, il Re Messia – essi dicono –, salva te stesso
scendendo dal patibolo. Gesù, invece, rivela la propria gloria rimanendo lì, sulla
Croce, come Agnello immolato. Con Lui si schiera inaspettatamente l’altro ladrone,
che implicitamente confessa la regalità del giusto innocente ed implora: ‘Ricordati
di me, quando entrerai nel tuo regno’”. (Messa per il Concistoro del 25 novembre 2007) Implorazione
a cui Gesù risponde con parole sorprendenti: “Oggi sarai con me nel Paradiso”. Ecco
dunque che possiamo cogliere la parola che raccoglie tutte le parole di Cristo sulla
Croce: Perdono.
“Gesù può donare il perdono ed
il potere di perdonare, perché egli stesso ha sofferto le conseguenze della colpa
e le ha dissolte nella fiamma del suo amore. Il perdono viene dalla Croce; egli trasforma
il mondo con l’amore che si dona. Il suo cuore aperto sulla Croce è la porta attraverso
cui entra nel mondo la grazia del perdono. E soltanto questa grazia può trasformare
il mondo ed edificare la pace”. (Messa di Pentecoste, 15 maggio 2005)